DECRETO
26 luglio 2000
G.U.R.S.
22 settembre 2000, n. 43
Dichiarazione
di notevole interesse pubblico dell'area comprendente l'alta valle del fiume
Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e
Cava Ispica ricadente nei comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
L'ASSESSORE
PER
I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI
E
PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE
Visto
lo Statuto della Regione;
Visto
il D.P.R. 30 agosto 1975, n. 637, recante norme di attuazione dello Statuto
della Regione Siciliana in materia di tutela del paesaggio, di antichità e
belle arti;
Visto
il T.U. delle leggi sull'ordinamento del Governo e dell'Amministrazione della
Regione Siciliana, approvato con D.P.Reg. 28 febbraio 1979, n. 70;
Vista
la legge regionale 1 agosto 1977, n. 80;
Vista
la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116;
Vista
la legge 8 agosto 1985, n. 431;
Vista
la legge regionale 30 aprile 1991, n. 15;
Visto
il T.U. delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed
ambientali, a norma dell'art. 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352, approvato
con decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 che ha abrogato la legge 29
giugno 1939, n. 1497;
Visto
il regolamento di esecuzione approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n.
1357;
Visto
il decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995, con il quale è stata ricostituita per il
quadriennio 1995/1999, la commissione provinciale per la tutela delle bellezze
naturali e panoramiche di Ragusa;
Visto
il decreto n. 8296 del 19 dicembre 1994, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Regione Siciliana n. 4 del 14 gennaio 1995, con il quale la zona
limitrofa al fiume Tellaro e ai torrenti Tellesimo e Prainito ricadente nei
comuni di Rosolini, Noto, Palazzolo, Modica e Ragusa è stata dichiarata
temporaneamente immodificabile ai sensi della legge regionale 30 aprile 1991,
n. 15;
Visto
il decreto n. 5048 del 18 gennaio 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Regione Siciliana n. 6 dell'1 febbraio 1997, con il quale è stato
prorogato per un ulteriore biennio il vincolo sopra descritto;
Visto
il decreto n. 5029 del 12 gennaio 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Regione Siciliana n. 13 dell'11 marzo 1995, con il quale l'area della
Cava Scardina, Cava Grande, Cava Lazzaro, Cava Croce Santa, Cava Scalarangio e
Cava Candelaro ricadente nei comuni di Rosolini, Noto, Modica ed Ispica è stata
dichiarata temporaneamente immodificabile, ai sensi della legge regionale 30
aprile 1991, n. 15;
Visto
il decreto n. 5201 del 31 gennaio 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Regione Siciliana n. 8 del 15 febbraio 1997, con il quale è stato
prorogato per un ulteriore biennio il vincolo sopra descritto;
Esaminati
i verbali redatti nelle sedute dell'1 febbraio 1999, 5 marzo 1999, 30 marzo
1999, con i quali la commissione provinciale per la tutela delle bellezze
naturali e panoramiche di Ragusa ha proposto di sottoporre a vincolo
paesaggistico, ai sensi della L. 29 giugno 1939, n. 1497 l'area comprendente
l'alta valle del Fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito,
Palombieri, Scardina e Cava Ispica ricadente nei comuni di Ragusa, Giarratana,
Modica ed Ispica delimitata perimetralmente secondo quanto descritto nel
verbale della seduta del 30 marzo 1999, a cui si rimanda e che insieme agli
altri verbali sopra citati fa parte integrante del presente decreto;
Accertato
che i verbali del 1 febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999, contenenti la
suddetta proposta sono stati pubblicati all'albo pretorio del comune di Ragusa
dal 16 aprile 1999 al 14 luglio 1999, del comune di Giarratana dal 13 aprile
1999 al 13 luglio 1999, del comune di Modica dal 26 maggio 1999 al 26 agosto
1999, del comune di Ispica dal 13 aprile 1999 al 13 luglio 1999 e sono stati
depositati nelle segreterie dei comuni stessi per il periodo prescritto dalla
legge n. 1497/39;
Accertato
che non sono state prodotte osservazioni al vincolo de quo ai sensi dell'art. 3
della legge n. 1497/39, così come modificato dall'art. 141, comma 1, del T.U.
n. 490/99;
Ritenuto
che le motivazioni riportate nei succitati verbali dell'1 febbraio 1999, 5
marzo 1999 e 30 marzo 1999 sono esaustive e congrue rispetto alla proposta di
vincolo formulata e testimoniano l'esigenza di proteggere un ambiente
singolare, che presenta tutti i requisiti per essere oggetto di una studiata e
corretta tutela che impedisca alle bellezze naturali e paesaggistiche della
zona in questione di subire alterazioni di degrado irreversibili;
Rilevato
che la proposta avanzata dalla commissione giunge a definire come di rito, per
quanto riguarda l'area delle Cave ricadente nella provincia di Ragusa, il
vincolo paesaggistico di tale zona già dichiarato, giusta decreto n. 5029 del
12 gennaio 1995, contestualmente al divieto di temporanea inedificabilità, ex
art. 5 legge regionale n. 15/91, ampliando, peraltro, la perimetrazione
dell'area delle cave sopra dette descritta in quel decreto;
Considerato,
quindi, nel confermare la proposta di vincolo in argomento di potere accogliere
nella loro globalità le motivazioni, espresse in maniera esaustiva e congrua dalla
commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali di Ragusa nei
verbali delle sedute dell'1 febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 nelle
relazioni tecniche e correttamente approfondite nelle planimetrie di cui alle
tavole 1, 2 e 3 ivi allegate, documenti ai quali si rimanda e che formano parte
integrante del presente decreto;
Ritenuto
pertanto, che, nella specie ricorrono evidenti motivi di pubblico interesse,
per il cospicuo carattere di bellezze naturali e di singolarità geologica, che
suggeriscono l'opportunità di sottoporre a vincolo paesaggistico "l'area
comprendente l'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti
Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica in conformità alla
proposta verbalizzata dalla commissione provinciale per la tutela delle
bellezze naturali e panoramiche di Ragusa nelle sedute dell'1 febbraio 1999, 5
marzo 1999 e 30 marzo 1999;
Rilevato
che l'apposizione del vincolo comporta l'obbligo per i proprietari, possessori
o detentori, a qualsiasi titolo, degli immobili ricadenti nella zona vincolata,
di presentare alla competente Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali,
per la preventiva autorizzazione, qualsiasi progetto di opere che possa
modificare l'aspetto esteriore della zona stessa;
Decreta:
Art. 1
Per
le motivazioni espresse in premessa, l'area comprendente l'alta valle del fiume
Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e
Cava Ispica ricadente nei comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica descritta
nei verbali delle sedute dell'1 febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999
della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e
panoramiche di Ragusa e delimitata nelle planimetrie ivi allegate, che insieme
ai verbali delle sedute dell'1 febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 e
alle relazioni tecniche formano parte integrante del presente decreto, è
dichiarata di notevole interesse pubblico, ai sensi e per gli effetti dell'art.
139 lett. "C" e "D" del T.U. approvato con decreto
legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, che ha abrogato la legge n. 1497/39 e
dell'art. 9 del regolamento di esecuzione, approvato con regio decreto 3 giugno
1940, n. 1357.
Art.
2
Il
presente decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana,
unitamente ai verbali dell'1 febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 della
competente commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e
panoramiche di Ragusa, alle relazioni tecniche ed alla planimetria di cui alla
tavola 1, ai sensi degli artt. 142, comma 1, del T.U. n. 490/99 e 12 del regio
decreto n. 1357/40.
Una
copia della Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana contenente il presente
decreto, sarà trasmessa entro il termine di mesi uno dalla sua pubblicazione,
per il tramite della competente Soprintendenza, ai comuni di Ragusa,
Giarratana, Modica ed Ispica, perchè venga affissa per tre mesi naturali e
consecutivi all'albo pretorio dei comuni stessi.
Altra
copia della predetta Gazzetta, assieme alla planimetria della zona vincolata,
sarà contemporaneamente depositata presso gli uffici dei comuni di Ragusa,
Giarratana, Modica ed Ispica ove gli interessati potranno prenderne visione.
La
Soprintendenza competente comunicherà a questo Assessorato la data
dell'effettiva affissione del numero della Gazzetta sopra citata all'albo dei
comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
Art.
3
Avverso
il presente decreto è ammesso ricorso giurisdizionale innanzi al T.A.R. entro
60 giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta
Ufficiale della Regione Siciliana, nonchè ricorso straordinario al Presidente
della Regione entro 120 giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto
nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana.
Palermo,
26 luglio 2000.
MORINELLO
Allegati
COMMISSIONE
PROVINCIALE
PER
LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI
E
PANORAMICHE DI RAGUSA
Verbale
redatto nella seduta dell'1 febbraio 1999
PROPOSTA
DI VINCOLO PAESAGGISTICO
DELL'ALTA
VALLE DEL FIUME TELLARO
E
DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO,
PALOMBIERI,
SCARDINA E CAVA ISPICA
NEI
TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA,
MODICA
ED ISPICA
L'anno
millenovecentonovantanove il giorno 1 del mese di febbraio, alle ore 10,30 si è
riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni
culturali ed ambientali di Ragusa, sita in piazza Libertà n. 2, la commissione
BB.NN. di Ragusa nominata con decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995, così come
ricostituita per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott. Giuseppe
Voza con nota racc. n. di prot. 348/Amm. del 21 gennaio 1999, inviata a
ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato
ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania,
quali membri aggregati.
Sono
intervenuti alla riunione i seguenti componenti la commissione:
1)
prof. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali
pro-tempore della circoscrizione di Ragusa - presidente;
2)
prof. Filippo Garofalo - componente;
3)
arch. Giovanni Cintolo - componente;
4)
ing. Angelo Trupia - in rappresentanza del distretto minerario di Catania
convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro
aggregato;
5)
dott. Giacomo Patti - in rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle
foreste di Ragusa, convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7
gennaio 1995 - membro aggregato;
6)
sig.ra Lidia La Ferla - assistente amministrativo della Soprintendenza dei beni
culturali ed ambientali - segretario.
Assistono
alla riunione, nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio
presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa: arch.
Fulvia Caffo, direttore della sezione P.A.U., dott. Giovanni Di Stefano, dott.
Giovanni Cassarino, dott.ssa Rosa Corallo per eventuali chiarimenti ed
approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla commissione ed il dott.
Antonio De Marco dell'Ispettorato forestale di Ragusa.
Il
presidente, accertata la presenza dei componenti la commissione come sopra specificati,
dichiara aperta la seduta invitando la commissione a passare all'esame del
seguente ordine del giorno:
-
proposta di vincolo paesaggistico, ai sensi della legge n. 1497/1939 dell'alta
valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito,
Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa,
Giarratana, Modica e Ispica a conversione ed estensione del vincolo ai sensi
dell'art. 5 della legge regionale n. 15/91;
-
varie ed eventuali.
Si
passa all'esame del primo punto all'ordine del giorno.
Introduce
l'argomento il dott. Cassarino il quale sottolinea che la proposta in esame
nasce dall'esigenza di integrare e completare il vincolo paesaggistico posto
sulle stesse aree dalla commissione BB.NN.PP. della provincia di Siracusa.
Infatti,
per garantire l'unitarietà del paesaggio di questa zona che è abbastanza
integra e ben conservata, è sembrato doveroso procedere, anche per la parte di
tale territorio che ricade nella provincia di Ragusa, alla preparazione di una
proposta di vincolo paesaggistico ai sensi della legge n. 1497/1939, nella
quale ricomprendere, fra l'altro, oltre ad alcune aree già tutelate con due
distinti vincoli di immodificabilità assoluta temporanea, ai sensi dell'art. 5
della legge regionale n. 15/91, uno relativo all'area del Tellaro, Tellesimo,
Prainito e uno relativo all'area di cava Scardina, anche le aree a queste
intermedie, anch'esse degne di tutela.
Il
vincolo paesaggistico, infatti, di più ampia estensione, risponde meglio
all'esigenza di tutela dell'altopiano modicano e dei bacini idrografici delle
valli interessate, in quanto consente di prendere in considerazione tutti
quegli aspetti che caratterizzano l'area (l'aspetto archeologico,
architettonico, naturalistico, geologico) e insieme costituiscono un paesaggio
unico, diverso da quello di altre zone della stessa Sicilia e vicino più ad un
paesaggio appenninico che ad un paesaggio mediterraneo.
