DECRETO 6 aprile 1998 (2)
G.U.R.S. 30 maggio 1998, n.
28
ASSESSORATO
DEI BENI CULTURALI ED
AMBIENTALI
E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Dichiarazione di notevole
interesse pubblico della penisola della Maddalena, ricadente nel territorio del
comune di Siracusa.
L'ASSESSORE
PER I BENI CULTURALI ED
AMBIENTALI
E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE
Visto lo Statuto della
Regione;
Visto il D.P.R. 30 agosto
1975, n. 637, recante norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana
in materia di tutela del paesaggio, di antichità e belle arti;
Visto il T.U. delle leggi
sull'ordinamento del Governo e dell'Amministrazione della Regione Siciliana,
approvato con D.P.Reg. 28 febbraio 1979, n. 70;
Vista la legge regionale 1
agosto 1977, n. 80;
Vista la legge regionale 7
novembre 1980, n. 116;
Vista la legge 29 giugno
1939, n. 1497, sulla protezione delle bellezze naturali e panoramiche;
Visto il regolamento di
esecuzione della predetta legge n. 1497, approvato con R.D. 3 giugno 1940, n.
1357;
Vista la legge 8 agosto
1985, n. 431;
Esaminati i verbali redatti
nelle sedute del 25 novembre 1996 e del 17 dicembre 1996 e le allegate
relazioni tecniche, nei quali la commissione provinciale per la tutela delle
bellezze naturali di Siracusa ha proposto di sottoporre a vincolo paesaggistico,
ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, la penisola della Maddalena
ricadente nel comune di Siracusa delimitata perimetralmente secondo quanto
descritto nel verbale della seduta del 17 dicembre 1996, a cui si rimanda e che
fa parte integrante del presente decreto;
Accertato che i verbali del
25 novembre 1996 e del 17 dicembre 1996 sono stati pubblicati all'albo pretorio
del comune di Siracusa dal 17 gennaio 1997 al 17 aprile 1997 e depositati nella
segreteria del comune stesso, per il periodo prescritto dalla legge n. 1497/39;
Ritenuto che le motivazioni
riportate nei succitati verbali del 25 novembre 1996 e del 17 dicembre 1996, a
supporto della proposta di vincolo, sono sufficienti e congrue e testimoniano
di un ambiente singolarissimo che presenta tutti i requisiti per essere oggetto
di una studiata e corretta tutela che impedisca alle bellezze naturali e
paesaggistiche della zona in questione di subire alterazioni di degrado
irreversibili;
Considerato che non sono
state prodotte opposizioni al vincolo de quo, ai sensi dell'art. 3 della legge
29 giugno 1939, n. 1497;
Rilevato che la proposta
avanzata dalla commissione giunge a definire come di rito il vincolo
paesaggistico dell'area medesima, già dichiarato giusta decreto n. 7426 del 29
dicembre 1992 contestualmente al divieto di temporanea inedificabilità di quel
territorio, ex art. 5, legge regionale 30 aprile 1991, n. 15, ampliando,
peraltro, la perimetrazione della zona descritta in quel decreto;
Considerato, quindi, nel
confermare la proposta di vincolo in argomento, di potere accogliere nella loro
globalità le motivazioni, espresse in maniera sufficiente e congrua dalla
commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali di Siracusa nei
verbali delle sedute del 25 novembre 1996 e del 17 dicembre 1996 e
correttamente approfondite nei disegni e negli stralci planimetrici allegati ai
verbali stessi, documenti ai quali si rimanda e che formano parte integrante
del presente decreto;
Ritenuto, pertanto, che,
nella specie, ricorrono evidenti motivi di pubblico interesse, per il cospicuo
carattere di bellezze naturali e di singolarità geologica, che suggeriscono
l'opportunità di sottoporre a vincolo paesaggistico la penisola della
Maddalena, ricadente nel comune di Siracusa, in conformità alle proposte del 25
novembre 1996 e del 17 dicembre 1996 verbalizzate dalla commissione provinciale
per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Siracusa;
Rilevato che l'apposizione
del vincolo comporta soltanto l'obbligo per i proprietari, possessori o
detentori, a qualsiasi titolo, degli immobili ricadenti nella zona vincolata,
di presentare alla competente Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali,
per la preventiva autorizzazione, qualsiasi progetto di opere che possa
modificare l'aspetto esteriore della zona stessa;
Decreta:
Art. 1
Per le motivazioni espresse
in premessa, l'area descritta nei verbali del 25 novembre 1996 e del 17
dicembre 1996 della commissione provinciale per la tutela delle bellezze
naturali e panoramiche di Siracusa e delimitata con linea continua nera nella
planimetria allegata che insieme al verbale forma parte integrante del presente
decreto, è dichiarata di notevole interesse pubblico, ai sensi e per gli
effetti dell'art. 1, nn. 3 e 4, della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e dell'art.
9 del relativo regolamento di esecuzione, approvato con R.D. 3 giugno 1940, n.
1357.
Art. 2
Il presente decreto sarà
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, unitamente ai
verbali redatti nelle sedute del 25 novembre 1996 e del 17 dicembre 1996 dalla
competente commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e
panoramiche di Siracusa ed alla planimetria di cui sopra è cenno ai sensi degli
artt. 4 della legge n. 1497/39 e 12 del R.D. n. 1357/40, sopra citati.
Una copia della Gazzetta
Ufficiale della Regione Siciliana contenente il presente decreto sarà trasmessa
entro il termine di mesi uno dalla sua pubblicazione, per il tramite della
competente Soprintendenza, al comune di Siracusa perché venga affissa per tre
mesi naturali e consecutivi all'albo pretorio del comune stesso.
Altra copia della predetta
Gazzetta, assieme alla planimetria della zona vincolata, sarà
contemporaneamente depositata presso gli uffici del comune di Siracusa ove gli
interessati potranno prenderne visione.
La Soprintendenza competente
comunicherà a questo Assessorato la data dell'effettiva affissione del numero
della Gazzetta sopra citata all'albo del comune di Siracusa.
Art. 3
Avverso il presente decreto
è ammesso ricorso ai sensi e per gli effetti del 3° comma dell'art. 4 della
legge 29 giugno 1939, n. 1497, nonché ricorso giurisdizionale innanzi al T.A.R.
entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta
Ufficiale della Regione Siciliana.
Palermo, 6 aprile 1998.
CROCE
Allegati
COMMISSIONE PROVINCIALE
PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE
NATURALI
E PANORAMICHE DI SIRACUSA
Vincolo paesaggistico
della penisola della
Maddalena - Siracusa
L'anno
millenovecentonovantasei il giorno venticinque del mese di novembre, alle ore
10,00 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza per i
beni culturali ed ambientali di Siracusa, sita in piazza Duomo n. 14, la
commissione provinciale BB.NN. di Siracusa nominata con D.A. n. 5007 del 7
gennaio 1995 parzialmente rettificato con D.A. n. 6365 del 12 maggio 1995, così
come ricostituita per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott.
Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 17502/Amm. del 29 ottobre 1996,
inviata a ciascuno dei componenti della commissione:
1) prof. Giuseppe Voza,
soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della
circoscrizione della provincia di Siracusa - presidente;
2) prof. Salvatore Russo -
componente;
3) ing. Gaetano Capodicasa -
componente;
4) ing. Gaetano Maltese, in
rappresentanza del distretto minerario convocato ai sensi dell'art. 2 del D.A.
n. 5007 del 7 gennaio 1995 (delega prot. n. 10928 del 20 novembre 1996) -
membro aggregato;
5) ing. Domenico Turibio, in
rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste, convocato ai
sensi dell'art. 2 del D.A. n. 5007 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
6) sig.ra Lidia La Ferla,
assistente amministrativo della Soprintendenza per i beni culturali ed
ambientali di Siracusa - segretario.
