I
Peloritani traggono la loro individualità innanzitutto dalla
conformazione geo-litologica che li assimila alle propaggini meridionali
dell'Appennino calabro. Insieme all'Aspromonte, infatti, essi costituiscono
il cosiddetto 'arco' calabro-peloritano la cui impalcatura è formata da
rocce prepaleozoiche e paleozoiche - graniti, gneiss, filladi scistose -
fortemente soggette allo sfaldamento operato dagli agenti esogeni e in
particolare dalle acque dilavanti.
Le aree sommitali della catena presentano un crinale ondulato in cui le
emergenze più accentuate sono offerte da masse di calcari cristallini
compatti che coprono l'ossatura del basamento granitico e hanno offerto
maggiore resistenza agli agenti atmosferici rispetto alle diffuse filladi
scistose. L'aspetto morfologico del versante ionico e del versante tirrenico
dei Peloritani presenta notevoli differenze sia nelle aree costiere che in
quelle collinari e montane. Il cordone alluvionale che racchiude lo specchio
del porto di Messina si è formato per il trasporto e il deposito di masse
detritiche erose nelle prime pendici peloritane da parte dei corsi d'acqua
spioventi dall'incombente spartiacque. Nel restante versante ionico dei
Peloritani, la linea di cresta incombe a breve distanza dalla costa: i corsi
d'acqua scorrono per pochi chilometri di lunghezza, e con caratteri similari
a quelli calabresi. |

Carta geologica
schematica della Sicilia Nord Orientale. (Bonardi et al. ,1976),
1) Alluvioni recenti ed attuali 2) Vulcaniti etnee 3)Terrazzi marini e
fluviali 4) Depositi plio-pleistocenici 5) Serie gessoso-solfifera 6)
Biolititi coralgali e brecce carbonatiche 7) Flysch di Reitano 8) Argille
grigie ed arenarie fini 9) Unità delle Argille Scagliose Antisicilidi 10)
Flysch di Capo d'Orlando 11) Unità dell'Aspromonte 12) Unità di San Marco d'Alunzio
13) Unità di Longi-Taormina 14)Unità di Capo Sant' Andrea 15)Coperture meso-cenozoiche 16) Unità di Mandanici 17) Unità di Troina 18) Flysch
Numidico 19) Argille Varicolori 20) Unità delle Argille Scagliose Superiori
21) Unità di Monte Soro
|
I
Nebrodi, che costituiscono la parte centrale della catena orografica
settentrionale della Sicilia, rappresentano anche per tanti altri aspetti
una regione di mezzo fra l'area peloritana e i massicci delle Madonie.
Affacciandosi con il loro profilo longitudinale sul Tirreno, si presentano
come una catena piuttosto regolare, massiccia nella sua parte culminante
dalla quale emergono numerose vette tra cui la principale è il Monte Soro
(1846 m.). L'aspetto morfologico attuale è dominato, oltre che dalla potenza
della massa orografica culminale, anche dalla regolarità con cui la catena è
stata frazionata nel suo versante settentrionale dai solchi vallivi.
Rispetto alle forme aspre dei Peloritani, i Nebrodi presentano
un'impalcatura orografica diversa: una robusta larga e possente massa
culminale, le pendici più dolci, le cime più arrotondate, le vette più alte
per la maggior resistenza delle arenarie alla denudazione.
L'uomo ha sottoposto ad intenso disboscamento i Nebrodi, il cui stesso
toponimo nebros (cerbiatto) evoca l'immagine di una fauna che doveva
avere il proprio habitat nelle sue aree boschive. Del resto il rilievo
veniva in passato più frequentemente denominato Caronie, dal toponimo
del bosco di Caronia. Questo era certamente il più esteso fra i lembi del
manto vegetale dei Nebrodi, costituito ancora dai boschi di Mangralavite,
Troina, Grappide, Foresta vecchia e Petrosino.
Tali boschi, comprendenti lecceti, impianti di faggi, cerri, olmi, frassini,
sugheri, ed alcune specie rare come il tasso baccato del Bosco Tassita
e soprattutto l'Abies Nebrodensis (un abete diffuso solo in quest'area
e in alcune zone delle Madonie), hanno indotto alla costituzione di un parco
regionale (l'Ente Parco dei Nebrodi) finalizzato alla conservazione
delle specie vegetali e del manto boschivo, nonché alla tutela della, seppur
residua, fauna caratteristica dei Nebrodi. |
Compreso tra i solchi vallivi dell'Imera Settentrionale ad occidente e del
fiume Pollina ad oriente, si eleva, quasi subito a ridosso della costa
tirrenica, il massiccio calcareo delle Madonie, estrema sezione
occidentale della catena settentrionale dell'isola. Nell'area sommatale, che
in più rilievi raggiunge quasi i 2.000 metri, alti pianori interessati da
carsismo si contrappongono alle nude pareti calcaree e alle dolomie che
scoscendono sulla coltre marnoso-arenacea e sulle argille terziarie, con
fianchi ripidi, incisi alla base da profondi solchi torrentizi detti
valloni.
Al suolo pietroso, tormentato e improduttivo dell'area di culmine succedono
nei ripidi pendii ampie superfici boschive residue di un compatto mantello
vegetale che ebbe nel passato notevole importanza economica; faggete,
sughereti e lembi di inestricabile macchia mediterranea gravitano
prevalentemente sui rilievi del versante settentrionale; nel versante
meridionale la copertura vegetale si riduce a sparute isole conservate nelle
aree di culminazione, occupate più spesso da pascoli e da incolti.
La vasta area centro e sud-orientale dell'isola è caratterizzata dalla
varietà del paesaggio, enfatizzata dalla contrapposizione tra il massiccio
vulcanico dell'Etna e gli altipiani calcarei e basaltici degli
Iblei.
All'interno di tale quadro emergono numerosi segni relativi ai processi di
antropizzazione che hanno storicamente investito le pendici dei rilievi e le
zone interne in un ambiente naturale a volte aspro e difficile, spesso
stravolto da sismi e da altre calamità come le ricorrenti eruzioni
vulcaniche. |