Il
dott. Cassarino, quindi, passa alla descrizione sulle planimetrie del perimetro
dell'area da sottoporre a vincolo paesaggistico, corredata da una ricca
documentazione fotografica.
Interviene
nella discussione il dott. Di Stefano il quale fa presente che sarebbe
opportuno estendere il perimetro dell'area da vincolare fino ad includervi
anche Cava Ispica.
L'arch.
Caffo precisa che Cava Ispica è già soggetta a tutela ope legis ai sensi della
legge n. 431/85 (c.d. legge Galasso), anche se, in effetti, fra l'area di Cava
Ispica e quella proposta per il vincolo si verrebbe a determinare una fascia di
territorio priva di qualsiasi forma di salvaguardia.
Afferma
il dott. Voza, presidente della commissione, che onde prevenire l'aggressione
di tale area contigua a Cava Ispica è opportuno inserirla nel vincolo
paesaggistico ed allargarne il perimetro fino a ricomprendere la stessa Cava
Ispica, perchè essa presenta le caratteristiche idonee per essere oggetto di
vincolo, e ciò sia per salvaguardare l'omogeneità del paesaggio, sia perchè il
vincolo paesaggistico consente una maggiore tutela del territorio rispetto al
vincolo della legge Galasso, che è più limitato.
I
punti dove attestare il nuovo perimetro del vincolo si potranno rilevare dal
foglio catastale, come propone il prof. Garofalo, o dalle foto aeree, come
suggerisce l'arch. Cintolo, visto che, come afferma il dott. Di Stefano, sembra
eccessivo stabilire il limite lungo la strada statale 115 che sarebbe, invece,
un limite certo e naturale.
Il
dott. Patti, rappresentante dell'Ispettorato forestale, si informa se nell'area
da vincolare ricadano anche dei boschi e riceve risposta affermativa; infatti
nel perimetro del vincolo sono ricompresi interamente due boschi appartenenti
al demanio forestale.
L'arch.
Caffo procede quindi alla lettura della relazione integrandola con
l'esposizione delle foto che riguardano le varie aree e della carta tematica.
Durante
la lettura il prof. Garofalo fa delle precisazioni di carattere storico.
A
conclusione della lettura il dott. Voza suggerisce di inserire nella relazione
architettonica una elencazione delle numerose masserie esistenti nell'area del
vincolo che ne giustifichino l'imposizione, ed, infine, invita i componenti
della commissione ad esporre eventuali osservazioni sulla perimetrazione.
L'ing.
Trupia, rappresentante del distretto minerario, precisa che l'area non è
interessata da cave estrattive e chiede se i confini del vincolo sono confini
naturali, così come in effetti è, come confermano i tecnici.
Il
dott. Patti non ha osservazioni da fare, in quanto il vincolo paesaggistico
integra quello della forestale.
A
questo punto il dott. Voza propone ai membri della commissione, ciascuno per
quanto di sua competenza, di apportare eventualmente delle integrazioni o
precisazioni alle relazioni tecniche e, dopo un sopralluogo con i tecnici della
Soprintendenza per meglio studiare il limite su Cava Ispica, di collaborare per
la determinazione del nuovo perimetro del vincolo che verrà proposto nella
nuova seduta che si terrà per la definizione del vincolo, previo sopralluogo da
parte di tutta la commissione da effettuarsi giorno 5 marzo 1999.
Il
presidente alle ore 13,00 ringrazia gli intervenuti e dichiara chiusa la
seduta.
Letto,
approvato e sottoscritto:
presidente:
Voza
componente: Garofalo
componente: Cintolo
membro
aggregato: Trupia
membro
aggregato: Patti
segretario: La Ferla
COMMISSIONE
PROVINCIALE PER
LA
TUTELA DELLE BELLEZZE
NATURALI
E PANORAMICHE DI RAGUSA
Verbale
di sopralluogo redatto in data 5 marzo 1999
PROPOSTA
DI VINCOLO PAESAGGISTICO
DELL'ALTA
VALLE DEL FIUME TELLARO
E
DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO,
PALOMBIERI,
SCARDINA E CAVA ISPICA
NEI
TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA,
MODICA
ED ISPICA
L'anno
millenovecentonovantanove il giorno 5 del mese di marzo, alle ore 9,30 si è
riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni culturali
ed ambientali di Ragusa, sita in piazza Libertà n. 2, la commissione BB.NN. di
Ragusa nominata con decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995, così come ricostituita
per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con
nota racc. n. di prot. 984/Amm. del 23 febbraio 1999, inviata a ciascuno dei
componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato
ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania,
quali membri aggregati, per effettuare il sopralluogo nelle aree proposte per
il vincolo paesaggistico in argomento.
Sono
intervenuti i seguenti componenti la commissione:
1)
dott. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali
pro-tempore della circoscrizione di Ragusa - presidente;
2)
prof. Filippo Garofalo - componente;
3)
arch. Giovanni Cintolo - componente;
4)
ing. Gaetano Maltese - in rappresentanza del distretto minerario di Catania
convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro
aggregato, delegato;
5)
dott. Giacomo Patti - in rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle
foreste di Ragusa, convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7
gennaio 1995 - membro aggregato;
6)
sig.ra Lidia La Ferla - assistente amministrativo della Soprintendenza dei beni
culturali ed ambientali - segretario.
Partecipano
al sopralluogo anche i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la
Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa: arch. Fulvia Caffo,
direttore della sezione P.A.U., dott. Giovanni Di Stefano, Giovanni Cassarino,
dott.ssa Rosa Corallo, per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che
dovessero essere richiesti dalla commissione, ed, inoltre, il dott. Antonio De
Marco ed il M.llo Salvatore Cilio dell'Ispettorato forestale di Ragusa.
Prima
di partire per il sopralluogo i tecnici della Soprintendenza illustrano sulla
planimetria ai membri della commissione il percorso da fare, che interessa,
soprattutto, quella parte di territorio proposto per il vincolo che corre lungo
il confine con la provincia di Siracusa, ed attraversando Ispica si conclude
nella zona archeologica di Parco Forza, da cui si gode un vasto panorama sulle
cave.
Si
fa rilevare, infatti, che, come stabilito nella precedente riunione della
commissione, il perimetro della proposta di vincolo è stato allargato al fine
di ricomprendervi anche Cava Ispica ed è stato attestato lungo limiti certi,
quali la S.S. 115, strade provinciali, interpoderali e consortili. Si concorda,
infine, che la seduta di delibera del vincolo paesaggistico in argomento si
terrà giorno 30 marzo p.v.
Considerato
che la porzione a monte del vincolo è conosciuta per vari aspetti dai
componenti la commissione, si decide di indirizzare la visita esclusivamente
alla porzione meridionale del vincolo che interessa l'area di Cava Ispica,
dalla cava Minciucci sino alla Scardina, che è il limite provinciale.
Si
parte, quindi, per il sopralluogo e percorrendo la statale che va da Ragusa a
Modica e la strada provinciale n. 32, in parte limite occidentale del vincolo,
ci si porta in contrada Finocchiara, nell'area di Cava Ispica, nei pressi della
Larderia, da cui si può ammirare un ampio panorama della vasta area
archeologica costellata da grottoni e chiesette rupestri. Sull'altopiano, lungo
la stessa S.P., i resti della chiesa di S. Pancrazio. Il paesaggio è molto ben
conservato ed è interessato dalla presenza di tipica macchia mediterranea.
Ci
si sposta, poi, attraverso una stradella interpoderale, nell'area di contrada
Scale Piane - Calicantone, per apprezzare il paesaggio di Cava Ispica da un
altro punto di osservazione. Da qui si gode un paesaggio bellissimo, aspro,
suggestivo ed incontaminato, caratterizzato da una flora endemica tipica;
questa, infatti, è la parte più integra e meglio conservata di Cava Ispica, in
cui l'inaccessibilità dei luoghi ha consentito la conservazione di biotopi
originari.
Poichè
i terreni situati sul fondo di Cava Ispica sono di proprietà privata, il
presidente della commissione, dott. Voza, si informa con il dott. Patti, quale
rappresentante dell'Ispettorato forestale, se non sia possibile per
l'Ispettorato intervenire al fine di acquisire tali terreni al demanio
forestale esercitando, contestualmente, un'azione di qualificazione ed
organizzazione dell'area, così come è stato fatto nell'area di Vendicari.
Il
dott. Patti chiarisce che l'Ispettorato ripartimentale delle foreste, pur
svolgendo un'azione fondamentale per il controllo del territorio, rivolta al
contenimento dell'abusivismo edilizio, alla salvaguardia ambientale, alla
tutela del territorio, purtroppo, sul piano dell'attività di espropriazione dei
terreni, non riesce a svolgere un'azione incisiva, in quanto tale attività è
penalizzata dai forti tagli ai finanziamenti.
L'ing.
Maltese chiede di conoscere se l'area è interessata da cave estrattive e viene
rassicurato dal dott. Cassarino sull'assenza nel territorio in questione di
cave estrattive, anche abusive.
A
questo proposito, infatti, puntualizza il prof. Garofalo che Cava Ispica ha
avuto sempre una sua connotazione, che ha scoraggiato interventi di tipo
estrattivo; infatti, già dal '700 era meta di escursioni da parte di
viaggiatori, anche stranieri.
Si
prosegue, infine, verso Parco Forza, altro punto di rilievo, dal punto di vista
paesaggistico, dell'area che si propone di sottoporre a vincolo.
Si
attraversa Ispica percorrendo dapprima la via Capri, su cui si attesta il
limite del vincolo, e, oltrepassando la S.S. 115, limite meridionale del
vincolo, si giunge al Parco Forza percorrendo la stradina lungo la quale sono
ancora ben visibili gli antichi abituri ricavati nella roccia e caratterizzati
dall'aggiustamento delle facciate e delle aperture di ingresso.
Qui
i componenti la commissione proseguono a piedi fino ad arrivare nell'area su
cui insistono i resti del castello dei Settimo, da cui si può osservare uno dei
versanti di Cava Ispica su cui corre il perimetro del vincolo, alla cui sommità
si sviluppa l'abitato urbano di Ispica, che certo non sembra la cornice adatta
al paesaggio di Cava Ispica. A tal proposito il prof. Garofalo suggerisce di
creare delle schermature di carattere arboreo per isolare Cava Ispica dalla
vista dell'edificato urbano circostante, magari con la collaborazione della
forestale. Sullo stesso versante, in area di proprietà comunale sono ben visibili
lungo il costone gli ingrottamenti ed i resti della chiesa dell'Annunziata. Sul
versante opposto, in contrada Ricotta, sparsi sul costone roccioso si notano i
grottoni naturali.
Si
continua, quindi, la visita del Parco Forza dove si possono ammirare i resti
antichi di una chiesa e delle abitazioni ricavate nella viva roccia. In uno di
questi grottoni, di epoca pregreca, la c.d. "Grotta 'della Scuderia"
si è avuto modo di osservare, su una delle pareti, ciò che resta delle
incisioni, risalenti, probabilmente ad epoca antica, raffiguranti cortei di
cavalieri a cavallo, il che fa pensare che questo fosse un luogo dedicato ai
riti religiosi.
Continuando
la visita del parco, la commissione giunge al piccolo e suggestivo museo,
ricavato in uno dei grottoni. Qui sono custodite raccolte di frammenti
provenienti da tutta l'area di Cava Ispica, che testimoniano la frequentazione
antica del sito, fino al periodo tardo bizantino e medievale. Si possono
ammirare, infatti, raccolte di frammenti di epoca castellucciana e del
Cassibile, un frammento corinzio di epoca greco-ellenistica e numerosi
frammenti di ceramica decorata databile al periodo che va dal '500 al '700.
La
visita del parco si conclude nella punta estrema dell'antico fortilizio, detta
la "Forza", dove è situata la torretta che si affaccia sulla cava, da
cui si gode uno degli scenari paesaggisticamente più interessanti e suggestivi
dell'intera area. Qui, infatti, la cava assume un aspetto caratteristico e
particolare, quello di una colonna rocciosa stretta ed allungata, di uno
sperone di roccia inaccessibile, che costituiva il baluardo di difesa
dell'antico abitato di Spaccaforno.