Assistono alla riunione,
nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la
sezione II, beni P.A.U. della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali
di Siracusa: arch. Francesco Santalucia, dirigente tecnico, direttore F.F.,
sezione II, beni P.A.U. di Siracusa, dott. Antonio Mamo, dirigente tecnico,
arch. Salvatore Cancemi, dirigente tecnico, dott.ssa Alessandra Trigilia,
dirigente tecnico, per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero
essere chiesti dalla commissione.
Il presidente, accertata la
presenza di tutti i componenti, dichiara aperta la seduta ed invita la
commissione a passare all'esame dell'ordine del giorno, che prevede la
trattazione della proposta di vincolo della penisola della Maddalena in
Siracusa.
Il presidente fa presente
che, scopo della riunione è la verifica collegiale circa la sussistenza delle
condizioni volute dalla legge 29 giugno 1939, n. 1497, per la sottoposizione a
tutela della penisola della Maddalena.
Introduce la discussione
l'arch. Santalucia che illustra le caratteristiche della penisola della
Maddalena, sito importante nella vita di Siracusa, ricco di elementi
archeologici, in quanto fa parte di un sistema di siti, e costituente una
eccezionalità dal punto di vista geologico e morfologico. La zona è interessata
da un bradisismo, attualmente in fase negativa, che ha modificato la morfologia
dei luoghi nel tempo, come ha rilevato anche uno studio del C.N.R. Infatti le
latomie esistenti lungo la costa oggi sono sommerse, il che dimostra che c'è stato
un cambiamento della linea di costa, un processo di erosione e di allargamento
della bocca del porto, dovuto, come chiarisce il geologo Mamo, ad un sistema di
faglie che hanno determinato da un lato l'abbassamento del fondo del porto
grande, quest'ultimo accentuato anche dall'accumularsi dei sedimenti
provenienti dai corsi d'acqua che sfociano nel porto, in particolare l'Anapo,
dall'altro parziali sollevamenti della terraferma, come testimoniato dai
terrazzi marini e dai solchi di battigia oggi emersi nel settore meridionale
della penisola. L'area, inoltre, continua Mamo, è interessata da una
peculiarità geologica di tipo carsico, con la presenza di grotte attraverso
cui, durante le mareggiate, si sviluppa un sistema idropneumatico che dà luogo
alla formazione di imponenti colonne d'acqua simili, per forme e dimensioni, a
certi geyser islandesi.
Dall'inizio del secolo il
sito, nella parte settentrionale, è stato utilizzato come zona di
villeggiatura, infatti vi furono costruite, ed esistono ancora oggi, le ville
delle famiglie più in vista di Siracusa, alcune molto rappresentative.
Questa vocazione turistica
della Maddalena venne presa in considerazione dal P.R.G. di Siracusa, che
prevedeva nella zona un insediamento di tipo alberghiero, di cui è testimonianza
l'esistenza del villaggio turistico "Il Minareto".
Tuttavia, come giustamente
fa rilevare l'arch. Cancemi, la fascia costiera che dà sul porto grande è stata
invasa dalla costruzione di ville di tipo moderno, alcune anche di grandi
dimensioni che hanno operato un'aggressione edilizia tale da trasformare il
paesaggio circostante. Senza considerare, inoltre, che nella zona insistono un
serbatoio d'acqua molto alto ed un insediamento di tipo religioso che, oltre a
risultare antiestetici e invasivi, sono altamente aggressivi dal punto di vista
urbanistico, trattandosi di zona a prevalente destinazione agricola.
Pertanto, l'imposizione del
vincolo si rende necessaria per evitare che questa area, e soprattutto la
fascia costiera, venga snaturata in maniera irreversibile, con la realizzazione
di strutture turistiche, dettando delle norme che consentano di regolamentare
l'urbanistica della zona in maniera tale che essa si sviluppi armonicamente con
il paesaggio circostante.
La zona è in parte già
sottoposta a tutela con il vincolo del porto grande e successivamente è stata
vincolata ai sensi dell'art. 5 della legge regionale n. 15/91. Tuttavia, poiché
il vincolo di cui alla legge citata è di immodificabilità assoluta, molto
limitativo e della durata di due anni, la cui scadenza è prevista per gennaio
1997, ai fini di una migliore tutela della penisola della Maddalena è utile che
essa venga inserita nell'elenco delle BB.NN. della provincia di Siracusa, ai
sensi della legge n. 1497/39, con il provvedimento che si viene a proporre,
anche perché il comune di Siracusa ha elaborato per la zona del Plemmirio e del
Sacramento dei piani particolareggiati di recupero che hanno avuto
l'approvazione del consiglio comunale e della Soprintendenza, e questi ultimi,
assieme all'imposizione del vincolo paesaggistico, forniranno indicazioni utili
per la successiva variante al P.R.G.
Inoltre l'emanazione del
vincolo ha anche la funzione di tutelare l'area dal punto di vista
naturalistico-ambientale, preservando la flora tipica della zona, la cui
esistenza è legata all'habitat e agli equilibri ecologico-ambientali.
A tal proposito la dott.ssa
Trigilia informa la commissione sull'aspetto botanico, anche con l'ausilio
della proiezione di alcune diapositive realizzate in contrada Massoliveri,
sulla cui flora l'università di Catania ha svolto delle ricerche. La flora di
quest'area è caratterizzata dalla presenza di macchia mediterranea degradata,
la cosiddetta "gariga", vicino al mare e da cespugli vicino alle
rocce affioranti, oltre che alla presenza del "limonium siracusanum",
specie endemica molto delicata, e, proseguendo dal mare verso l'interno, dalla
presenza della macchia arbustiva dell'olivastro e del mirto. Si tratta di una
flora particolare, tipica dell'area del siracusano, di un tipo di vegetazione
che rischia di sparire se viene modificato l'ecosistema circostante e a tutela
della quale è stata avanzata proposta di riserva dell'habitat naturale.
Senza considerare, poi, che
quest'area ha sempre avuto una destinazione agricola, anche per ragioni
storiche; infatti la città non si è mai, nel tempo estesa in questa direzione
in quanto si doveva attraversare la parte sud della città, i Pantanelli,
malsana e paludosa, per cui la Maddalena è stata utilizzata come zona di
villeggiatura e agricola, da raggiungere via mare. E che l'agricoltura in
questi luoghi sia stata fiorente risulta evidente per la presenza in essi di
numerose masserie. Anche il toponimo "Case Vacche", con il quale
viene denominata una delle masserie, sta ad indicare la produzione di carne
nell'area, oltre al vino: era questa, infatti, la zona di produzione del famoso
moscato di Siracusa. E ancora oggi la zona viene utilizzata per la produzione,
in larga scala, di ortaggi, soprattutto lungo la costa. Accanto agli insediamenti
di tipo agricolo nell'area sono presenti le "ville di campagna" delle
famiglie benestanti della città nel secolo scorso, per alcune delle quali come
villa "La Torretta", con l'annesso giardino, e villa Conigliaro è
stata avanzata proposta di vincolo, in quanto costituiscono esempi di una forma
storica di architettura e come tali degne di tutela.
