INTESA
ISTITUZIONALE DI PROGRAMMA TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA E LA GIUNTA
REGIONALE SICILIANA
G.U.R.S. 5 novembre 1999, n. 52
Visto
l'art. 2, comma 203, della legge 23 dicembre 1996, n. 662;
Vista
la delibera CIPE del 21 marzo 1997, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'8
maggio 1997, n. 105;
Vista
la delibera CIPE del 21 aprile 1999, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 30
luglio 1999, n. 177;
Vista
la legge regionale 30 marzo 1998, n. 5, art. 9, comma 2, che introduce il
documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF regionale), che
costituisce "il quadro di riferimento della programmazione regionale"
con la validità e l'efficacia giuridica del programma regionale di sviluppo
previsto dall'art. 2 della legge regionale 19 maggio 1988, n. 6;
Visto
il documento di programmazione economica e finanziaria approvato dalla Giunta
della Regione Siciliana in data 18 dicembre 1998;
Visto
il rapporto interinale regionale, predisposto ai sensi della delibera CIPE del
22 dicembre 1998, n. 140, assentito dalla Giunta regionale nella seduta del 15
marzo 1999;
Visto
il rapporto di sintesi, predisposto dal Comitato nazionale per i fondi
strutturali comunitari 2000-2006, ai sensi della delibera CIPE del 22 dicembre
1998, approvato, previo parere della Conferenza unificata, dal CIPE in data 14
maggio 1999;
Vista
la delibera del CIPE del 6 agosto 1999, relativa al programma di sviluppo del
Mezzogiorno nel periodo 2000-2006, approvazione del quadro finanziario
programmatico;
Considerati
gli obiettivi e le priorità programmatiche espressi nei predetti documenti;
Considerato
che l'obiettivo di accelerazione e qualificazione del processo di sviluppo
territoriale deve essere perseguito attraverso una più stretta cooperazione tra
Governo e Regione Siciliana, che veda come un complesso unitario le molteplici
iniziative promosse dai diversi soggetti pubblici e privati, in modo da
assicurare una loro coordinata e funzionale programmazione e realizzazione;
Considerato
che l'intesa istituzionale di programma costituisce il quadro di riferimento
degli atti di programmazione negoziata da realizzarsi nella Regione Siciliana;
Considerato
che nel vigente quadro legislativo, ai sensi della legge n. 662/96 e successive
integrazioni e della delibera CIPE del 21 marzo 1997, l'intesa costituisce lo
strumento con il quale sono stabiliti congiuntamente tra il Governo e la Giunta
gli obiettivi da conseguire nei quali è indispensabile l'azione congiunta degli
organismi predetti;
Considerato
che l'intesa costituisce un impegno tra le parti contraenti per porre in essere
ogni misura necessaria per la programmazione, la progettazione e l'attuazione
delle azioni concertate, secondo le modalità e i tempi specificati in ciascuno
degli strumenti attuativi;
Precisato
che la destinazione delle risorse deve essere determinata secondo modalità di
partenariato che valorizzino, nel quadro delle funzioni di indirizzo e di
coordinamento statale, la funzione di programmazione della Regione circa le
azioni e gli interventi da realizzare nel proprio territorio;
Considerata
la ricognizione avviata sulla situazione economico-sociale della Regione, sui
punti di forza del suo modello di sviluppo, sui punti critici sui quali
intervenire, sulla connessione tra programmazione regionale e programmazione
nazionale, sul grado d'attuazione degli interventi in essere, sulle risorse
pubbliche e private utilizzabili per la realizzazione degli obiettivi
dell'intesa;
Considerato
che con l'intesa vengono indicati i parametri e le modalità attraverso le quali
determinare le risorse (ordinarie e straordinarie, nazionali e comunitarie)
attribuite all'intesa e da attivare mediante gli accordi di programma quadro da
stipularsi tra il Governo e la Giunta regionale per la definizione:
-
delle azioni che le parti, direttamente per quanto di loro competenza, o
indirettamente, mediante interventi di indirizzo, vigilanza e controllo, si
impegnano a svolgere per accelerare le procedure concernenti la realizzazione
di un programma esecutivo di interventi di interesse comune o funzionalmente
collegati, rientranti nelle attribuzioni delle diverse articolazioni dei poteri
centrali dello Stato e del sistema delle autonomie, di cui dovranno essere
specificate le attività e gli interventi da realizzare, i relativi tempi e le
relative modalità di attuazione;
-
dei soggetti, degli organi responsabili, delle procedure di attuazione e di
tutti gli strumenti amministrativi che facilitino l'attivazione e la
realizzazione dell'accordo, ivi compresi quelli relativi ad autorizzazioni,
nulla osta, permessi, e quant'altro condizioni gli investimenti degli operatori
privati;
-
del fabbisogno finanziario di ciascun accordo di programma quadro nell'ambito
delle complessive risorse destinate all'intesa e della sua articolazione
temporale;
-
delle procedure e dei soggetti responsabili per il monitoraggio e la verifica
dei risultati;
Sentita,
nella seduta del 1° luglio 1999, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo
Stato, le Regioni e le Province autonome;
Vista
la delibera CIPE del 6 agosto 1999 con cui è approvato lo schema della presente
intesa;
si
stipula la presente
INTESA
ISTITUZIONALE DI PROGRAMMA
tra
il Presidente del Consiglio dei Ministri, on.le Massimo D'Alema
ed
il Presidente della Regione Siciliana, on.le Angelo Capodicasa
Titolo
I
OGGETTO
E DISPOSIZIONI GENERALI
Art.