Ultimata
al visita al Parco Forza, alle ore 13,00, il presidente dichiara concluso il
sopralluogo e saluta gli intervenuti.
Letto,
approvato e sottoscritto:
Presidente:
Voza
Componente: Garofalo
Componente: Cintolo
Membro
aggregato: Maltese
Membro
aggregato: Patti
Segretario: La Ferla
COMMISSIONE
PROVINCIALE
PER
LA TUTELA DELLE BELLEZZE
NATURALI
E PANORAMICHE DI RAGUSA
Verbale
redatto nella seduta del 30 marzo 1999
PROPOSTA
DI VINCOLO PAESAGGISTICO
DELL'ALTA
VALLE DEL FIUME TELLARO
E
DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO,
PALOMBIERI,
SCARDINA E CAVA ISPICA
NEI
TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA,
MODICA
ED ISPICA
L'anno
millenovecentonovantanove il giorno 30 del mese di marzo, alle ore 10,00 si è
riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni
culturali ed ambientali di Ragusa, sita in piazza Libertà n. 2, la commissione
BB.NN. di Ragusa nominata con decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995, così come
ricostituita per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott.
Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 1254/Amm. dell'11 marzo 1999, inviata
a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti
dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto
minerario di Catania, quali membri aggregati.
Sono
intervenuti alla riunione i seguenti componenti la commissione:
1)
dott. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali
pro-tempore della circoscrizione di Ragusa - presidente;
2)
prof. Filippo Garofalo - componente;
3)
arch. Giovanni Cintolo - componente;
4)
ing. Angelo Trupia - in rappresentanza del distretto minerario di Catania
convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro
aggregato;
5)
dott. Giacomo Patti - in rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle
foreste di Ragusa, convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7
gennaio 1995 - membro aggregato;
6)
sig.ra Lidia La Ferla - assistente amministrativo della Soprintendenza dei beni
culturali ed ambientali - segretario.
Assistono
alla riunione, nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio
presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa: dott.
Giovanni Di Stefano, dott. Giovanni Cassarino, dott.ssa Rosa Corallo per
eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla
commissione.
Il
presidente, accertata la presenza dei componenti la commissione come sopra
specificati, dichiara aperta la seduta invitando la Commissione a passare
all'esame del seguente ordine del giorno:
-
delibera vincolo paesaggistico, ai sensi della legge n. 1497/1939 dell'alta
valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito,
Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa,
Giarratana, Modica e Ispica;
-
varie ed eventuali.
Si
passa all'esame del primo punto all'ordine del giorno.
Prima
di procedere alla delibera della proposta di vincolo in argomento, il
presidente dà lettura delle relazioni tecniche che ne costituiscono il
presupposto e sono allegate al presente verbale. Copia di esse e delle
planimetrie con la perimetrazione del vincolo verranno anche depositate insieme
al verbale, del quale fanno parte integrante, presso gli uffici della
Soprintendenza beni culturali ed ambientali di Ragusa, per l'eventuale
consultazione da parte di coloro che ne abbiano interesse.
A
conclusione della suddetta lettura i dirigenti tecnici si allontanano dalla
sala della riunione e la commissione passa alla votazione sulla proposta di
vincolo e alla delimitazione dell'area da tutelare che sarà la seguente:
Perimetrazione
Il
vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti
Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e dell'area della Cava Ispica
interessa i territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
Trattandosi
di un vincolo che completa il motivo paesaggistico dell'analogo vincolo
istituito in provincia di Siracusa ne condivide il confine amministrativo
provinciale dal lato orientale.
Nella
parte più settentrionale, conosciuta come Piano dei Pozzi, il perimetro parte
dal confine provinciale posto subito oltre il Km. 10 della strada provinciale
n. 57 Giarratana-Palazzolo Acreide, segue integralmente la strada provinciale
n. 53 S. Giacomo-Montesano sino alla stessa frazione di S. Giacomo,
comprendendo nel vincolo anche l'edicola votiva posta a destra della strada di
fronte l'accesso alla fattoria Musso. Dall'incrocio con le altre strade
dell'abitato il perimetro dell'area vincolata segue, per circa 900 metri, la
strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto e da qui, ad ovest, prosegue per la
trazzera che si adagia e supera la collina di Bellocozzo. Il limite seguita poi
lungo la strada vicinale n. 17 in direzione dell'ex scuola sino ad incontrare
la strada comunale n. 286 di Bellocozzo; segue quest'ultima per circa 800 metri
sino ad incrociare la strada vicinale n. 16, che costituisce ulteriore limite
alla zona vincolata. Da quest'ultima stradella per una pista si scende alla
cava ed il limite segue l'andamento dell'alveo del torrente, che è anche limite
comunale fra Ragusa e Modica, sino ad incrociare la pista che risale la
collinetta di Case Crocia. Il limite ora segue la vecchia stradella sino
all'incrocio con la strada provinciale n. 107 Marchesella-Balata che segue
integralmente sino al bivio per Frigintini; all'incrocio di località
Marchesello la provinciale prosegue distinta con il n. 79 e la denominazione
Frigintini-Margione sino all'incrocio con la strada consortile
Saitta-Martisello. Quest'ultima strada si sviluppa per quasi 2,500 Km.
attraversando il feudo Frigintini. Giunti all'incrocio si devia verso sud-est
imboccando la strada provinciale n. 23 che rappresenta sino all'incrocio con la
strada provinciale n. 28 il limite del vincolo seguendo ulteriormente
quest'ultima strada, per Km. 1,100 verso est, al Km. 10+000 il confine incrocia
la strada provinciale n. 33 che segue integralmente sino al limite provinciale.
Il
limite fra le due province è rappresentato da una serie di stradelle comunali e
vicinali che in serie sono la Don Tommaso-Ciaceri, la Don Tommaso-Palombieri,
in parte la villa Guardia cava Palombieri il tratto finale della consortile
Cipollazzo-Gesira tagliando lo Scalarangio da cui prende nome la stessa cava;
quest'ultima è superata perpendicolarmente al corso d'acqua da una stradella
che giunge sino alla Gisira incrociando la strada consortile
Cammaratini-Gisira. Da quest'incrocio il limite del vincolo, che è in
coincidenza di quello provinciale, seguendo dapprima una pista e poi il muro a
secco giunge sino alla cava del Prainito; il limite prosegue quindi risalendo
il corso d'acqua sino a che incrocia la strada provinciale n. 28 Modica-Favarotta
nei pressi del Km. 11+400.
Il
limite provinciale, anche limite di vincolo, prosegue per piste, stradelle
interpoderali e lungo muri a secco sino alla cava del Margione posta circa 500
metri a nord dell'incrocio con la strada provinciale n. 79 Frigintini-Margione
nei pressi del Km. 4+500. Segue così l'intera cava del Margione sino a che il
corso d'acqua s'innesta con il torrente Tellesimo che risale integralmente sino
all'ex scuola di Bellocozzo, posta lungo la strada provinciale n. 55
Giarratana-Noto; il limite del vincolo ne segue lo sviluppo per quasi 700 metri
sin quando il confine provinciale, seguendo una stradella, giunge al Trappeto.
Da
quest'ultimo punto il limite provinciale e del vincolo giunge, attraverso i
campi, lungo stradelle vicinali sino a valle Cozzo Freddo nord e da qui sino
alla strada regionale n. 10 S. Giacomo-Tellaro che segue verso sud-ovest per
circa 700 metri. Nuovamente qui le due province presentano come confine una
serie di stradelle vicinali ed interpoderali sino a Cozzo Freddo dove
incrociando la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto nei pressi del Km.
21+700 ne segue il corso di circa 100 metri allorquando il limite coincide con
l'origine del vallone della Fera che segue integralmente sino alla confluenza
con il torrente Tellesimo. Il confine provinciale e del vincolo prosegue quindi
lungo questo corso d'acqua sino all'innesto con il fiume Tellaro che avviene a
valle della Gisirotta.
Il
limite orientale del vincolo paesaggistico è ora integralmente rappresentato
dalla destra idrografica del fiume Tellaro sino alle sue origini che si rifanno
a quei bracci di Piano dei Pozzi posti oltre la strada provinciale n. 57
Giarratana-Palazzolo che incontra nei pressi della Casa Contoniera.
La
porzione inferiore del vincolo, posta in continuità con il territorio
provinciale di Siracusa oggetto di analogo vincolo, è delimitata in buona parte
dal limite provinciale stesso; a partire da questo, nei pressi di porta di
ferro, devia dall'incrocio della strada provinciale n. 32 proseguendo verso
nord-ovest lungo la consortile Cannizzaro-Ciancia che segue sino all'altezza
della Casa Cantoniera dove si immette nuovamente nella strada provinciale n. 32
Rocciola-Scrofani che segue sino all'incrocio di Serra Pero. Svoltando verso
sud-est si segue ora la strada consortile Serra Pero-Cava Ispica sin quando
incrocia ulteriormente la strada provinciale n. 32 in direzione sud.
Quest'ultima al bivio con la strada consortile Calicantone-Scale Piane ne segue
il tracciato deviando verso sud-est e percorrendola integralmente sino a
raggiungere la strada comunale Minciucci-Torre Chiavola che anch'essa è limite
occidentale del vincolo sino a raggiungere la SS. 115.
Il
limite del vincolo è così costituito dalla stessa statale sino alla periferia
dell'abitato dove al Km. 353+050 il limite prosegue per la strada del serbatoio
e percorsi altri 50 metri lungo questa si svolta a destra entrando in Ispica
per la via Capri; si segue questa strada sino alla via Asinara ed in fondo a
quest'ultima si svolta per la via Liguria che si percorre sino alla via
Sardegna che si percorre in direzione nord-est includendo sia l'Eremo della
Madonna delle Grazie che la vecchia scuola tecnica. Dalla via Sardegna si segue
poi la via del Platani sino ad arrivare in via Sofocle che contorna la cava
Mortella che è inclusa nell'area da vincolare. Il vincolo prosegue così con la
via Sofocle e di seguito lungo la via Basilicata sino in via Capri dove si
aggancia ad altro vincolo paesaggistico e del centro storico di Ispica. Ne
segue il contorno (includendo quindi la valle della Cava Ispica) rappresentato
anche dalla stessa perimetrazione del Parco Forza, già sottoposto al vincolo
archeologico dallo stesso P.R.G. includendo nel vincolo anche la parte
prospiciente la valle della strada barriera e seguendo lo sviluppo intorno al
complesso del Carmine. Segue ulteriormente il limite dell'altro vincolo
includendo il valloncello fra le due propaggini orientali dell'abitato e
seguendo prima via Roma e poi via Santa Lucia include in questo vincolo il complesso
conventuale dei Frati Minori. Il limite segue così tutta la stessa via Santa
Lucia sino alla via Marconi dove si sviluppa lungo la parte terminale di
quest'ultima, via Manzoni, via Nazario Sauro, via Raffaello, via Buozzi, via
Curcio, via Verga e via Michelini che segue sino a quando il muro di valle
coincide con quello della stradale 115 nei pressi del Km. 355+100. Da questo
punto si sviluppa integralmente lungo la statale sino al limite della provincia
posto al Ponte Cipolla dal quale il limite risale seguendo la destra
idrografica della cava Scardina e poi lungo la cava del Signore sino
all'incrocio della strada provinciale n. 48 Conocchielle-Scorsone a quota 292
metri s.l.m.
Il
limite del vincolo prosegue lungo la strada vicinale Gabbellazzi e contorna la
Cava Ispica seguendone le pareti verticali e attraversando trasversalmente il
corso d'acqua sino a valle di casa Galfo e proseguendo a nord attraverso la
contrada Finocchiara lungo la strada vicinale Gabbellazzi-Monica, superando la
strada provinciale n. 34 S. Alessandra-Ispica-Rosolini e adagiandosi al
versante di Cava Lazzaro lungo il confine provinciale sino a ricongiungersi
alla strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani.
Tutto
ciò esaurito e condiviso, la commissione all'unanimità
Delibera:
di
proporre l'inclusione nell'elenco delle bellezze naturali della provincia di
Ragusa, ai sensi dell'art. 1, nn. 3 e 4, della legge 29 giugno 1939, n. 1497,
come bellezza di insieme e panoramica, la parte del territorio comprendente
l'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito,
Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa,
Giarratana, Modica ed Ispica, così come descritta nella perimetrazione
suddetta.