Come fa rilevare il
presidente della commissione, dott. Voza, la penisola della Maddalena riveste
notevole interesse dal punto di vista archeologico. Infatti, come testimonia la
presenza di un villaggio preistorico dell'epoca di Stentinello, la penisola
reca tracce consistenti di frequentazioni nel periodo neolitico, così pure
nell'età del bronzo e nel periodo greco-romano, in età medievale, addirittura,
ha vissuto un momento di ricchezza, si ricorda infatti lo ius concessionis da
parte di Federico II di Svevia per l'utilizzo delle acque del porto e per
l'estrazione di materiale dalle latomie, per la costruzione del castello
Maniace.
Aggiunge il prof. Russo che
il territorio della Maddalena ha anche una sua storia in quanto è annoverato,
già nel '500, tra i nove feudi dell'università di Siracusa e se ne ha notizia
fino ai primi del '700. Chiarisce, inoltre, che quest'area viene impropriamente
definita "Isola" forse per la presenza, in passato, di zone paludose
che creavano un paesaggio discontinuo e che, quindi, facevano sembrare la
penisola della Maddalena un'isola.
In ogni caso, conclude il
prof. Russo, il territorio del Plemmirio fa tutt'uno con Ortigia, fa corpo con
la città e ne è parte integrante e già in questo trova ragione d'essere il
vincolo, ed in questo rapporto trova la sua migliore giustificazione.
A conclusione dell'ampia
discussione sui vari aspetti archeologico, geologico, naturalistico,
architettonico e storico della penisola della Maddalena, fatte le opportune
valutazioni, il presidente, dott. Voza, ritiene doveroso procedere alla
proposizione del vincolo in questione per attuare una forma di tutela da parte
della Soprintendenza sul territorio, per arginare e regolamentare l'edilizia
della zona, evitando che venga del tutto modificato l'ambiente naturale di
questa parte di Siracusa che presenta un notevole interesse paesaggistico e
storico culturale, e che tanto rilievo ha avuto nella sua storia.
Visto l'approssimarsi della
scadenza del vincolo ai sensi dell'art. 5, legge regionale n. 15/91, il dott.
Voza, rappresentata l'urgenza della proposizione del vincolo di bellezza
naturale, invita la commissione a riunirsi in data 17 dicembre 1996 per la
deliberazione del vincolo, dopo aver preso visione delle relazioni tecnico
scientifiche approntate dalla Soprintendenza a supporto di tale proposta.
La commissione passa quindi
all'esame del secondo punto all'ordine del giorno che prevede varie ed
eventuali.
Il presidente prospetta la
necessità di correggere la perimetrazione del vincolo dei monti Climiti; in
particolare bisogna sostituire l'espressione "tracciato autostradale"
contenuta nel vincolo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana
con la seguente “esistente tracciato della strada statale 114 Siracusa-Augusta,
nel tratto in cui questa ha caratteristiche autostradali, al fine di aderire
alla reale perimetrazione del vincolo”.
La commissione concorda con
il presidente sulla proposta di modifica.
Alle ore 11,30 la
commissione, esauriti gli argomenti, si scioglie.
Letto, approvato e
sottoscritto.
Voza - presidente
Russo - componente
Capodicasa - componente
Turibio - membro aggregato
Maltese - membro aggregato
La Ferla - segretario
Vincolo paesaggistico
della penisola della
Maddalena - Siracusa
L'anno
millenovecentonovantasei il giorno diciassette del mese di dicembre, alle ore
10,00 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza per i
beni culturali ed ambientali di Siracusa, sita in piazza Duomo n. 14, la
commissione provinciale BB.NN. di Siracusa nominata con D.A. n. 5007 del 7
gennaio 1995 parzialmente rettificato con D.A. n. 6365 del 12 maggio 1995, così
come ricostituita per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott.
Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 20055/Amm. del 2 dicembre 1996,
inviata a ciascuno dei componenti della commissione:
1) dott. prof. Giuseppe
Voza, soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della
circoscrizione della provincia di Siracusa - presidente;
2) prof. Salvatore Russo -
componente;
3) ing. Gaetano Capodicasa -
componente;
4) ing. Gaetano Maltese, in
rappresentanza del distretto minerario convocato ai sensi dell'art. 2 del D.A.
n. 5007 del 7 gennaio 1995 (delega prot. n. 10928 del 20 novembre 1996) -
membro aggregato;
5) ing. Domenico Turibio, in
rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste, convocato ai
sensi dell'art. 2 del D.A. n. 5007 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
6) sig.ra Lidia La Ferla,
assistente amministrativo della Soprintendenza per i beni culturali ed
ambientali di Siracusa - segretario.
Assistono alla riunione,
nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la
sezione II, beni P.A.U. della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali
di Siracusa: dott. Antonio Mamo, dirigente tecnico, arch. Salvatore Cancemi,
dirigente tecnico, dott.ssa Alessandra Trigilia, dirigente tecnico, per
eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla
commissione.
Il presidente, accertata la
presenza dei componenti di cui alla sopra citata convocazione, ad eccezione
dell'ing. Turibio Domenico, rappresentante dell'Ispettorato ripartimentale
delle foreste, constatata la validità della riunione, dichiara aperta la seduta
ed invita la commissione a passare all'esame del primo punto all'ordine del
giorno, che prevede la ratifica della correzione relativamente al perimetro del
vincolo dei monti Climiti. La commissione all'unanimità approva di sostituire
l'espressione "tracciato autostradale" contenuta nel vincolo così
come pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, con la
seguente “esistente tracciato della strada statale 114 Siracusa-Augusta, nel
tratto in cui questa ha caratteristiche di strada di grande percorrenza a
quattro corsie, al fine di aderire alla reale perimetrazione del vincolo”. La
modifica, rispetto a quanto verbalizzato nella precedente seduta, scaturisce da
informazioni assunte presso l'ufficio competente dell'ANAS.
Si passa quindi all'esame
del secondo punto all'ordine del giorno che prevede la delibera del vincolo
della penisola della Maddalena in comune di Siracusa, la cui proposta è stata
ampiamente dibattuta nella precedente seduta della commissione.
Il presidente, prima di
procedere alla delibera, dà lettura delle relazioni tecniche che costituiscono
il presupposto per la proposta di emanazione del vincolo e sono parte
integrante del presente verbale, unitamente alla cartografia in scala 1:25.000
relativa alla:
- perimetrazione della
proposta di vincolo - Tav. I
Copia di dette relazioni
tecniche e delle cartografie ad esse allegate relative alla perimetrazione
della proposta di vincolo - tav. I -, carta tematica contenente i siti di
interesse archeologico, le ville, le masserie e giardini storici - tav. II -,
carta riassuntiva dei vincoli paesaggistici - tav. III - e carta dell'uso dei
suoli - tav. IV - verranno anche depositate presso gli uffici della
Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Siracusa, per l'eventuale
consultazione da parte di coloro che ne abbiano interesse.
PREMESSA
Le linee guida del piano
paesistico regionale riconoscono alla regione Iblea una sostanziale unità
morfologica di paesaggio con la differenziazione dei vari paesaggi antropizzati
nelle varie epoche.
Uno di questi è quello
caratterizzato dalla crescita lineare della città distesasi lungo la costa a
formare quasi un elemento continuo, che stacca il mare dall'entroterra
costituito da pianori e dal primo zoccolo collinare, generalmente destinato
all'agricoltura.
Se in varie parti d'Italia
la città a nastro, la città in estensione si è sviluppata lungo i reticoli
commerciali e quelli dell'artigianato e della piccola e media industria (vedi
Marche, Lombardia, Trentino), in questo territorio come in altri consimili del
sud e in parte anche del centro Italia, la struttura lineare della città è
legata ad un uso privato, residenziale della costa e alla fruizione della
rendita di posizione determinata dal valore aggiunto costituito dal mare,
risorsa economica per i possibili sfruttamenti e le attività che ad esso si
possono legare.