1
Recepimento
delle premesse
Le
premesse formano parte integrante del presente atto.
Art.
2
Oggetto
dell'intesa
Costituiscono
oggetto della presente intesa gli obiettivi di sviluppo in ambito regionale
verso cui far convergere l'azione delle parti, i piani e i programmi
pluriennali di intervento nei settori di interesse comune le cui singole
iniziative saranno individuate - in sede di definizione degli strumenti di
attuazione - tenendo conto dell'esigenza di assicurarne i collegamenti
funzionali, il quadro delle risorse impegnate per le realizzazioni in corso,
nonchè di quelle impegnate nell'orizzonte temporale considerato, gli strumenti
istituzionali di attuazione e, in particolare, gli accordi di programma quadro
per i quali vengono stabiliti i criteri, i tempi e i modi per la loro
sottoscrizione.
Art.
3
Durata
dell'intesa
La
presente intesa, costituendo strumento ordinario del rapporto di programmazione
economica tra l'Amministrazione centrale e la Regione Siciliana, impegna le
parti contraenti al periodico aggiornamento e ad operare per l'inserimento al
suo interno del complesso degli interventi di carattere economico che interesseranno
il territorio della Regione (comunitari, nazionali, regionali e locali).
In
ogni caso la presente intesa impegna le parti contraenti fino alla completa
attuazione degli interventi in essa previsti.
Art.
4
Obiettivi
dell'intesa
Le
parti, dato atto che le finalità di carattere generale dell'azione di sviluppo
della Regione riguardano la massimizzazione dell'occupazione produttiva, lo
sviluppo del sistema produttivo, la minimizzazione dell'impatto ambientale, il
riequilibrio territoriale e il miglioramento della vita associata, con
l'intento di incorporare la dimensione delle pari opportunità nel complesso
delle azioni e delle politiche di intervento, concordano nell'identificare i
seguenti settori di intervento:
1)
trasporti;
2)
approvvigionamento idrico e risanamento delle acque;
3)
energia;
4)
risorse umane e formazione professionale;
5)
ricerca scientifica e tecnologica;
6)
sviluppo locale;
7)
aree urbane;
8)
difesa del suolo e protezione della fascia costiera;
9)
aree naturalistiche;
10)
gestione rifiuti;
11)
beni culturali;
12)
turismo;
13)
sistema agroalimentare;
14)
reti della comunicazione;
15)
sanità;
16)
pari opportunità per donne e uomini.
Art.
5
Quadro
finanziario dell'intesa
Le
risorse finanziarie (ordinarie e straordinarie, nazionali e comunitarie)
destinate all'intesa saranno individuate nel loro complesso avendo a
riferimento:
1)
per le risorse straordinarie: la ripartizione concordata tra le Regioni per
l'attribuzione dei fondi comunitari;
2) per
le risorse ordinarie: in prima applicazione la proiezione della spesa storica,
per la Regione, del bilancio dello Stato ed, in prospettiva, la proiezione
delle quantificazioni risultanti dal processo di regionalizzazione del bilancio
dello Stato in corso, da realizzarsi, previo accordo tra le Regioni, con
parametri che incrocino:
a)
popolazione;
b)
territorio;
c)
PIL.
Tali
risorse saranno attribuite agli specifici obiettivi individuati e ripartite tra
i singoli accordi di programma quadro.
Le
parti concordano che il quadro finanziario di ciascun accordo comprenderà le
risorse ordinarie del bilancio regionalizzato, le risorse destinate alle aree
depresse, le risorse comunitarie, le somme destinate al cofinanziamento
nazionale degli interventi comunitari, le risorse regionali, le risorse degli
enti locali, le eventuali risorse private.