Letto,
approvato e sottoscritto:
Presidente:
Voza
Componente: Garofalo
Componente: Cintolo
Membro
aggregato: Trupia
Membro
aggregato: Patti
Segretario: La Ferla
SOPRINTENDENZA
DEI
BENI CULTURALI ED AMBIENTALI
Sezione
paesaggistico-architettonico-urbanistica
PROPOSTA
DI VINCOLO PAESAGGISTICO
DELL'ALTA
VALLE DEL FIUME TELLARO
E
DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO,
PALOMBIERI,
SCARDINA E CAVA ISPICA
NEI
TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA,
MODICA
ED ISPICA
Premessa
Nell'ambito
del piano di salvaguardia del territorio ragusano e nella prospettiva di un più
organico programma di tutela provinciale, seguendo le linee guida del piano
territoriale paesistico regionale, si è preso in considerazione quella parte
del territorio, ricadente nelle tavolette Palazzolo Acreide, Castelluccio, Cava
d'Ispica e Ispica, che interessa i fondovalle e le aree adiacenti l'alta valle
del Fiume Tellaro e le cave dei Torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri,
Scardina e della Cava d'Ispica.
Le
aree, in parte già tutelate con due vincoli d'immodificabilità assoluta ai
sensi dell'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n.15, furono decretate
per il Tellaro-Tellesimo-Prainito con decreto n.8296 del 19 dicembre 1994
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n.4 del 14 gennaio
1995 e prorogato dal decreto n. 5048 del 18 gennaio 1997 pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 6 dell'1 febbraio 1997 e quello
della Cava Scardina munito del decreto n.5029 del 12 gennaio 1995 pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 13 dell'11 marzo 1995
prorogato con decreto n. 5201 del 31 gennaio 1997 pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale della Regione Siciliana n. 8 del 15 febbraio 1997, sono proposte,
dopo l'emissione delle ordinanze n. 1112 e 1113 del 24 febbraio 1999 da parte dell'Assessore
regionale per i beni culturali ambientali e pubblica istruzione ai sensi
dell'art. 8 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, per il vincolo paesaggistico.
Come
per il vincolo d'immodificabilità l'area da sottoporre a vincolo paesaggistico
si collega e si compenetra nel territorio provinciale di Siracusa visto che
quella provincia ha come limite amministrativo per larga parte la sinistra
idrografica di alcune di queste valli.
La
nuova delimitazione, tenendo conto del precedente aspetto a "macchia di
leopardo" che si era dato ai vincoli d'immodificabilità, inserisce luoghi
adiacenti anch'essi meritevoli di tutela paesaggistica nell'ambito e per il
completamento del tema della salvaguardia dell'altopiano modicano e della
difesa dei bacini idrografici delle valli interessate.
Le
nuove zone riguardano in particolare Piano dei Pozzi e Costa Fredda nella
tavoletta Palazzolo Acreide; la prima è un'area di notevole interesse
archeologico ed entrambi sono origine del Fiume Tellaro per il tratto ragusano.
Un'altra
parte di territorio aggiunto sono le contrade di San Giacomo ed il Borgo San
Giacomo, a cavallo fra le tavolette Palazzolo Acreide e Castelluccio, aree di
notevole pregio paesaggistico in cui attorno ai nuclei abitati si è conservato
immutato il paesaggio rurale e la natura dei luoghi da sempre legati al pascolo
della vacca modicana e alla cura dell'ulivo, senza trascurare carrubo o
mandorlo che per densità e sesto in taluni punti sembrano simulare quasi il
bosco.
Più
a sud, in tavoletta Cava d'Ispica, si è esteso il precedente vincolo a contrada
Ciaceri comprendendo la porzione a monte della Cava Palombieri che presenta la
prosecuzione ideale dell'adiacente valle nel tema della piana modicana, tutta
carrubo e pascolo brado.
Infine,
nell'estremo meridionale, isola apparentemente separata dal restante vincolo,
ma in continuità con il territorio siracusano vincolato oltre la destra
idrografica della Cava Scardina, si è inserita la cava del Torrente Sulla e
l'intero bacino del Cava d'Ispica sino all'omonimo abitato; la prima è un
piccolo esempio di cava dalla natura ancora selvaggia prima di giungere alla
piana costiera oramai densamente antropizzata e trasformata, il secondo si può
inquadrare più come un bacino culturale dalle grandi valenze archeologiche che
come un bacino idrogeologico.
Proprio
grazie all'uniformità che questo territorio presenta con quello limitrofo
extraprovinciale è possibile considerare l'unicità del tema che il vincolo in
oggetto propone completandosi con quello già istituito in territorio
siracusano.
Descrizione
geografica
Il
vincolo, dall'aspetto fortemente allungato in accordo con le valli che si
prefigge di proteggere, ha un'insolita forma ad "U" rovesciata visto
che si tratta di un lembo di territorio ragusano che s'incunea all'interno
della provincia di Siracusa e inizia a Piano dei Pozzi. Da questi luoghi
pianeggianti divisi dalla sella a valle di Serra Mola prendono corpo ben due
degli innumerevoli rivi da cui si origina uno dei principali fiumi iblei e
siciliani, il fiume Tellaro. Il paesaggio addolcito nella morfologia dalle
formazioni marnose si presta per un'agricoltura tradizionale basata sulla
coltivazione del grano e, indirettamente per alcuni periodi dell'anno, dal
pascolo.
Procedendo,
quasi distaccata, si apre la parte settentrionale del vincolo nella località
Costa Fredda tributaria d'acqua al fiume Tellaro con i suoi vari rami che si
dipartono dalla cresta orientale della contrada Santa Margherita e che si
arricchiscono per le modeste, ma innumerevoli sorgenti.
Più
a valle, fra le contrade di San Giacomo e Montesano ancora densamente popolate
in piccoli nuclei, il paesaggio agrario ha quasi l'aspetto a torta con le
terrazze che nascono dal contrasto fra gli strati calcarenitici più duri e
quelli più morbidi delle marne. Su questi ripiani gli alberi d'ulivo (ma anche
di mandorlo, pesco e carrubo) inverdiscono le colline e complici i degradanti
versanti utilizzati per il pascolo (che qui è ancora condotto tradizionalmente
in modo brado) e la gran quantità di mucche fanno in modo che per buona parte
dell'anno si osservi un paesaggio di tipo appenninico.
Proprio
in contrada San Giacomo il vincolo si divide in due rami ben distinti: da un
lato il braccio orientale, che s'incunea fra Vallone della Fera-Tellesimo e la
destra idrografica del fiume Tellaro sino alla contrada Gisirotta, mostra
analoghi motivi a quanto osservato a Montesano; dall'altro lato a partire da
Bellocozzo nasce il torrente Tellesimo la cui morfologia, soprattutto dopo
Cozzo di Manzio, si fa sempre più aspra tanto da sostituire alla larga valle
iniziale una stretta cava caratterizzata dalle pareti ripide e da un ambiente
di fondovalle ancora primitivo. A monte del corso d'acqua l'altopiano modicano
si snoda da Bellocozzo sino alla contrada Pesciarello e prosegue verso sud-est
nelle contrade Fegotto e Margione con un paesaggio collinare protetto dalle
vaste estensioni di carrubo ed ulivo.
Gli
affioramenti calcarei, sempre meno marnosi, rendono il paesaggio più aspro
nelle valli e più piatto sull'altopiano cosicchè dall'area della contrada
Favarotta sembra quasi di camminare su una pianura e ci si accorge delle cave
solo se vi si è vicini o se si apre uno spiraglio fra il fitto mantello di
carrubi. Anche le valli delle cave Prainito, Palombieri-Scalarangio Scardina,
Sulla e Cava d'Ispica sono simili a quella del Tellesimo, quasi a completare il
tema geomorfologico della cavitazione in cui il corso d'acqua scorre incassato
creando un ambiente suggestivo in cui molto spesso, visto che i luoghi sono
inaccessibili, è conservato il biotopo originario; in questi corsi d'acqua la
morfologia si fa più blanda solo alle origini quando un gran numero di piccoli
affluenti convoglia le acque dell'altopiano.
Idrografia
L'area
da vincolare racchiude parte dei bacini idrografici del fiume Tellaro e d'altri
importanti corsi d'acqua quale il Tellesimo, il Vallone della Fera, il
Prainito, il Palombieri poi definito anche Scalarangio, il torrente di Cava
Scardina che nel primo tratto è detto della Cava del Signore, il Torrente Sulla
il Cava d'Ispica e la porzione iniziale della Cava Minciucci.
Tutti
questi corsi d'acqua sono iscritti al testo unico delle acque pubbliche della
provincia di Ragusa che ne protegge sia il corso d'acqua principale che gli
affluenti sin dalle origini, siano esse sorgenti che bracci secondari; sono
pertanto già assoggettati alla tutela dalla legge 8 agosto 1985, n. 431.
Oltre
la destra idrografica del fiume Tellaro, già descritta per la ricca natura
paesaggistica delle valli tributarie, nucleo centrale del vincolo rimane il
bacino del Torrente Tellesimo. Prima di giungere alla località Cozzo di Manzio
il torrente è costituito da quattro ideali bracci che nascono dalle dolci
pendenze dell'altopiano nei pressi della frazione di San Giacomo i primi due,
da contrada Barco e da contrada Calamenzana gli altri; a valle del Cozzo, dalla
radura comunemente conosciuta con il nome di Cava dei Servi, sino alla
confluenza di Cozzo Margione e poi verso il Vallone della Fera, il Torrente
scorre incassato creando certamente il tratto più suggestivo, mentre in
seguito, nel breve tratto che lo separa dalla confluenza del fiume Tellaro, la
morfologia si fa più blanda e contornata da un maggior numero di piccoli
affluenti rispetto al tratto precedente che li possedeva esclusivamente in
destra idrografica.
Il
Cava d'Ispica, che insieme al torrente Sulla costituisce la porzione più
meridionale del vincolo, prende origine in due piccoli rami tra le contrade
Serrapero e Baravitalla. Scende serpeggiando incassato alimentato da una serie
di piccoli affluenti.
La
bellezza di queste valli è data dall'esasperazione della cava, che seppur
paesaggio frequente nel ragusano, è qui caratterizzata dalle pareti molto
scoscese in una valle stretta e profonda creatasi dallo smantellamento per
crollo dei versanti di natura carbonatica costituiti da banconi calcarenitici
molto fratturati per gli intensi eventi tettonici che in passati periodi
geologici hanno interessato questa parte dell'altopiano. Nel Tellesimo, a
differenza degli altri corsi d'acqua minori della zona, scorre anche in estate
l'acqua alimentata dalle innumerevoli sorgenti poste lungo i diversi contatti
strutturali e litologici che s'incontrano lungo il percorso; la vitalità del
corso d'acqua è dimostrata dalle innumerevoli cascatelle e dalle conche perenni
dove vive residua la Trota macrostigma.
Da
questi corsi d'acqua, ma in special modo dalle sorgenti disseminate un poco
ovunque, si dipartono piccole canalizzazioni che hanno favorito l'installazione
di mulini che servivano per la macina del grano prodotto nel limitrofo
altopiano.
Nella
perimetrazione del vincolo il limite non tiene conto dei bacini imbriferi, ma
solo della conservazione paesaggistica del bene da tutelare.
Geologia
Il
territorio interessato dal vincolo costituisce uno dei margini orientali del
plateau ibleo. Il paesaggio che oggi noi ammiriamo è la risultante fra la
litologia e gli intensi fenomeni endogeni, associata alla forza delle acque
scorrenti; questi tre elementi della natura hanno dato forma nel corso degli
ultimi due milioni d'anni, ad un panorama che seppur monotono (vista la
presenza dei bianchi affioramenti carbonatici) mostra una morfologia varia,
talvolta complessa.
Quello
che noi vediamo affiorare nelle valli è una litologia tutto sommato abbastanza
recente rispetto la storia della Terra; risalgono, infatti, a circa venticinque
milioni d'anni i calcari ragusani.
Se
nell'area vincolata affiora solo il Membro Irminio della formazione Ragusa è
perchè la parte più antica, il membro Leonardo, è conservato sotto e non è
emerso nè per motivi tettonici, nè per l'erosione che nonostante si sia spinta
abbastanza in basso nelle profonde cave non è riuscita a mettere integralmente
a nudo tutta la sezione superiore della formazione.