Le fascie costiere italiane
costituiscono da sempre una delle maggiori risorse territoriali sia per le
possibilità di commerci e la pesca che per la residenza e le cure.
Solo nel tardo '800 però
l'aprirsi di nuove possibilità economiche ad una borghesia di recente
costituzione, cominciò a selezionare le località di maggior pregio climatico e
paesaggistico, dove furono insediate stazioni di villeggiatura, piccole vere
città di vacanza.
Altra cosa è, negli anni
dopo il 1960, l'immensa crescita delle seconde case legate soprattutto ad un
problema di investimento di capitali che veniva realizzato soprattutto in
quelle aree che offrivano la sicurezza di una migliore resa economica.
Le seconde case si attestano
così nei pressi dei grandi siti di villeggiatura, presso gli alberghi, nei siti
di richiamo turistico e culturale, distribuendo in un nastro senza fine, quella
logica insediativa dell'essere il più vicino possibile all'area centrale.
La penisola del Plemmirion
mostra tutti i caratteri di tale evoluzione.
Fu alla fine dell'800 luogo
di insediamenti radi legati ad una redditizia agricoltura, testimoniata oggi
soprattutto da alcuni grandi casali, in parte trasformati in ville.
Ma già all'inizio di questo
secolo nella parte sommitale, probabilmente meno adatta alla coltivazione per
esposizione, natura e spessore dei suoli, la penisola cominciò a popolarsi di
residenze borghesi o nobiliari giacché solo allora ci si poteva permettere il
lusso della villa o della casa di villeggiatura.
In prossimità di tali aree,
appunto in quegli anni, inizia la realizzazione di insediamenti stagionali.
Sul fronte del porto grande
alcune ville di alta qualità occupano la sommità di una falesia fragilissima il
cui degrado venne probabilmente accentuato ed accelerato da scarichi,
fondazioni, perforazioni, sull'estremità di Punta della Mola si insedia anche
un villaggio turistico e su questo fronte la spinta insediativa si arresta a
questo punto.
Sull'altro fronte, sul golfo
di Terrauzza, viene prima costruito un piccolo villaggio legato a presenze
stagionali, poi vengono realizzate fino al faro di Murro di Porco decine di
piccole abitazioni di qualità sempre minori e che insistono su spazi sempre più
stretti.
Questi insediamenti
completano il quadro di seconde case intanto formatosi in contrada Isola
attorno alle saline di Siracusa.
Da ultimo e più di recente
una concessione edilizia in area agricola permette la realizzazione nella parte
sommitale della penisola, prospiciente la città, di una struttura edilizia
destinata a fini religiosi ed assistenziali di grandi dimensioni.
Una serie di circostanze
blocca, poi, lo sviluppo ulteriore di tali insediamenti, fortunatamente non
paragonabile a quelle di altre grandi aree metropolitane.
Una blanda normativa
urbanistica impedisce la crescita a macchia d'olio di tali insediamenti mentre
una serie di azioni vincolistiche mette sotto tutela prima le saline ed il
Ciane, poi l'intiero arco del porto grande e lo stesso specchio d'acqua.
Lo stesso P.R.G. però
prevede, pur nel rispetto della normativa della inedificabilità della fascia
costiera, la possibilità di insediare complessi alberghieri in quelle aree
poste sul fronte del mare aperto.
E' dal degrado del paesaggio
delle falesie, dalla necessità di regolamentare le aree già occupate e dalla
opportunità di contenere in questa area rimasta unica per caratteri e stato di
conservazioni, ogni ulteriore insediamento, che nascono le ragioni della tutela
che si impone su un territorio che ha in sé ragioni storiche e naturali tali da
costituire una unità morfologica fortemente strutturata, dotata, cioè, di forti
legami interni tra le parti con l'insieme del territorio.
RELAZIONE ARCHEOLOGICA
La penisoletta della Maddalena,
toponimo derivato da una chiesetta esistita sino all'ottocento dedicata alla
Maddalena (C. Voza, Guida di Siracusa, 1994, p. 226), o contrada Isola, antico
Plemmyrion cantato da Virgilio, costituisce il limite meridionale del porto
grande di Siracusa ed è articolata da brevi balze rocciose, desinenti in una
terrazza di modica elevazione, da cui si gode una veduta suggestiva e nel
contempo strategica, sia del porto naturale che della terraferma e
dell'immediato retroterra con le estreme propaggini degli Iblei.
Il luogo ben si prestava,
sin dall'età preistorica, ad un insediamento che doveva esistere proprio sulla
sommità della penisoletta, come già intuito da Paolo Orsi, che, alla fine del
secolo scorso, ipotizzava l'esistenza di due villaggi alle due estremità della
lingua di terra (P. Orsi B.P.I. XVII, 1891, p. 115 ssg.).
Fondazioni di una capanna
preistorica della cultura dell'età del bronzo medio sono state individuate a
nord del promontorio in prossimità dell'insenatura nei pressi dello scoglio della
Galera (S. Lazzarini, A. La Rosa, G. Cappellani, in Archivio Storico
Siracusano, XI 1965, pp. 142-143).
All'insediamento
corrispondevano le necropoli; già Francesco Saverio Cavallari nella "Topografia
Archeologica di Siracusa", 1883, p. 80, tav. XII, segnalava e
documentava l'esistenza di tombe a grotticella artificiale e con accesso a
pozzetto nel margine settentrionale della terrazza.
Gli scavi di Paolo Orsi
(art. cit.), hanno evidenziato due nuclei di tombe a grotticella, risalenti
alla media età del bronzo, l'uno nei pressi dell'insediatura di Massoliveri,
l'altro lungo la costa meridionale attorno a Capo Murro di Porco.
Si tratta di tombe ricavate
nel calcare con accesso a pozzetto e talvolta fornite di una anticella prima
della camera di deposizione, articolata da nicchie talora con riquadratura
apicata, che hanno restituito significativi corredi funerari anche con oggetti
d'importazione di provenienza egea, inquadrabili nell'ambito della cultura di
Thapsos (XV-XIV sec. a.C.).
Tombe, talvolta riutilizzate
in epoche successive, sono scavate anche su brevi costoni di formazione
calcarea, lungo la dorsale della penisola, che degradano in prossimità delle
coste sia a nord che a sud.
L'originaria estensione del
banco roccioso è attualmente apprezzabile solo in alcune zone a seguito dello
sviluppo di edilizia residenziale nella penisoletta. Ed all'interno di
proprietà private ricade un discreto numero di sepolture (cfr. Villa La
Torretta e viciniori) per le quali è in corso di predisposizione il procedimento
di vincolo ai fini della tutela archeologica ai sensi della legge n. 1089/39.
La presenza di profonde
carraie nel banco roccioso e con varie direzioni testimonia della viabilità
antica a datare probabilmente dall'età preistorica, mantenuta in epoche successive
e collegata anche allo sfruttamento di cave di pietra attualmente sommerse, la
cui arcaicità è attestata dall'utilizzo del materiale in antiche costruzioni
siracusane (ad es. edifici templari del VI sec. a.C.) (G. Lena, B. Basile, G.
Di Stefano, in Archivio Storico Siracusano, s. III, II, 1988, p. 51).
Nel V sec. a.C. il sito fu
scenario della guerra del Peloponneso e ne è documento un monumento circolare
tutelato in località Mondjo, alla estremità NW dell'isola, che l'Orsi
interpreta come fossa sepolcrale per i caduti appunto nella lotta contro gli
Ateniesi (413 a.C.) (P. Orsi, in Nsc, 1899, pp. 36-41).