Titolo
II
MODALITA'
DI ATTUAZIONE E VERIFICA
Art.
6
Accordi
di programma quadro
1.
Le parti concordano di stipulare accordi di programma quadro nelle aree di
seguito indicate:
-
viabilità stradale;
-
rete ferroviaria;
-
aeroporti;
-
porti;
-
risorse idriche;
-
energia;
-
ricerca e formazione;
-
sviluppo locale;
-
legalità, pari opportunità e recupero marginalità sociale;
-
sanità.
I contenuti
e le linee di intervento degli accordi di programma quadro da stipulare,
relativi alle sopra indicate aree, sono specificatamente descritti
nell'allegato "A", che costituisce parte integrante della presente
intesa e al quale si rimanda.
Le
parti si danno atto che i predetti accordi non esauriscono il complesso delle
misure necessarie per conseguire gli obiettivi di sviluppo nei settori di
comune interesse e pertanto si riservano di valutare l'opportunità di stipulare
ulteriori accordi relativi agli altri settori dell'art. 4.
Tabella
1 - Collegamento fra settori (art. 4) e aree in cui verranno individuati gli
APQ (art. 6 e allegato A)
_____________________________________________________________________________
Settori
prioritari Aree prioritarie
in Termine per la
(art.
4), cui verranno
individuati definizione degli APQ
gli APQ (art. 6 e alleg. A)
_____________________________________________________________________________
1 Trasporti Viabilità (settore 1) Gennaio 2000
Collegamenti ferroviari (settore 1) Gennaio 2000
Aereoporti (settore 1) Gennaio 2000
Porti (settore 1) Gennaio 2000
2
Approvvigionamento Risorse
idriche (settore 2) Marzo 2000
idrico e
risanamento
delle
acque
3
Energia Energia
(settore 3) Marzo 2000
4 Risorse
umane e Ricerca e formazione Marzo 2000
formazione pro- (combina
obiettivi dei
fessionale settori 4 e
5)
5 Ricerca
scientifica Ricerca e formazione Marzo 2000
e
tecnologica (combina obiettivi
dei
settori 4 e 5)
6 Sviluppo
locale Sviluppo locale Marzo 2000
(combina obiettivi dei
settori 6 e 7)
7 Aree
urbane Legalità, pari
opportunità Marzo 2000
e recupero delle marginalità
sociale (combina obiettivi
dei settori 4, 6 e 7)
8
Sanità Sanità
(settore 15 - area priori- Gennaio
2000
taria 8)
2.
Le parti si impegnano, ciascuna nell'esercizio del proprio ruolo istituzionale,
ad avviare ogni attività propedeutica e necessaria alla definizione, entro
quattro mesi dalla sottoscrizione della presente intesa, degli schemi degli
accordi di programma quadro relativi alle aree prioritarie: viabilità stradale,
rete ferroviaria, aeroporti, porti, sanità ed entro sei mesi dalla
sottoscrizione dell'intesa degli schemi degli accordi di programma quadro
relativi alle aree prioritarie: risorse idriche, energia, ricerca e formazione,
sviluppo locale, legalità, pari opportunità e recupero marginalità sociale.
3.
Le parti concordano che, in sede di periodica verifica ed aggiornamento, gli
accordi potranno essere integrati con iniziative ulteriori rispetto a quelle
originariamente individuate e che si rendano necessarie per l'effettivo
conseguimento degli obiettivi di sviluppo nei settori di comune interesse.
Nei
predetti accordi saranno indicati:
a)
le risorse complessive, la loro scansione temporale, le modalità di una loro
utilizzazione con particolare riferimento alle procedure di cui all'art. 2,
comma 203, lettera b) della legge 23 dicembre 1996, n. 662, come modificata
dall'art. 15, comma 4 del decreto legge 30 gennaio 1998, n. 6, convertito con
modificazioni dalla legge 30 marzo 1998, n. 61;
b)
i soggetti responsabili della conclusione dell'intervento e quelli titolari di
singole fasi di esso;
c)
i tempi di completamento dell'intervento, con l'indicazione di scadenze
intermedie che consentano specifiche attività di verifica con cadenze definite
negli accordi e, in ogni caso, almeno semestrali;
d)
le condizioni e le modalità di apertura delle procedure per l'esercizio di
poteri sostitutivi.
Le
parti convengono che i termini fissati negli accordi di programma quadro per
l'emissione di pareri obbligatori o facoltativi siano assunti a riferimento per
l'applicazione dell'art. 16, commi 1 e 2, della legge 7 agosto 1990, n. 241,
così come modificato dall'art. 17, comma 24, della legge 15 maggio 1997, n.