Nei
pozzi per scopo idrico perforati nelle zone circostanti, in pieno accordo con i
dati emersi dall'esplorazione petrolifera, la parte più antica della formazione
(Mb. Leonardo) è costituita da un'alternanza di calcari marnosi, ed in modo
minore da calcareniti e marne in modo quasi regolare. All'interno sono stati
campionati pani e noduli di selce di colore nera e marrone tanto ricercati
nella preistoria per la preparazione degli strumenti litici. Non affiorando qui
si può ipotizzare che quelle ritrovate lungo i corsi d'acqua e nei siti archeologici
siano frutto dei commerci con chi la cavava in zone limitrofe dove questa parte
di formazione affiora. Dai rari ritrovamenti di fossili e dall'indagine
micropaleontologica il membro Leonardo è da datare all'età geologica
oligocenica e lo spessore misurato in alcuni pozzi petroliferi è notevole,
quasi quattrocento metri, negli Iblei mai osservati integralmente in
affioramento.
Quello
che noi invece vediamo affiorare nelle valli è la seconda parte, la porzione
superiore della formazione Ragusa, il Membro Irminio. La parte basale si
presenta con banconi che racchiudono un'interessante alternanza di calcareniti
tenere giallastre e grossolane con strati calcarenitici biancastri più fini,
molto compatti e di colore biancastro. Gli strati non sono sempre piano paralleli,
ma anzi come notato specie lungo il Tellesimo spesso mostrano alternanze
incrociate e slumping che fanno immaginare come già si presentasse agitato il
bacino deposizionale a quei tempi. In questa porzione formazionale è possibile
incontrare fossili, principalmente modelli interni di lamellibranco (chiamati
dai contadini "u core a petra"), mentre sugli Iblei è conosciuto un
livello marker a noduli fosfatici talvolta contenenti denti di squalo che qui
affiora nella sezione di Cozzo di Manzio dal lato siracusano.
Sempre
nell'ambito del Membro Irminio segue in continuità stratigrafica un'altra
alternanza più regolare di calcareniti e marne che specie nelle aree
dell'altopiano conferiscono un caratteristico aspetto a torta, e che
favoriscono l'agricoltura su terrazze naturali. Povera di macrofossili
significativi è databile al Miocene inferiore.
La
somma delle due porzioni del Membro Irminio raggiunge i centocinquanta metri di
spessore.
In
successione stratigrafica segue la formazione Tellaro (studiata lungo l'omonimo
fiume) costituita da marne argillose giallastre alla cui base sarebbe presente
un'alternanza di marne con straterelli calcarenitici da alcuni definita Membro
di Giarratana per il fatto che affiora in quella località. D'età miocenica
media contiene fossili di scarso interesse ed assume spessori (in profondità)
di circa centocinquanta metri.
Al
di sopra del complesso carbonatico, specie nelle depressioni, si conservano
formazioni palustri e detritico-alluvionali che testimoniano un periodo in cui
le acque abbondavano in modo maggiore dell'attuale e i corsi d'acqua scorrevano
in modo diverso; nelle cave le brecce di versante e i coni di detrito, posti
alla base delle ripide pareti in smantellamento, denunciano territori resi
instabili dalla lunga mancanza di boschi e vegetazione trattenente.
Interessanti,
infine, i risultati ottenuti dall'intensa tettonica che, specie nei momenti
distensivi, ha creato paesaggi costituiti da horst e graben. L'area attorno
alla frazione di San Giacomo-Montesano, ad esempio, sarebbe proprio una grande
fossa tettonica allineata nord est-sud ovest, in accordo con i principali
allineamenti regionali; ma il sistema tettonico più importante è rappresentato
dalla faglia di Ispica che scorre a valle del paese costituendo il limite
meridionale del massiccio carbonatico degli Iblei oltre cui si trova in
profondità.
Il
restante territorio vincolato è percorso da faglie distensive d'analoga
direzione o delle sue coniugate, strutture minori che hanno condizionato la
morfologia e la stessa direzione d'impostazione dei corsi d'acqua.
Per
le caratteristiche chimiche intrinseche della roccia e per il fatto di esser
attraversata da faglie e diaclasi che ha facilitato la circolazione delle
acque, questa parte degli iblei gode di un esteso fenomeno carsico che si
manifesta ovunque con piccole e grandi cavità, talora ampie ed esplorabili.
Aspetti
naturalistici
L'ambiente
da vincolare si distingue in due fasce ben definite: l'area d'altopiano
degradante e quello di fondovalle.
Se
il primo, specie per la facilità d'accesso ai mezzi meccanici, si presenta
coltivato da un'agricoltura non intensiva, tradizionale e quindi tutto sommato
giudicata poco deleteria per la conservazione del paesaggio agrario, il secondo
è più congeniale e rappresentativo dei primitivi biotopi naturali.
Fisionomicamente
la vegetazione della cava può essere distinta in alcune zone ben tipizzabili.
Come osservato ad esempio lungo il Tellesimo, il corso d'acqua è accompagnato
da una stretta fascia di vegetazione ripariale, ricca d'essenze arboree a
platano, salice e pioppo (Platanus orientalis, Salix fragilis, Salix
pedicellata, Salix alba, Populus nigra) cui si associano arbusti e liane che
costituiscono a tratti un intricato sottobosco di rovi del genere Rubus e cui
si aggiungono specie erbacee di fondovalle del tipo igrofilo.
Sui
costoni rocciosi sono frequenti le macchie con lentisco e leccio (Pistacia
lentiscus e Quercus ilex), mentre le fenditure rocciose sono colonizzate da
capperacee ed euforbiacee (Cappero spinosa, Euphorbia dendroides) specie un
tempo più comuni in tutti i corsi d'acqua iblei.
In
contrada Marchesa di San Giacomo e soprattutto lungo tutto il corso del
Tellesimo si tenta di ripristinare i vecchi ambienti boschivi preparando i
terreni con i rimboschimenti che si operano da parte della stessa Regione sin
dal 1978 in terreni demaniali.
Sui
fondovalle i corsi d'acqua non sono da considerare semplici canali di trasporto
d'acqua, ma sistemi ambientali in cui la presenza idrica, se mantenuta,
permette il perdurare d'associazioni naturalistiche d'estremo interesse. Se
oltre alla presenza dell'acqua si riesce a conservare un ambiente
fisico-chimico favorevole allora è possibile contenere i danni dell'avanzata
antropizzatrice.
A
tali considerazioni va legata la presenza nel torrente Tellesimo (oltre che
molto probabilmente ancora nel Tellaro) e nella Cava del Prainito di una
popolazione del salmonide tipico della nostra isola, la Trota macrostigma. Tale
forma, studiata sistematicamente è inserita nella lista, realizzata dal
Comitato europeo per la conservazione della natura e delle risorse, delle
specie d'acqua dolce minacciate in Europa e l'eccezionalità della conservazione
è legata al fatto che probabilmente è una delle ultime popolazioni allo stato
puro in Sicilia, in quanto immune da immissioni di forme alloctone.
A
tale riguardo l'Amministrazione regionale ha considerato l'importanza di tale
forma ittica vietandone la pesca a tempo indeterminato nel torrente Tellesimo,
con apposito decreto dell'Assessore per la cooperazione, il commercio,
l'artigianato e la pesca del 28 febbraio 1989.
Anche
la presenza di altre specie animali testimoniano un habitat ancora
incontaminato; le acque ospitano le tinche e le anguille e nel fitto sottobosco
vivono in sintonia con l'ambiente la donnola, la lepre e l'istrice (Mustela
nivalis, Lepus europaeus e Hystrix cristata). Tra i rettili sono segnalati il
gongilo (Chalcides ocellatus tiligugu e alcune specie di colubridi (Elaphe
situla leopardina e Coluber virdiflavus carbonarius). L'avifauna è presente con
il lanario e il barbagianni.
Il
vincolo quindi oltre alla conservazione del paesaggio si prefigge la
conservazione della struttura fisica della cava che altrimenti comporterebbe
una modificazione dell'habitat rischiando di diventare inospitale sia per i
microrganismi (che sono alla base delle catene biologiche) che per gli animali
che a queste catene sono legati. Inoltre, l'abbattimento degli alberi e la
distruzione della vegetazione riparia comporterebbero una variazione della regolazione
microclimatica con grave ricaduta sullo stesso paesaggio, tenendo tra l'altro
conto che il torrente che già soffre di una carenza idrica, avendo minori
apporti, metterebbe in serio pericolo la fauna ittica.
Se
l'ambiente naturale sopravvive nei fondovalle del Tellesimo o del Prainito, ciò
non vale per gli altri torrenti da vincolare che soffrono da anni di
un'endemica carenza idrica; dalla tarda primavera sino all'autunno inoltrato la
falda scende di livello a causa del combinarsi di due eventi, la mancanza di
precipitazioni e il contemporaneo emungimento dei pozzi che si trovano sparsi
in tutto il bacino idrografico.
Resti
del passato
Il
territorio da vincolare è da sempre stato abitato dall'uomo ed i resti che si
rinvengono sparsi ne sono la prova.
Un
tempo, queste colline avevano un aspetto certamente diverso; ricche di boschi,
come gli antichi autori ci tramandano, erano un sicuro rifugio per l'uomo ed
anche un serbatoio di selvaggina per i primitivi cacciatori, erano preferite
per la presenza delle numerose sorgenti e per i fiumi certamente pescosi. Anche
se non affiorava la selce, come nelle altre cave iblee, non mancavano certo gli
spunti di sopravvivenza.
Le
aree pianeggianti e a debole pendenza furono ben presto interessate dalla
coltivazione del grano che tanto accrescerà l'importanza dell'isola e della
stessa Ragusa definita al tempo dei romani come il "granaio
dell'impero".
La
possibilità di avere sempre nuovi coltivi e la pregevolezza del legno ricavato
dai boschi a quel tempo presenti portò ad un disboscamento sempre più
frequente; greci, romani e arabi riducendo le superfici boscose modificarono di
conseguenza anche la struttura del territorio sino a portarlo a quello attuale.
Tra i campi di Piano dei Pozzi si apprezzano queste presenze del passato anche
se attualmente non sono stati condotti scavi sistematici.
Ma
la zona che ha rivelato una complessa presenza umana è pur sempre quella che
ruota attorno alla parte iniziale della cava del torrente Tellesimo dove
proprio all'inizio del demanio forestale è stato trovato un monumento funerario
megalitico di notevole interesse scientifico. Il dolmen, costituito da sei
lastre di calcare poste a cerchio delimita un'area interna con diametro che
misura circa due metri; al di sopra di quest'ambiente altre lastre ne imitavano
la cupola; un raro esempio di monumento funerario. Oltre questa singolarità
archeologica di fronte, a contrada Pesciarello, si estendevano i luoghi di vita
quotidiana ma anche la necropoli che fa osservare tombe che spaziano come
periodo dal Castellucciano (XX-XV sec. a.C.) alla cultura di Pantalica (XII-XI
sec. a.C.).
Anche
a valle del dolmen, nell'area di Cozzo di Manzio, si ritrovano accanto al corso
d'acqua grotte abitate sino all'era cristiana, mentre più a valle la necropoli
preistorica caratterizzata da grotticelle scavate a mezza quota su versanti
scoscesi e inaccessibili occupa buona parte della parete occidentale della Cava
dei Servi.
Ed
ancora più a valle lungo lo stesso corso d'acqua altre necropoli segnalano una
frequentazione più intensa dei luoghi favorita dall'aspetto selvaggio ed
inaccessibile del fondovalle che è giunto così a noi, quasi immutato negli
ultimi millenni.
Anche
il corso del fiume Tellaro è costellato da piccoli insediamenti castellucciani,
giacchè la località da cui proviene il nome quella cultura è di là poco
distante, a circa due chilometri, nella corrispettiva fascia vincolata in
territorio siracusano.
Anche
gli altri corsi d'acqua minori a cui si estende il vincolo presentano resti del
passato. Sin dai tempi dell'Orsi furono esplorate le necropoli dell'altopiano
modicano e lo stesso archeologo segnala resti murari, che definisce megalitici,
sparsi nella campagna; da più approfonditi e recenti studi, però, queste mura
sono da ricondurre alle civiltà che coltivarono il grano dal periodo imperiale
sino ai tempi bizantini. In queste zone rinvenimenti occasionali, specie
durante le fasi d'aratura del terreno, coprono un po' tutti i periodi storici
sino a questo millennio.