Decine di fornaci di calce
di età tardo-imperiale, nella contrada Massoliveri, in parte ora sommerse,
altre parzialmente erose dall'azione marina, servite in origine da una strada,
di cui restano tracce di carraie (G. Lena, B. Basile, G. Di Stefano, art.
cit., pp. 54-55) testimoniano la continuità di frequentazione ed
utilizzazione del sito anche per attività "industriali".
Mentre in età normanna si sa
dell'erezione della “Chiesa della Maddalena sulla punta del Plemmirio”, G.
Agnello, Siracusa Medievale, Monumenti inediti, 1926, p. 35.
ASPETTI GEOLOGICI E
GEOMORFOLOGICI
L'attuale particolare
configurazione della penisola della Maddalena è strettamente legata
all'attività tettonica e morfologica esercitata, su questo tratto di territorio
siracusano, da agenti endogeni ed atmosferici prevalentemente dal Miocene medio
ai giorni nostri. La penisola in questione rappresenta, difatti, una
particolare struttura geologica nota in letteratura scientifica come
"horst", costituita da un'ammasso roccioso fagliato ai margini e
sollevato rispetto alle zone circostanti, oggi per tre quarti sommerse, ad
opera dell'attività tettonica prevalentemente distensiva manifestatasi in epoca
Pliopleistocenica su direttrici ad andamento nordovest-sudest, nordest-sudovest
ed est-ovest. Risulta interessante a tal proposito citare, fra gli studi
condotti sull'area in questione negli ultimi decenni, quelli di I. Di Geronimo,
F. Ghisetti, M. Grasso, F. Lentini, G. Scamarda e L. Vezzani, (1980 - Dati
preliminari sulla neotettonica della Sicilia sud orientale, ecc.), i quali
hanno anche ricostruito la polarità dei movimenti verticali dei terrazzi marini
tirreniani in epoca tardo olocenica e protostorica, stabilendo quali margini
della penisola della Maddalena hanno subito abbassamenti (e conseguente
ingressione marina) e sollevamenti. Nel citato lavoro si riporta che:
“l'inversione di tendenza che caratterizza alcuni settori della costa Iblea era
già stata documentata dalla sommersione sia di terrazzi tirreniani che di
insediamenti e manufatti collocabili tra il X e il II sec. a.C.
..."syloi" sommersi (-2 metri) si hanno alla stazione di Targia ed al
Plemmirio, all'estremità nord della penisola della Maddalena, i syloi del
Plemmirio risalgono al II-III sec. a.C. Presso Ortigia un'altra costruzione del
II-III sec. a.C., il Gymnasium timoleonteum, è attualmente invasa dalle acque.
Nella parte meridionale della penisola della Maddalena, a Capo Murro di Porco,
il terrazzo tirreniano del 1° ordine si trova a 10-15 metri, quello di 2°
ordine a quota 3-4 metri, mentre intorno a -10 metri si rinviene un solco di
battente collegabile col terrazzo del 3° ordine”.
La geometria della linea di
costa ha pertanto subito qualche significativa modifica durante i trascorsi
millenni, nascondendo, o qualche volta cancellando del tutto, tracce di
presenze antropiche di epoca storica.
A tal proposito occorre
rilevare che, nel corso della storia, si è persa quasi completamente memoria
della toponomastica dei luoghi, fenomeno piuttosto diffuso ai tempi odierni,
soprattutto in ordine a quella delle forme della costa. La rilettura di un
interessante quanto poco noto testo datato 1709 e realizzato ad opera di tale
Giovanni Andrea Mazza, religioso della Compagnia di Gesù e titolato “La
Sicilia in prospettiva cioè le città, castella, terre e luoghi esistenti e non
esistenti in Sicilia, la topografia del littorale, li scogli, isole e penisole
intorno ad essa”, ha consentito la restituzione dei loro nomi ai rispettivi
luoghi di appartenenza, almeno limitatamente al tratto di costa relativo alla
penisola della Maddalena: si apprende così che il promontorio nei pressi della
tonnara di Terrauzza in realtà si chiama "Punta della Fico" e
che fra questa ed il successivo promontorio, chiamato "Capo Mele"
ci sono la "Grotta delle Ciaule" e la "Grotticella
della Giommara", che gli alti scogli che seguono fino a "Capo
Murro di Porco" si chiamano "Palazzotti" e che
formano la "Cala del Banchitello" e "Capo Piccolo",
che immediatamente a seguire è possibile individuare il "Pergolo",
cioè “...uno scoglio sulla riviera, figurato a similitudine del Pergamo, dove
nelle chiese si sta, a far dicerie, proprio dè predicatori, cui in alcuni
luoghi di Sicilia nell'idioma materno appellano "Pergolo"”;
riteniamo siano davvero pochi coloro che oggi riconoscerebbero la "Spiaggia
del Catinascaro" o la "Grotta della Taverniera o del Milione",
ubicate lungo il versante orientale della penisola a qualche centinaio di metri
da Capo Murro di Porco, e ancora "Capo del Taglitello o del Piliero"
e la "Grotta della Cannata o del Piliero", localizzati più
avanti, procedendo verso l'imboccatura del porto grande di Siracusa, nel
completare il quadro delle località citate occorre segnalare anche la "Grotta
del Gigante", nei pressi dell'omonima "Punta",
quest'ultima così chiamata per “la sua altura, dov'è la capanna, in cui per
tutto l'anno si fermano li Guardiani contro li pirati”, la successiva "Cala
del Lignazzo", la "Punta di Altavilla" con “tre
oscure caverne con ridotto e cala del medesimo nome”, la "Cala del
Tufazzo", lo "Scoglio, Grotta e Bocche della Traversa"
con “la sua cala per sette galeotte”, lo "Scoglio della Pietre Rizze",
la "Punta di Mazzamarello" “che molto si allunga in mare”, la
"Cala di Mazzamarello", la "Grotta e la Punta della
Pellegrina", probabilmente una delle poche oggi ancora riconoscibili,
la "Spiaggia del Pozzillo", la "Punta e le Bocche
della Calella", per giungere alla nota "Punta della Mola".
Oggi dei succitati luoghi
possiamo apprezzarne la bellezza, talora l'imponenza, soprattutto attraverso
una vista dal mare, circumnavigando la penisola, ed in particolare il fascino
delle alte falesie e delle incantevoli grotte costiere. Alcune di queste,
soprattutto nel tratto compreso fra Punta Tavernara e Capo Murro di Porco, si
estendono nell'entroterra, lungo antichi piani di frattura dando luogo, in
occasione di violente mareggiate di Grecale o di Libeccio, ad un particolare
effetto idropneumatico causato dal fronte d'onda che si introduce all'interno
delle cavità costiere e genera spettacolari colonne d'acqua, talora alte anche
20 e più metri, che non mancano di attrarre spesso gruppi di curiosi che
conoscono il fenomeno.
Una cavità carsica nota agli
speleologi e di interessante valore naturalistico è la Grotta del Pellegrino,
ubicata in prossimità di Punta del Gigante e con uno sviluppo orizzontale di
circa 120 metri, mentre altri ingrottamenti, molti di pregevole valore
paesaggistico, si trovano ubicati lungo la fascia costiera meridionale, con
accesso dal mare (Costa Bianca e Plemmirio). Fra tutte corre l'obbligo di
citare le grotte nei pressi di Case Fichera, una delle quali utilizzata in
passato come abituro troglodita, un'altra, con ingresso dal mare, all'apice
dell'insenatura di punta del Gigante altre due ancora a monte di quest'ultima;
splendidi archi naturali risultano ubicati nel tratto di costa compreso fra
Punta Tavernara e Capo Murro di Porco e lungo il costone roccioso osservabile
dalla S.P. n. 58.