Di
particolare interesse le necropoli scoperte lungo il Cava Palombieri nei pressi
di Case Turlà, ma anche quelle di quel tratto di cava detta
"Paradiso", o quelle della Cava del Prainito nei pressi del Mulino.
Al confine meridionale del vincolo, presso Scalarangio, si segnala una rara catacomba
ebraica.
Infine,
anche lo spazio fra la Cava Scardina e quella del torrente Sulla sono da
considerare ricche di testimonianze archeologiche; ne sono prova la gran
quantità di tombe e le grotte che si osservano all'uscita della stretta Cava
Sulla verso l'ambiente dell'adiacente pianura.
La
Cava Ispica
La
Cava Ispica costituisce uno dei luoghi più celebri dell'attrattiva
storico-archeologica siciliana, legata al ricordo che ne hanno lasciato i
viaggiatori e gli studiosi italiani e stranieri.
La
Cava è una vera e propria valle incisa per tredici chilometri nelle pendici
meridionali degli iblei, fra Modica e Ispica. Un minuscolo ruscelletto, il
Pernamazzoni, scorre sul fondo valle fra scenari paesaggistici di incontaminata
bellezza.
La
Cava si forma nel cuore dell'altopiano modicano, a quota 400 m. s.l.m., con un
impluvio nelle contrade Serrapero e Baravitalla. La vera e propria testata
della cava è segnata più a valle da una strettoia determinata dalla convergenza
di due speroni rocciosi che sporgono dai pianori soprastanti: ad est il
"Cozzo", ad ovest il Poggio Salnitro.
Il
toponimo "Cava Ispica" si riferisce solo alla testata nord della
Cava, ricadente nel territorio di Modica.
La
Cava Ispica, prima dello stretto gomito finale a sud, si allarga per la
confluenza di due brevi cave laterali: la "Cava Mortella" ed il
"Vallone della Barriera". Qui si forma una colonna rocciosa stretta
ed allungata, detta la "Forza". E' uno sperone imprendibile, che
costituiva il nucleo dell'abitato tardo medievale di Spacca forno.
Già
agli inizi del secondo millennio avanti Cristo, l'uomo preistorico è presente
nella Valle d'Ispica, all'alba cioè di forti influenze egeo-anatoliche,
protomicenee e sulla scia della diffusione mediterranea della
"matt-painted ware" mesoelladica.
Forme
proto-urbane di villaggi di clan plurifamiliari, dall'economia complementare ed
integrata di tipo agricola e pastorale e forme di economia iperspecializzata di
tipo minerario, interrelazioni gerarchiche fra gruppi sociali diversi, accumuli
di eccedenze, interscambi con aree limitrofe, costituiscono l'universo della
cultura "castellucciana" dell'antico bronzo siciliano.
A
Cava Ispica, ai bordi della Valle, si trovano documentati, nell'ambito di una
fitta rete di insediamenti di cava, alcuni episodi rilevantissimi di questa
civiltà.
A
Baravitalla, da dove proviene un osso a globuli simile a quelli rinvenuti a
Troia, a Lerna, a Malta e in Puglia, sono note un gruppo di capanne recintate
da un muro difensivo i cui prototipi architettonici sono le fortificazioni di
Chalandriani nell'isola di Sylos, quelli di Siphos e di Los Millares, oppure
quelle di Branco Grande di Camarina, di Timpa Dieri di Villasmundo e di Thapsos
(Siracusa). Elaborate forme di architettura funeraria preistorica, simili ai
prospetti dei templi megalitici di Hal Saflieni a Malta e alle tombe delle
Baleari, sono quelle tombe con padiglione caratterizzato da un monumentale
prospetto a pilastri dalla necropoli di Baravitalla e da quella di Calicantone.
Il
panorama degli episodi rupestri monumentali, attestati lungo la Valle, continua
con alcuni singolari cimiteri ipogei (catacomba della Larderia, ipogei del
Camposanto, Grotta Scantusa) di epoca tardo-imperiale, relativi a diversi
villaggi e fattorie romane costruite sui contigui altopiani e abitate da
"aratores" forse già cristianizzati. Il maggiore di questi cimiteri è
una vera e propria catacomba, quella della Larderia, databile ad epoca
postcostantiniana, fra i più estesi monumenti funerari di questa età nel
triangolo meridionale della Sicilia.
Si
tratta di un "unicum", sia sul piano della realizzazione (fosse
terragne, loculi a pila sovrapposti, arcosoli polisomi, tombe a baldacchino,
arcosoli a tegurium cieco), che dal punto di vista architettonico (fosse degli
arcosoli disposte a diverse quote, pilastrini e rozzi capitelli, arcatelle dei
teguri a tutto sesto o ad arco ribassato).
Ma
è soprattutto in epoca tardo-antica ed alto-medievale, che la Valle rappresenta
un habitat eccezionale. Esso favorisce l'insediamento di decine di villaggi ricavati
nella roccia (Grotte cadute, Cozzo Salnitro Palazzetto, Grotte Giardina, Perna
Mazzone, Castello, Convento, Forza d'Ispica) che, benchè simili ad altri del
Mezzogiorno d'Italia e della Sicilia, costituiscono senza dubbio la più
singolare forma di aggregazione rupestre di tutto il Mediterraneo fra l'VIII e
il XII-XV secolo dopo Cristo.
A
parte le singolarissime soluzioni dell'architettura civile in cui sono stati
traslati modelli delle abitazioni bizantine subdiali noti anche dagli esempi
siriani di Behio, sono alquanto interessanti alcuni sacelli rupestri: Santa
Maria, con scaletta elicoidale di collegamento, tracce di pannelli pittorici
raffiguranti probabilmente la Vergine; San Nicola, di forma quasi quadrata, con
abside e pannelli pittorici che rappresentano la Madonna col Bambino, San
Nicola e una scena di Annunciazione; Grotta dei Santi, con vestibolo e oratorio
e con almeno trenta pannelli pittorici raffiguranti vescovi e santi; la
Spezieria, con conca presbiterale triabsidata, navata di forma quadrata,
subsellia come nelle chiesette di San Micidiario, di Santa Maria e di
Sant'Alfano.
Se
il Castello rappresenta per eccellenza il paradigma di una forma di
insediamento rupestre di tipo naturalmente fortificato, il Convento è invece un
vero e proprio "monasterion" legato forse al fenomeno del monacheismo
orientale, con un sacello dedicato a Santa Alessandra adibito alla liturgia
battesimale simile alla cripta di San Marco presso Noto, o alla cripta del
Castello di Platamone vicino Rosolini.
Un'eccezionale
architettura monumentale di età bizantina costruita sull'altopiano è la
singolare chiesetta di San Pancrati, dedicata ad un "Pantokrator" o
una "H. Maria Panachrantos" o a un San Pancrati, databile al V-VI
secolo dopo Cristo. Essa ha pianta a navata longitudinale allungata e
presbiterio a trifoglio, mistilineo all'esterno. Un vero e proprio
"unicum", un momento architettonico intermedio fra le "callae
trichorae" e le basiliche a pianta longitudinale che ripropone il problema
della interdipendenza fra la basilica palatina e quella cristiana.
Paesaggio
rurale
Se
le testimonianze archeologiche hanno fornito la conferma sulle frequentazioni
di questi luoghi nel passato, quello che noi osserviamo è principalmente il
frutto delle trasformazioni occorse in quest'ultimo millennio.
Nell'area
da sottoporre a vincolo, come ampiamente visto, esistono due ambienti ben
distinti, quello dell'altopiano e quello delle cave. Se quest'ultimo era, ed è
l'ambiente ideale per la caccia, la pesca ed il rifugio, quello dell'altopiano
è certamente quello del lavoro e dei luoghi dove meglio si coglie l'evolversi
della vita.
Sin
dai tempi che hanno definito questa regione "granaio dell'impero"
l'evoluzione della vita rurale nel modicano è avvenuta attorno a due grandi
fili conduttori: la coltivazione del grano e l'allevamento della vacca
modicana.
L'area
delle cave non potendo assicurare nessuno di questi due requisiti è rimasta
immutata, quasi abbandonata dall'assalto incondizionato riservato all'altopiano
fertile.
Dalla
struttura latifondistica romana (testimoniata sia negli scritti antichi sia nei
ritrovamenti archeologici) al periodo bizantino fu un pullulare di vita nei
campi; un rallentamento si ebbe con le incursioni arabe, ma solo per poco
perchè il sistema feudale-baronale dapprima e l'enfiteusi in seguito favorirono
il ritorno alla campagna.
Proprio
con l'enfiteusi, i potenti Conti di Modica, con la velata scusa di spietrare i
terreni e di distinguere la loro rotazione colturale da alternarsi al pascolo,
ma in realtà per avere limiti territoriali certi da sottoporre alla tassazione,
imposero la rimozione delle grosse pietre affioranti e la realizzazione della
caratteristica rete di muri a secco quali confini.
Il
paesaggio si arricchì, inoltre, d'elementi architettonici vivi quali le grandi
masserie, talvolta nate sulla base di semplici necessità familiari.
Le
tipologie degli edifici rurali si possono distinguere in cinque grandi gruppi:
la masseria, la villa fattoria, l'abitazione del coltivatore, la casa di
villeggiatura, i piccoli ricoveri; tutte queste costellano il paesaggio rurale
nel verde dell'altopiano fra carrubi, olivi e mandorli.
Molte
costruzioni, sorte all'indomani del grande terremoto del 1693, inglobarono o
sorsero presso strutture preesistenti fortificate, bizantine o medievali.
Le
grandi masserie rappresentavano edifici rurali dedicati in parte alle attività
ricreative estive dei nobili o borghesi agiati e in parte costituivano dimore o
strutture di supporto alle attività contadine di tutto l'anno. Si affiancarono
ad esse anche magazzini, palmenti e trappeti per la conservazione e la
lavorazione dei prodotti della terra.
Le
costruzioni, realizzate spesso in luoghi elevati, permettevano facilmente la
difesa dall'attacco dei briganti e spesso assumevano l'aspetto turrito.
E'
in uso la distinzione fra masseria ragusana e siracusana che sta nella
tipologia e utilizzo delle produzioni, tenuto conto che all'epoca della
costruzione le provincie erano unite e facevano parte della Contea.
Quelle
dette ragusane, tipiche anche del territorio modicano, erano destinate
all'allevamento e alla coltura dei foraggi per gli animali ed erano
contraddistinte da alti muri di protezione. La tipologia siracusana, invece, è
più grande, a corte chiusa, con casa sopraelevata per la residenza del padrone
e presenta la chiesa, il pozzo centrale alla corte, magazzini, stalle, frantoio
e palmento.
Un
esempio completo di masseria è dato dalla Fattoria Musso in contrada San
Giacomo, sorge su un cocuzzolo isolato a quota 562 metri sul livello del mare,
in uno dei punti certamente più elevati dell'intero territorio da vincolare.
Contiene i magazzini per i cereali ed il trappeto, ma anche le stalle per il
ricovero e la mungitura degli animali; tutto ruota attorno ad un ampio cortile
centrale di forma rettangolare che prende il nome di "baglio". Quasi
centrale, un corpo a due piani, la casa padronale abitata dai proprietari nei
mesi estivi. Anche la muratura di questo corpo sembra migliore di quella dei
locali di lavoro; i cantonali sono realizzati da grossi elementi ben ammorsati
e la restante muratura a sacco è rifinita con intonaci dai colori tenui in
accordo con le tinte dell'ambiente circostante. A lato un piccolo spazio
delimitato da mura definisce un giardino e l'orto padronale. In altre masserie
(Finocchiara, Scaliciani) sono presenti forme più imponenti e case torri con
modelli che si avvicinano di più alle costruzioni dell'interno dell'isola.
La
testimonianza dell'importanza sociale della Fattoria Musso sta anche nel fatto
che, di quelle censite per questo vincolo, è l'unica ad avere una chiesa che
seppur di modesta fattura era pubblica visto che è disposta prima dell'entrata
del complesso, aperta a tutti gli abitanti della contrada. Anche il restante
territorio vincolato brulica di grossi caseggiati; tra i più importanti
Montesano, Cammaratini o Crocifia.
La
villa fattoria è più tipica dell'ottocento; è a due piani, quello nobile per il
proprietario e quello inferiore per il contadino, e presenta aspetti estetici
ricercati. Ha annesse stalle e magazzini, spesso palmento e frantoio. Tra gli
esempi tipici le ville Tantillo e Scorsone o le Case Savarini.
La
casa del coltivatore diretto, spesso ad un solo piano, era abitata
dall'agricoltore stesso; è più semplice della villa-fattoria ed ha annesso dei
magazzini. Nel territorio queste tipologie sono ben rappresentate ovunque ma
molto spesso, se ancora vissute, hanno visto accrescere nuovi corpi di
fabbrica, tettoie e stalle razionali.
Le
case dei contadini sono piccole, monolocali, talvolta poveri tuguri; il loro
numero aumenta nella seconda metà dell'ottocento parallelamente ad un diverso
modo di concepire il lavoro dei campi, con un successivo smantellarsi del feudo
e una progressiva trasformazione agraria.
Nell'unico
ambiente, angusto per l'elevato numero di familiari, si svolgeva la vita
domestica diurna con il rito del cibo, dei lavori del tessere e del filare, e
notturno per i contadini e gli animali da soma; le case erano spesso anche
stalle e mangiatoie prive di qualsiasi servizio igienico. In base alle esigenze
venivano realizzati depositi e pagliai.
A
contrastare l'aspetto imponente della prima serie d'edifici, le case contadine,
povere nella muratura, talora non intonacate, riempivano la campagna
dimostrando lo stato della vita quotidiana di chi lavorava in modo diretto la
terra. Accanto alle casette orti e nelle terrazze erose a torta gli ulivi, i
carrubi, i mandorli fonte sicura di reddito.
Negli
alti e bassi delle attività contadine, all'indomani della seconda guerra
mondiale, la crisi investì la struttura agricola con i suoi residui latifondi.
La
carenza di manodopera e la difficoltà nelle vie di comunicazione aumentarono la
crisi del settore agricolo. Una dura lotta seguita dalla legge per la riforma
agraria, con i prestiti agevolati e lo smantellamento del latifondo, stimolò
l'agricoltura con la costruzione delle cosiddette "case della
riforma" per incoraggiare il trasferimento nelle proprietà agricole e
favorire lo sviluppo dell'agricoltura.
Esempio
di questo è il Borgo San Giacomo, una ventina di piccole case "della
riforma agraria" ancora abitate, ma trasformate alle moderne esigenze. Una
strada centrale le divide in due gruppi; una cisterna le limita ad est dove
già' esisteva una piccola masseria.
Dopo
gli anni sessanta una nuova ondata investì il territorio e da questa nasce
l'invasione di costruzioni spesso abusive e con tipologie che mal si inquadrano
nel nostro paesaggio; tetti con tegolati inusuali per questi luoghi da sempre
caratterizzati da coperture con coppi siciliani gialli, intonaci vivaci
realizzati con prodotti plastici in alternativa ai colori mediterranei dati
alle tonachine tradizionali, infissi in alluminio contro quelli in legno.
Oltre
agli esempi indicati per le singole tipologie esistono sul territorio una serie
di edifici con caratteristiche intermedie, determinati dalle trasformazioni
subite nel tempo.
Le
principali ville, masserie e caseggiati rurali presenti nell'area da vincolare,
di seguito elencate, sono state rappresentate nell'allegato 3.
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica costa
Fredda Caseggiato rurale
"la Vaccheria"
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica
Cottonera Caseggiato rurale
di Cottonera
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica Piano
Lago Masseria di Piano
Lago
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica San
Giacomo Caseggiato rurale
di Porrazzelle
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica San
Giacomo Caseggiato rurale
"il Quaranaio"
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica
Montesano Masseria di Case
Montesano
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica
Montesano Caseggiato rurale
Case Musso
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica
Montesano Caseggiato Sor-
gente
Fontana
Palazzolo Acreide
273 II S.E. Modica Cava de
Lobbis Mulino lungo
il
fiume Tellaro
Castelluccio
276 I N.E. Modica Borgo San
Gia- Borgo San Giaco-
como mo
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa Cozzo
Freddo Masseria di Cozzo
Nord Freddo
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa
contrada Masseria Mandra
San Giacomo Ricignolo
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa
contrada Casale San
Gia-
San Giacomo como
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa
contrada Complesso della
San Giacomo Fattoria Musso
Castelluccio
276 I N.E. Modica
contrada Masseria a
Mar-
Marchesa chesa
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa S.
Giacomo Caseggiato rurale
Marchesa di San Giacomo
Castelluccio
276 I N.E. Modica Colle
Montesano Masseria Case
Montesano
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Marche- Casa Marchesa
sa
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
San Masseria di Case
Giacomo Floridia
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
San Masseria di Case
Giacomo Ottaviano
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
San Masseria di Case
Giacomo Santoro
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa Bellocozzo Resti del Trappe-
to
Castelluccio
276 I N.E. Modica Cozzo
Freddo Caseggiato lungo
Nord la S.P.
Castelluccio
276 I N.E. Modica
contrada Caseggiato rurale
Albacara di Case Albacara
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
San Caseggiato rurale
Giacomo vicino Tellaro
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
San Caseggiato rurale
Giacomo vicino Tellaro
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada San Caseggiato rurale
Giacomo vicino Tellaro
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa
Bellocozzo Caseggiato rurale
Casa
Agosta
Castelluccio
276 I N.E. Ragusa
Bellocozzo Caseggiato rurale
Case Castigo di
Dio
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Bibbiola Caseggiato rurale
Case
Crocia
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Pescia- Complesso Pescia-
rello rello
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Pescia- Caseggiato rurale
rello Casa Pesciarello
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Fegotto Caseggiato rurale
Casa Fegotto
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Pescia- Caseggiato rurale
rello Casa Ragusa
Castelluccio
276 I N.E. Modica Fosso
Margione Caseggiato rurale
Casa
Cannata
Castelluccio
276 I N.E. Modica Fosso
Margione Caseggiato rurale
Casa
Candelliere
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Margione Caseggiato rurale
Casa
Tantillo
Castelluccio
276 I N.E. Modica Fosso
Margione Caseggiato rurale
Casa Margione
Castelluccio
276 I N.E. Modica Torrente
Telle- Mulino Pancali
simo
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Margione Caseggiato del
Fosso Margione
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Margione Caseggiato rurale
del
Margione
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Margione Caseggiato rurale
del
Margione
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Margione Caseggiato rurale
Case Floridia
Castelluccio
276 I N.E. Modica Caseggiato rurale
Casa
Frasca
Castelluccio
276 I N.E. Modica cava
Margione Caseggiato rurale
del Cava Margione
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
San Caseggiato rurale
Giacomo Case Gisira
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Cozzo Masseria di Case
Freddo Ottaviano
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Cozzo Gisira Albertini
Freddo
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Cozzo Caseggiato rurale
Freddo di Gisira
Alber-
tini
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Cozzo Masseria di Case
Freddo Floridia
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Cozzo Ruderi Magazzini
Freddo della Fame
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada Gisira Masseria Alecce
Pagana
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiato rurale
Pagana di Masseria Alecce
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada Gisira Caseggiato rurale
Pagana Case Ciavola
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiato rurale
Pagana Ciavola
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Gisira Pagana
Pagana
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiato rurale
Pagana Case Cavallo
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiati rurali
Pagana di Case Giunta
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiato rurale
Pagana di Cozzo
Napoli-
no
Castelluccio
276 I N.E. Modica
Napolino Caseggiato rurale
"Il Mulinazzo"
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Mandra della Rui-
na
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiato rurale
Case
Doddaro
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiato lungo
S.P.
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Gisira Pagana
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisira Caseggiato rurale
Case
Nobile
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Gisi- Caseggiato rurale
rotta Gisirotta
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica contrada
Gisi- Caseggiato rurale
rotta Gisirotta
Castelluccio
276 I N.E. Modica contrada
Marti- Caseggiato rurale
sello Case Garofalo
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Feudo
Frigintini Caseggiato rurale
Case Scifo
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Feudo
Frigintini Caseggiato rurale
Case
Saitta
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Feudo
Frigintini Caseggiato rurale
Case
Corulla
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Rossolillo Caseggiato rurale
Rossolillo
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Feudo
Frigintini Caseggiato rurale
Case
Corulla
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Favarotta Caseggiato rurale
lungo
il Favarot-
ta
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Favarotta Caseggiato rurale
Case
Rizzana
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Favarotta Caseggiato rurale
Case
Aprile
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Favarotta Caseggiato rurale
Case Aprile
Cava d'Ispica
276 I N.E. Modica
Favarotta Caseggiato rurale
Casa
Ascenzo
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Favarotta Caseggiato rurale
Casa Cannata
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Favarotta Caseggiato rurale
Casa
Mantegna
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Favarottella Caseggiato rurale
della
Favarottel-
la
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Prainito Caseggiato rurale
Case
Tontillo
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Favarottella Caseggiato rurale
della
Favarottel-
la
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Complesso rurale
Cammaratini
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
"La Casazza"
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
dei
Cammaratini
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
dei
Cammaratini
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
"La Mandra
Vec-
chia"
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
dei
Cammaratini
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Masseria Schifit-
to
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
dei Cammaratini
Cava d'Ispica
276 I S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
dei
Cammaratini
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Gesira Masseria di Case
Turlà
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
Case
Manzio
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
"La Carbonara"
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Ciaceri Masseria di
Don
Raimondo
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Ciaceri Masseria Ciaceri
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Ciaceri Caseggiato Ciace-
ri
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Ciaceri Case Colomba
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Ciaceri Caseggiato rurale
Ciaceri
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cammaratini Caseggiato rurale
Case
Molè
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cipollazza Masseria Cipol-
lazzo
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Gesira Complesso rurale
di Casa
Cannata
Modica
276 I S.0. Modica
Trebalate Caseggiato rurale
Case Trebalate
Modica
276 I S.0. Modica
Serrapero Caseggiato rurale
di
Serrapero
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Baravitalla Caseggiato rurale
di
Baravitalla
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Cannizzara Villa rurale Ar-
rabito
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Cava
Ispica Caseggiato rurale
"Sambramati"
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Cava
Ispica Caseggiato presso
chiesa S.
Pancra-
zio
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Cava
Ispica Caseggiato rurale
lungo il Cava
d'Ispica
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Cava
Ispica Caseggiato rurale
di Cava
d'Ispica
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Finocchiara Torre Finocchiara
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Cava
Ispica Villa Trombatore
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Finocchiara Masseria Finoc-
chiara
Ispica
276 II N.E. Modica Finocchiara Caseggiato rurale
della
Finocchiara
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Gisirella Gisirella
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica Gisirella Caseggiato rurale
Gisirella
Cava d'Ispica
276 II S.E. Modica
Gisirella Caseggiato rurale
Case
Giardina
Ispica
276 II N.E. Modica
Calicantoni Masseria Calican-
toni
Ispica
276 II N.E. Modica
Calicantoni Caseggiato rurale
Calicantoni
Ispica
276 II N.E. Modica
Scaliciani Torre Scaliciani
Ispica
276 II N.E. Modica contrada
Catanese Villa Arena
Ispica
276 II N.E. Modica Cava
Ispica Caseggiato rurale
Crescione
Ispica
276 II N.E. Modica contrada
Catanese Masseria di case
Di
Martino
Ispica
276 II N.E. Modica contrada
Catanese Villa e Masseria
di Case
Savarini
Ispica
276 II N.E. Modica
Minciucci Caseggiato rurale
Case Minciucci
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Villa Scorsone
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
Case
Scorsone
Zucchero
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
di
Scorsone
Ispica
276 II N.E Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
Case
Grimaldi
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
Case
Cannizzara
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
di Case
Pisano
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
di Case Pisano
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
Casa
Annunziata
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Masseria Case
Scorsone Tedeschi
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
di
Scorsone
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
di
Scorsone
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
Case Scorsone Mo-
dica
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scorsone Caseggiato rurale
Case
Modica
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Sulla Caseggiato rurale
Bosco
Vucchieri
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Sulla Villa Modica
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Sulla Caseggiato rurale
Conventazzo
Ispica
276 II N.E. Ispica Cava
Ispica Caseggiato rurale
Case Gerratana
Ispica
276 II N.E. Ispica contrada
Scala- Caseggiato rurale
ricotta Case Scalaricotta
Ispica
276 II N.E. Ispica Ispica Villa "Il Palaz-
zello"
Ispica
276 II N.E. Ispica
Crocifia Complesso Masse-
ria
Crocifia
Molti
degli antichi fabbricati presentano corpi allungati. Sono le stalle un tempo
destinate all'allevamento della vacca modicana, una varietà autoctona della
comune mucca mediterranea (Bos taurus macrocerus) ottenuta dalla paziente
selezione degli allevatori iblei che hanno incrociato per decenni bovini di
collina con bovini di pianura (due delle tre sottospecie siciliane) ottenendo
una razza che assomma delle proprietà uniche (dal 1936 il Ministero
dell'agricoltura e delle foreste ne ha definito le caratteristiche tipiche e
dal 1970 esiste un libro genealogico tenuto dall'Associazione regionale
allevatori e regolato da un decreto specifico).