In quest'area le citate
forme geomorfologiche, spesso associate a promontori di singolare bellezza,
sono oggi minacciati da un'edificazione selvaggia che negli ultimi decenni ha
arrecato profondi mutamenti alla zona e turba l'assetto paesaggistico dei
luoghi. Occorre inoltre segnalare che alcune delle grotte presenti nella zona
di Massoliveri, fra Punta della Mola e Punta Tavernara, presentano fenomeni di
dissesto statico che comporterà inevitabilmente la loro scomparsa ad opera
dell'azione combinata degli agenti meteomarini e della pressione antropica
crescente in tutta l'area.
Una elencazione delle
peculiarità geomorfologiche non può non contemplare gli ampi terrazzi costieri
della fascia settentrionale fino a Capo Murro di Porco, che ancora oggi
conservano gli originari caratteri di naturalità, anche biologica, nonché
l'ampio terrazzo sommitale della penisola, oggi seriamente minacciato da una
disordinata edilizia stagionale e residenziale.
In conclusione, relazionando
in ordine all'attività estrattiva, un tempo diffusa nella penisola, occorre
precisare che nell'area sono rilevabili tracce di antiche cave costiere a cielo
aperto nella zona nord, fra Punta della Mola e Punta Tavola, ad est nei pressi
di Punta del Gigante, oggi in parte sommerse e, a sud, nei pressi di Case
Giaracà, ove presentano in parte anche sviluppo in galleria. Un interessante ed
antico sistema di miniere di calcare a prevalente sviluppo orizzontale risulta
localizzato in località Massoliveri e presenta un interessante sistema di pozzi
di aerazione di presumibile periodo medievale.
TOPONOMASTICA ED EMERGENZE
ARCHITETTONICHE
Il Plemmirio - Maddalena,
toponimo di una tozza penisola a sud di Siracusa, vanta millenni di storia,
giacché era abitata dall'età del bronzo. Attualmente con contrada Maddalena o
contrada Isola o contrada Isola della Maddalena, si intende quel tratto di
territorio costretto fra il seno Dascone del porto grande (spiaggia del
Sacramento) e la retrostante strada provinciale che porta alla Costa Bianca del
Plemmirio. Tale penisola è chiamata della Maddalena in quanto lì nel periodo
normanno, sulle rovine del preesistente tempio di Ercole, venne edificata una
chiesa in onore a Santa Maria Maddalena. Il termine Isola, secondo alcuni,
starebbe in vernacolo per penisola ma si può ritenere che il toponimo derivi
dal vocabolario basso latino Isula che in italiano sta per
"appezzamento di terreno rinchiuso (in siciliano chiusa)". Toponimi
uguali si trovano sparsi per tutta l'area sud-orientale della Sicilia.
Col termine penisola della
Maddalena si intende quel promontorio che già dai Greci venne chiamato
Plemmirio. La contrada, salubre per la buona esposizione ai venti, si eleva
nella parte più alta in un territorio denominato Mondio e fu famosa in passato
per la produzione di rinomati vini bianchi.
Il toponimo
"Isola", più conosciuto, pare si ricolleghi alla presenza di un istmo
tra l'attuale penisola e la terraferma, poi ricoperto da terreno alluvionale e
fangoso.
Da un punto di vista
naturalistico la penisola aveva, fino a quindici-venti anni fa, grande
importanza in quanto rappresentava un punto di riferimento alla linea
migratoria di molti uccelli che dall'Africa andavano in Europa (e viceversa).
L'area in trattazione
conserva ancora tutte le caratteristiche storiche, naturali e paesaggistiche
che la contraddistinguono; infatti sono presenti nel territorio localizzati
fenomeni di antropizzazione, che comunque non scompongono quelle che sono le
peculiarità paesaggistiche della zona.
Il territorio della
contrada, nonostante le trasformazioni economiche e sociali accentuatesi
particolarmente nel secondo dopoguerra, conserva ancora qualche espressione
originale del paesaggio ottocentesco.
Le ultime masserie, qualche
coltura pregiata e la tonnara sono manifestazioni segniche di valori umani e
territoriali impiantati su tradizioni secolari.
Le caratteristiche
architettoniche delle ville settecentesche, rispetto alla Sicilia occidentale,
si ritrovano anche se in tono minore, nelle ville-masserie e nelle case
padronali, diffuse nella Sicilia orientale.
Tra la metà dell'ottocento e
gli inizi del novecento la classe borghese siciliana costruisce dimore di
"villeggiatura" meno rappresentative, più piccole ma più funzionali,
più adatte, in definitiva, ad uno stile di vita comoda, senza eccessi di spazi
e di volumi. Questo tipo edilizio, si trova sparso all'interno dell'area in
trattazione.
La suddivisione territoriale
dell'isola rispecchia, ai primi del secolo scorso, una complessa situazione
fondiaria. Esistevano il burgensatico del barone Antonio Milocca e il feudo
della Maddalena del barone Giuseppe Bonanno. Vi erano inoltre vari possedimenti
religiosi: il convento di S. Agostino, la congregazione del S.S. Sacramento del
circolo delle Quartarone e il conservatorio delle Zitelle nel luogo nominato
Carrozze.
Le masserie settecentesche e
le case rurali dominavano le coltivazioni, segnando il dominio della grande e
media proprietà feudale.
Il gruppo rurale più antico
insiste sul fondo "Lenze di Fava" presso il faro Massoliveri, nella
contrada Carrozze, appartenente al nobile Innoccenzo Pallavicini Carrozza, che,
abitando a Messina, lo vendette a Santi Tronco, da cui alla famiglia Farruggia,
di origine maltese, e poi ai Quattrocchi.
Il gruppo rurale consta di
una serie di caseggiati, di una chiesa semidiruta, dedicata a S. Giacomo e di
un arco di ingresso, dove fino a qualche anno fa era leggibile la data del
1650. Il complesso, forse sorto per ospitare un antico convento, fu convertito
in una grossa fattoria, gravitante attorno alla chiesa-parrocchia. All'isola,
infatti, vivevano permanentemente gruppi familiari, ancora nel 1929 era abitata
da "gente agricola" ed era anche provvista di una scuola rurale. Nel
maggio dello stesso anno la baronessa Caterina Beneventano del Bosco donava
1.484 mq. per costruirvi una chiesa con annessa canonica. Tra le molte ville
ricordiamo quella dei Beneventano del Bosco. Ceduta la villa Pedemontana in
contrada delli Teracati, il barone Corrado, che ben conosceva le terre della
Maddalena, verso il 1820 acquistò la proprietà del convento di S. Agostino. Il
gruppo rurale oltre alla casa di masseria presentava anche una torre,
contenente due camerette ed una cucina, dove alloggiavano i religiosi all'epoca
del raccolto.
Su questa torre di guardia
il barone fece costruire una casa di campagna, rimaneggiando anche le
precedenti costruzioni. Il giardino costituito da muri, ingraziositi da un
belvedere, integra il verde dei suoi pini italici e delle sue palme con gli
elementi della natura, stabilendo nell'ordine visuale e nel rapporto con la
villa l'incontro uomo-natura.
Pressappoco allo stesso
periodo risale la villa dello storico siracusano Parlato, che vanta un elegante
quanto semplice schema costruttivo costituito da un blocco mosso da un corpo
sopravanzante con grande terrazza, quasi una meditazione con il giardino.
Anche i Bonanno-Maeggio
possedevano masserie e i fondi Scicli e Uccello, provvisti di case d'abitazione
e relativi servizi, che passarono poi a Orazio e Michele Nava.
LA TONNARA TERRAUZZA
La tonnara di Terrauzza,
inserita nel feudo Milocca, tra il mare a sud e le terre del feudo di Milocca a
est e a nord, pur con le sue danneggiate strutture agricole e peschereccie,
contribuisce a testimoniare la forza di eredità umane molto resistenti.
Nel 1689 l'esercizio di
pesca di Terrauzza fu venduto dalla Regia Corte all'ordine dei minimi (sotto il
titolo di San Francesco di Paola della città di Siracusa) e rimane appannaggio
di quel convento a lungo, figurando ancora nell'elenco dei beni e delle rendite
arcivescovili della diocesi siracusana nel 1871.
Nonostante l'indubbio
vantaggio di calare le reti prima delle altre tonnare, in quanto protetta dai
venti di greco e levante dalla costa di Capo Meli, l'impianto di Terrauzza era
danneggiato dalla sua posizione all'interno di una baia un po' distante dagli
abituali itinerari dei tonni, inoltre era molestato dal marrobio (erba
perenne).
Dopo parecchie vicissitudini
legate ad altalenanti periodi di pescosità dei tonni, la tonnara ebbe il suo
periodo più fecondo con la gestione dei due fratelli Francesco e Sebastiano
Quadarella intorno ai primi del 1900. In quel periodo infatti, si definiscono
le abilità tecniche e finanziarie, potenziate anche da un abbondante passo dei
tonni. L'esercizio registrò una pesca straordinariamente ricca nel mese di
luglio del 1904, furono pescati 4.000 tonni. Le pesche continuano ad essere
proficue e in un clima di crescente ottimismo Francesco Quadarella prende in
affitto il grande esercizio del principe di Villadorata a Marzamemi. Quando
dopo gli anni 20, improvvisamente e inspiegabilmente per gli operatori
dell'epoca, il passo dei tonni si ridusse in modo sensibile, Francesco
Quadarella in accordo con il fratello Sebastiano adottò l'accorgimento di
ampliare il tratto di mare a sua disposizione prendendo in affitto l'esercizio
della vicina tonnara di Fontane Bianche e quello di Avola ceduto in gabella
dall'avvocato Loreto.
L'esito dell'operazione fu
negativo: il pescato, per quanto praticato con notevole riduzione di spese non
riuscì che minimamente a diminuire i pesanti esiti. Gli sfortunati gestori
persero tutti i frutti del loro appassionato lavoro.
LE FABBRICHE DELLA MASSERIA
TONNARA
L'edificio settecentesco
strutturato in un corpo unico, anomalo rispetto a quello delle grandi tonnare,
fu adattato per servire funzionalmente una piccola azienda di pesca, alla quale
non fu necessario affiancare uno stabilimento.
Quando la pesca era
particolarmente ricca, si sollevava la camera della morte non completamente in
modo da creare una specie di vivaio, da cui catturare con calma i tonni nella
quantità richiesta.
Sulla fronte rivolta alla
strada erano le casette dei marinai, (attualmente semitrasformate da un
recupero abitativo interrotto), sul lato prospiciente il mare era una grande
loggia, preceduta da una statua di San Francesco da Paola, con il
"bilico" per la pesa del pesce, i magazzini per il deposito degli
ordigni e sotto l'impennata un piccolo ricovero invernale per le barche. Tutte
le altre imbarcazioni, comprese le muciare attendevano il ritorno dell'estate,
tirate a secco sulla sottostante riva erbosa. Al piano superiore era
l'abitazione dei proprietari, fornita di due cucine e di grandi camere.
All'interno un piccolo tesoro nascosto: un piccolo giardino-orto dove viti e
fichi fornivano dolci frutti.
La destinazione
agricola-peschereccia della piccola tonnara, messa in opera da una ciurma di 20
uomini, consentiva contemporaneamente lo svolgimento del lavoro nei campi, che
consistente in età ottocentesca trova conferma negli atti di gabella dove il
proprietario si riservava di escludere dal contratto la stalla, la pagliera e
la casa rurale.
Oggi tali locali sono diruti
e in cattivo stato di conservazione, con tracce di muri perimetrali, non
facilmente riconoscibili nelle forme originarie.
Intorno al 1960 la
tonnarella divenne il punto di appoggio di pescatori part-time, protagonisti di
una pesca solitaria e modesta, ben diversa dalla grandiosa e rituale cattura
dei tonni.
ASPETTI VEGETAZIONALI
La forma prevalente del
suolo è quella del tavolato, che termina all'intorno con una scarpata più o
meno alta; ad esso fanno corona piattaforme più basse ad altezza variabile sul
livello marino; in sostanza sono delle terrazze marine che si rompono
direttamente sul mare, con una riva rocciosa, articolata in piccole insenature.
La prevalenza di calcari interviene marcatamente negli aspetti immediatamente
sensibili del paesaggio, poiché la roccia affiora con grande frequenza sul
terreno pianeggiante. Gran parte della superficie è coltivata ad arboree
specializzate, quali il mandorlo, l'ulivo e gli agrumi, qualche seminativo
asciutto, le colture irrigue e quelle protette oggi in espansione.
La penisola della Maddalena
costituisce uno dei più caratteristici ambienti naturali, oltre che agricoli,
della costa siracusana. Il clima tipico del siracusano è caratterizzato da
venti invernali e primaverili, con sporadiche mareggiate, piogge
prevalentemente autunno-invernali, siccità da maggio ad agosto, temperature
elevate nel periodo estivo e miti negli altri mesi, umidità elevata.
Aspetti naturali del
paesaggio - La vegetazione
Da uno studio del '74 a
firma di Barbagallo, Fagotto e Antonino Rizza, poi aggiornato da Attardo nel
'93, la vegetazione della penisola Maddalena presenta un peculiare
aggruppamento alofilo, tipico degli ambienti costieri rupestri, risultato della
selezione degli ultimi due secoli, dell'ambiente vegetale della lecceta
siciliana oggi degradata a macchia mediterranea e gariga, le cui specie
rappresentative risultano adattate ai suoli poco fertili e di spessore quasi
nullo ed ai potenti venti marini.
Il critmo-limonietum
riscontrato sia sulle coste basse che nelle falesie, (Massoliveri, Capo Murro
di Porco, contrada La Rocca) rappresenta un tipo di vegetazione durevole,
legato alla alofilia del suolo.
Limonietum syracusani
(Bartolo, Brullo e Marcenò)
Sul versante ionico del
territorio il limonietum hyblei è vicariato da un'altra associazione del
crithmo-limonion, proposta come limonietum syracusani, il cui areale
gravita su tutta la costa siracusana, compresa fra Morghella (Pachino) e
Brucoli (Augusta), caratterizzando l'associazione limonium syracusanum,
interessante endemismo affine a limonium bocconei, mentre fra le
caratteristiche di ordine superiore sono presenti:
- linomium oleifolium;
- crithmum maritimum;
- plantago mecrorhiza;
- anthemis securdiranea;
- frankenia laevis;
- latus cytisoides;
- silene sedaides.
Il limonietum syracusani,
che si rinviene in prevalenza su calcareniti e calcari, occupa una stretta
fascia vicina alla riva, mentre verso l'interno è a contatto con il
chameropo-sarcopoterium spinosi, vegetazione a piccoli pulvini.
Rosmarino-thymetum capitati
(Furnari)
Nelle stazioni costiere più
interne caratterizzate da substrati marnosi, marnoso-argillosi si ritrovano
garighe a rosmarinus officinalis, erica multiflora, thymo capitatus, cistus,
globularia alypum ecc.