La
razza è abituata da sempre alla vita brada, ai difficili climi iblei e ai prati
dove è più frequente trovare stoppie (la restuccia) e rovi anzichè l'erba
medica o il trifoglio, oltre alla poca acqua raccolta nelle conche e negli
"scifi"; nonostante ciò produce un latte ricco da cui prendono
maggior gusto i prodotti caseari iblei oramai conosciuti al pari d'altri
importanti formaggi nazionali.
Purtroppo
si vede abbinata sempre più a razze d'oltralpe, le quali riescono a produrre un
quantitativo doppio di latte rispetto alla specie iblea, vivendo una vita non
brada, da stalla. Le aziende zootecniche, un tempo a conduzione familiare, sono
ora in continua espansione e propendono per la realizzazione di moderne stalle
razionali (secondo le norme comunitarie) tentando di costruire casermoni
prefabbricati che da un lato migliorano l'economia generale del modicano, ma
che in pratica minano l'esistenza di una razza che ha contribuito alla storia
del paesaggio ibleo.
Completa
il paesaggio rurale la presenza in buona quantità di edicole votive, le
"fiuredde". Percorrendo un po' tutti i vecchi percorsi, le carraie e
le trazzere, s'incontrano specie agli incroci questi piccoli monumenti frutto
della devozione. Alcune modeste, altre sontuose come quella posta all'ingresso
della strada che sale alla Fattoria Musso, nascevano dal culto quotidiano di
chi aveva bisogno di rassicurazione e garanzia di futura grazia. Molte contenevano
autentiche opere d'arte che oggi sono state smontate o trafugate. Alcune
rappresentavano Santi, ma molto spesso il soggetto sacro era la Madonna, il
culto della madre propiziatoria cui i contadini erano particolarmente devoti
per i bisogni quotidiani, un luogo dove fermarsi un attimo in preghiera quando
non si aveva nemmeno il tempo di recarsi in chiesa perchè impegnati nel lavoro
quotidiano dei campi.
In
definitiva il territorio che s'intende vincolare, pur se di notevole
estensione, mostra caratteri di continuità ed uniformità legati alla sua storia
geologica, naturalistica, storica in un paesaggio residuo che vale la pena di
tutelare e completa un tema comune con la provincia siracusana che, mostrando
territori con analoghe caratteristiche, ha già provveduto a sottoporre a
vincolo l'area orientale del bacino del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti
Tellesimo, Prainito, Palombieri e Scardina.
Perimetrazione
Il
vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei
torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e dell'area della Cava
d'Ispica interessa i territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed
Ispica.
Trattandosi
di un vincolo che completa il motivo paesaggistico dell'analogo vincolo
istituito in provincia di Siracusa ne condivide il confine amministrativo
provinciale dal lato orientale.
Nella
parte più settentrionale, conosciuta come Piano dei Pozzi, il perimetro parte
dal confine provinciale posto subito oltre il Km. 10 della strada provinciale
n. 57 Giarratana-Palazzolo Acreide, segue integralmente la strada provinciale
n. 53 San Giacomo-Montesano sino alla stessa frazione di San Giacomo,
comprendendo nel vincolo anche l'edicola votiva posta a destra della strada di
fronte l'accesso alla Fattoria Musso. Dall'incrocio con le altre strade
dell'abitato il perimetro dell'area vincolata segue, per circa 900 metri, la
strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto e da qui, ad ovest, prosegue per la
trazzera che si adagia e supera la collina di Bellocozzo. Il limite seguita poi
lungo la strada vicinale n. 17 in direzione dell'ex scuola sino ad incontrare
la strada comunale n. 286 di Bellocozzo; segue quest'ultima per circa 800 metri
sino ad incrociare la strada vicinale n. 16, che costituisce ulteriore limite
alla zona vincolata. Da quest'ultima stradella per una pista si scende alla
cava ed il limite segue l'andamento dell'alveo del torrente, che è anche limite
comunale fra Ragusa e Modica, sino ad incrociare la pista che risale la
collinetta di Case Crocia. Il limite ora segue la vecchia stradella sino
all'incrocio con la strada provinciale n. 107 Marchesella-Balata che segue
integralmente sino al bivio per Frigintini; all'incrocio di località
Marchesello la provinciale prosegue distinta con il n. 79 e la denominazione Frigintini-Margione
sino all'incrocio con la strada consortile Saitta-Martisello. Quest'ultima
strada si sviluppa per quasi 2,500 Km. attraversando il feudo Frigintini.
Giunti all'incrocio si devia verso sud-est imboccando la strada provinciale n.
23 che rappresenta sino all'incrocio con la strada provinciale n. 28 il limite
del vincolo seguendo ulteriormente quest'ultima strada, per Km 1,100 verso est,
al Km 10+000 il confine incrocia la strada provinciale n. 33 che segue
integralmente sino al limite provinciale.
Il
limite fra le due provincie è rappresentato da una serie di stradelle comunali
e vicinali che in serie sono la Don Tommaso-Ciaceri, la Don Tommaso-Palombieri,
in parte la villa Guardia Cava Palombieri il tratto finale della consortile
Cipollazzo-Gesira tagliando lo Scalarangio da cui prende nome la stessa cava;
quest'ultima è superata perpendicolarmente al corso d'acqua da una stradella
che giunge sino alla Gisira incrociando la strada consortile
Cammaratini-Gisira. Da quest'incrocio il limite del vincolo, che è in
coincidenza di quello provinciale, seguendo dapprima una pista e poi il muro a
secco giunge sino alla Cava del Prainito; il limite prosegue quindi risalendo
il corso d'acqua sino a che incrocia la strada provinciale n. 28
Modica-Favarotta nei pressi del Km. 11+400.
Il
limite provinciale, anche limite di vincolo, prosegue per piste, stradelle
interpoderali e lungo muri a secco sino alla Cava del Margione posta circa 500
metri a nord dell'incrocio con la strada provinciale n. 79 Frigintini-Margione
nei pressi del Km. 4+500. Segue cosi l'intera Cava del Margione sino a che il
corso d'acqua s'innesta con il torrente Tellesimo che risale integralmente sino
all'ex scuola di Bellocozzo, posta lungo la strada provinciale n. 55
Giarratana-Noto; il limite del vincolo ne segue lo sviluppo per quasi 700 metri
sin quando il confine provinciale, seguendo una stradella, giunge al Trappeto.
Da
quest'ultimo punto il limite provinciale e del vincolo giunge, attraverso i
campi, lungo stradelle vicinali sino a valle Cozzo Freddo Nord e da qui sino
alla strada regionale n. 10 San Giacomo-Tellaro che segue verso sud-ovest per
circa 700 metri. Nuovamente qui le due provincie presentano come confine una
serie di stradelle vicinali ed interpoderali sino a Cozzo Freddo dove
incrociando la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto nei pressi del Km.
21+700 ne segue il corso di circa 100 metri allorquando il limite coincide con
l'origine del Vallone della Fera che segue integralmente sino alla confluenza
con il torrente Tellesimo. Il confine provinciale e del vincolo prosegue quindi
lungo questo corso d'acqua sino all'innesto con il fiume Tellaro che avviene a
valle della Gisirotta.
Il
limite orientale del vincolo paesaggistico è ora integralmente rappresentato
dalla destra idrografica del fiume Tellaro sino alle sue origini che si rifanno
a quei bracci di Piano dei Pozzi posti oltre la strada provinciale n. 57
Giarratana-Palazzolo che incontra nei pressi della Casa Cantoniera.
La
porzione inferiore del vincolo, posta in continuità con il territorio
provinciale di Siracusa, oggetto di analogo vincolo è delimitata in buona parte
dal limite provinciale stesso; a partire da questo, nei pressi di porta di
ferro, devia dall'incrocio della strada provinciale n. 32 proseguendo verso nord-ovest
lungo la Consortile Cannizzaro-Ciancia che segue sino all'altezza della casa
cantoniera dove si immette nuovamente nella strada provinciale n. 32
Rocciola-Scrofani che segue sino all'incrocio di Serrapero. Svoltando verso
sud-est si segue ora la strada consortile Serra Pero-Cava Ispica sin quando
incrocia ulteriormente la strada provinciale n. 32 in direzione sud.
Quest'ultima al bivio con la strada consortile Calicantone-Scalepiane ne segue
il tracciato deviando verso sud-est e percorrendola integralmente sino a
raggiungere la strada comunale Minciucci-Torre Chiavola che anch'essa è limite
occidentale del vincolo sino a raggiungere la S.S. 115.
Il
limite del vincolo è cosi costituito dalla stessa statale sino alla periferia
dell'abitato dove al Km. 353+050 il limite prosegue per la strada del Serbatoio
e percorsi altri 50 metri lungo questa si svolta a destra entrando in Ispica
per la via Capri; si segue questa strada sino alla via Asinara ed in fondo a
quest'ultima si svolta per la via Liguria che si percorre sino alla via
Sardegna che si percorre in direzione nord-est includendo sia l'Eremo della
Madonna delle Grazie che la vecchia scuola tecnica. Dalla via Sardegna si segue
poi la via dei Platani sino ad arrivare in via Sofocle che contorna la cava
Mortella che è inclusa nell'area da vincolare. Il vincolo prosegue così con la
via Sofocle e di seguito lungo la via Basilicata sino in via Capri dove si
aggancia ad altro vincolo paesaggistico e del centro storico d'Ispica. Ne segue
il contorno (includendo quindi la valle della Cava Ispica) rappresentato anche
dalla stessa perimetrazione del Parco Forza, già sottoposto al vincolo
archeologico dallo stesso P.R.G., includendo nel vincolo anche la parte
prospiciente la valle della Strada Barriera e seguendo lo sviluppo intorno al
complesso del Carmine. Segue ulteriormente il limite dell'altro vincolo
includendo il valloncello fra le due propaggini orientali dell'abitato e
seguendo prima via Roma e poi via Santa Lucia include in questo vincolo il
complesso conventuale dei Frati Minori. Il limite segue così tutta la stessa
via Santa Lucia sino alla via Marconi dove si sviluppa lungo la parte terminale
di quest'ultima, via Manzoni, via Nazario Sauro, via Raffaello, via Buozzi, via
Curcio, via Verga e via Michelini che segue sino a quando il muro di valle
coincide con quello della statale 115 nei pressi del Km. 355+100. Da questo
punto si sviluppa integralmente lungo la statale sino al limite della provincia
posto al ponte cipolla dal quale il limite risale seguendo la destra
idrografica della cava Scardina e poi lungo la Cava del Signore sino
all'incrocio della strada provinciale n. 48 Conocchielle-Scorsone a quota 292
m. s.l.m.
Il
limite del vincolo prosegue lungo la strada vicinale Gabbellazzi e contorna la
Cava Ispica seguendone le pareti verticali e attraversando trasversalmente il
corso d'acqua sino a valle di casa Galfo e proseguendo a nord attraverso la
contrada Finocchiara lungo la strada vicinale Gabbellazzi Monica, superando la
strada provinciale n. 34 S. Alessandra-Ispica-Rosolini e adagiandosi al
versante di Cava Lazzaro lungo il confine provinciale sino a ricongiungersi
alla strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani.
Allegato
A - [non disponibile].