E' un tipo di vegetazione
arbustiva che, mentre nelle zone interne della Sicilia costituisce in genere un
aspetto di sostituzione a seguito del degradare del quercetum ilicis, nelle
stazioni costiere assume un ruolo primario. Lo stato più evoluto del
rosmarino-thimetum capitati è infatti una pineta a pinus halepensis, in cui le
specie arbustive costituiscono un fitto sottobosco.
Myrto-lentiscetum (Moliner o
Bolos)
E' indifferente al tipo di
substrato sul versante ionico. Rappresenta una macchia termofila climatica,
legata all'ambiente costiero.
E' caratterizzata da pistacia
lentiscus e myrtus communis. Si ritrovano anche specie del paesaggio
dell'olivo e del carrubbo, alleanza del pistacio-rhammetalia alaterni le cui
specie caratteristiche sono:
- chamerops humilis;
- ephedra fragilis;
- prasium majus;
- teucrim fruticans.
Benché oggi si rinvengono
piccole aree ricoperte da questa associazione, nel passato la sua estensione
doveva essere notevole come è attestato dalla presenza di numerosi cespugli di
mirto e di lentisco in prossimità di muri e/o stazioni semirupestri. Solo in
pochissime stazioni, che coincidono con quelle meno disturbate, è possibile
osservare dei grossi e vecchi esemplari arborei di lentisco, mirto fillirea e
olivastro esempio di quel che costituiva in passato, la struttura di questa
vegetazione.
Chameropo-sarcopoterium
spinosi (Barbagallo, Brullo e Fagotto)
Al limonietum siracusani,
associazione prettamente alofila, segue verso l'interno una particolare
vegetazione arbustiva di tipo termo-xerofilo.
E' un aspetto molto
particolare, in Sicilia esclusivo della provincia di Siracusa dove si rinviene
sia lungo il litorale che in stazioni dell'interno. Esso è caratterizzato
fisionomicamente da thymus capitatus e sarcopoterium spinosum che assumono un
habitus pulvinare (dal latino pulvinus-cuscino).
La specie più interessante
dell'associazione è il sarcopoterium spinosum, specie ad ampia
distribuzione mediterraneo-orientale, mentre è rara e sempre molto localizzata
nel mediterraneo centrale.
Appartiene all'alleanza
fitosociologia dell'oleo-ceratonion per la presenza di alcuni elementi
termofili e all'ordine pistacio-rhamnetalia alaterni, le cui specie più
rappresentative sono:
- teucrium fruticans;
- chaemerops humilis;
- asparagus.
Chaemeropo-sarcopoterietum
spinosi comprende le specie sarcopoterium spinosum e thimus capitatus.
Differenziali, rispetto a
quelle egee e palestinesi, per la presenza di alcuni elementi mediterraneo-occidentali
quali chaemerops humilis, teucrium fruticans.
Nel 1974/76 veniva segnata
nello studio condotto da Barbagallo, Fagotto e Antonino Rizza località Capo
Murro di Porco, in corrispondenza di una leggera depressione del suolo, un
minuscolo stagno, oggi scomparso, in cui si rinveniva una tipica vegetazione
alo-igrofita estesa per circa 2-3 ettari, insolita per la zona.
Specie caratteristiche
segnalate sono:
- bolboschoemus maritimum;
- limonium serotinum.
In posizione eccentrica, si
rinvengono grossi arbusti di tamarix africana.
La flora
Fra le specie tipiche delle
zone costiere della Sicilia orientale si rinvengono:
- limonium serotium;
- allium maritimun;
- plantago macrorrhiza;
- bolboschoemus maritinus;
- damasonium stellatum;
- tamarix africana;
- lentarius erythrae;
- juncus subnulatus;
- iris sysirinchium.
DINAMICA DELLA VEGETAZIONE
SERIE DELLA COSTA ROCCIOSA ORIENTALE
Lungo il versante orientale
del territorio che corrisponde al tratto ionico compreso fra Capo Passero e
Marina di Noto, si realizzano condizioni di minore xericità ambientale rispetto
alla corrispondente costa rocciosa meridionale.
Ciò è probabilmente dovuto
alla minore influenza dei venti meridionali e occidentali provenienti dal
nord-Africa, i quali influiscono in modo determinante, conferendo una spiccata
aridità ambientale alla costa meridionale.
Questa diversità del clima
si manifesta in modo palese sulla vegetazione, che qui risulta uniformemente
distribuita su tutto il litorale roccioso, indipendentemente dalla natura del
substrato.
Sulla costa ionica si
rinviene il limonietum syracusani seguito dal chamerops humilis, che è pure
presente in stazioni abbastanza interne del territorio siracusano, essendo
un'associazione non strettamente costiera.
In particolare il chameropo-sarcopoterium
spinosi lungo il litorale, limitatamente alla stretta fascia interposta fra il
limonium siracusani e la macchia costiera, assume un ruolo primario
(edafoclimax), mentre nelle stazioni interne assume in prevalenza un ruolo
secondario, relativo ai processi di degradazione della lecceta.
La vera formazione climacica
di questa parte del territorio è il myrto-lentiscetum, che si rinviene qui su
qualsiasi tipo di substrato (sin. edafo da edaphs = suolo e climax, dal greco =
klimaks scala).
E' importante sottolineare,
in conclusione, che l'ambiente vegetazionale prima descritto rappresenta un
unico ambiente di rilevante interesse per la biodiversità, segnalata come
biotopo di importante interesse naturalistico, oltre a rappresentare un
paesaggio peculiare della costa del siracusano, in atto legata alle attuali
condizioni di uso dell'area, che, se modificate, ne comprometterebbero,
irrimediabilmente, l'esistenza.
A conclusione della suddetta
lettura il dott. Mamo, l'arch. Cancemi e la dott.ssa Trigilia si allontanano
dalla sala della riunione e la commissione passa alla votazione del vincolo e
alla delimitazione dell'area da tutelare che sarà la seguente:
PERIMETRAZIONE
Il limite del vincolo in
questione si diparte da Punta della Mola e segue la linea di costa dell'intera
penisola della Maddalena fino alla tonnara di Terrauzza, comprendendola; qui,
seguendo una linea ideale perpendicolare alla suddetta linea di costa,
raggiunge la vicina strada provinciale Plemmirio-Fanusa, segue quest'ultima
sulla destra fino all'incrocio e svolta sulla sinistra percorrendo la S.P. n.
58, comprendendola, fino a ricongiungersi con il precedente confine del vincolo
del porto grande, di cui al decreto 30 settembre 1988, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 52 del 3 dicembre 1988; piega,
cioè, verso nord-est, prosegue lungo la linea ideale che congiunge quest'ultimo
punto col punto in cui è ubicata l'edicola della Madonnina su via Isola e da
qui imbocca la strada che conduce alla Punta della Mola sino a raggiungerla nel
punto di inizio del litorale.
Tutto ciò esaurito e
condiviso, la commissione all'unanimità.
Delibera
di proporre l'inclusione
nell'elenco delle bellezze naturali della provincia di Siracusa, ai sensi
dell'art. 1, nn. 3 e 4 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, come bellezza
d'insieme e panoramica, la penisola della Maddalena, così come descritta nella
perimetrazione sopra riportata.
Esaurito l'argomento
all'ordine del giorno, il presidente dott. Giuseppe Voza, alle ore 13,00
dichiara chiusa la seduta.
Letto, approvato e
sottoscritto.
Voza - presidente
Russo - componente
Capodicasa - componente
Turibio - membro aggregato
Maltese - membro aggregato
La Ferla - segretario
Allegato - [non disponibile,
vedasi G.U.R.S. 30 maggio 1998, n. 28].