127, salvo diverse disposizioni di leggi speciali, nonchè dall'art. 17, commi 1
e 2, della legge regionale n. 10/91 e successive modifiche ed integrazioni.
Art.
7
Estensione
della disciplina dell'intesa
Dal
momento della stipula degli accordi di programma quadro, che discendono dalla
presente intesa e per le materie in essi previste, accordi, intese, patti e
analoghe fattispecie negoziali stipulate anteriormente tra amministrazioni
centrali e Regione Siciliana, sono resi funzionali all'intesa ed inclusi tra
gli strumenti di attuazione della stessa.
Art.
8
Comitato
istituzionale di gestione
1.
Al fine di adottare iniziative e provvedimenti idonei a garantire la celere e
completa realizzazione degli interventi, nonchè la possibile riprogrammazione e
riallocazione delle risorse, è istituito il "Comitato istituzionale di
gestione", composto di otto membri, di cui quattro in rappresentanza del
Governo e quattro in rappresentanza della Giunta della Regione Siciliana.
2.
Esso è composto come segue:
Rappresentanti
del governo:
-
prof. Giorgio Macciotta - Sottosegretario di Stato al Ministero del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica;
- on.le
avv. Antonio Bargone - Sottosegretario di Stato al Ministero dei lavori
pubblici;
-
on.le Luca Danese - Sottosegretario di Stato al Ministero dei trasporti e della
navigazione;
-
on.le prof. Giampaolo D'Andrea - Sottosegretario di Stato al Ministero per i
beni e le attività culturali.
Rappresentanti
della Giunta regionale.
-
on.le Vladimiro Crisafulli - Assessore regionale alla Presidenza;
-
on.le Carmelo Lo Monte - Assessore regionale ai lavori pubblici;
-
on.le Vincenzo Lo Giudice - Assessore regionale al territorio e ambiente;
-
on.le Domenico Rotella - Assessore regionale al turismo, comunicazione e
trasporti.
3.
Il Comitato istituzionale è presieduto dal Ministro del tesoro, del bilancio e
della programmazione economica o suo delegato.
4.
Il Comitato istituzionale di gestione può essere modificato nella sua
composizione, su indicazione del presidente del Comitato, per quanto concerne
la delegazione del Governo, e su indicazione del Presidente della Regione,
previa delibera della Giunta regionale, per quanto riguarda la delegazione
regionale. Analogamente può essere modificato nella sua composizione il
Comitato paritetico d'attuazione di cui al successivo art. 9.
5.
Il Comitato istituzionale si riunisce almeno due volte l'anno sulla base di
rapporti predisposti dal Comitato paritetico di attuazione di cui al successivo
art. 9. La convocazione è disposta dal presidente, anche a richiesta dei soli
rappresentanti regionali.
6.
Il Comitato istituzionale può essere integrato, in modo paritetico, da rappresentanti
del Governo e della Regione in relazione a specifici argomenti.
7.
Il Comitato delibera a maggioranza, con possibilità di ricorso alla Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni, per un riesame della
decisione, secondo forme e modalità che verranno stabilite dalla Conferenza
stessa.
8.
Nel caso di verificato inadempimento degli impegni assunti da una pubblica
amministrazione nell'ambito degli accordi di programma quadro, il Comitato
istituzionale di gestione assegna un congruo termine per adempiere, decorso
inutilmente il quale assume le determinazioni necessarie affinchè l'autorità
competente, individuata nell'accordo di programma quadro, provveda ad
esercitare i poteri sostitutivi.
9.
Ove non sia consentito o efficacemente praticabile l'esercizio del potere
sostitutivo, il CIPE o la Regione Siciliana, su richiesta del Comitato
istituzionale di gestione, dispone la revoca immediata del finanziamento, senza
pregiudizio per le eventuali azioni nei confronti della persona cui sia imputabile
l'inadempimento e per l'esercizio di pretese risarcitorie. Le risorse revocate
possono essere riprogrammate con la procedura di cui al successivo art. 10.
Art.
9
Comitato
paritetico d'attuazione
1. E'
istituito il Comitato paritetico d'attuazione con compiti di supporto tecnico
al Comitato istituzionale di gestione, composto di otto membri di cui quattro
designati dal Governo e quattro designati dalla Giunta regionale.
Designati
dal governo:
-
dott.ssa Antonella Manno - Direttore generale Servizio per le politiche di
sviluppo territoriale - Ministero del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica;
-
arch. Gaetano Fontana - Direttore generale della Direzione generale del
coordinamento territoriale - Ministero dei lavori pubblici;
-
dott. Arturo Pane - Servizio pianificazione - programmazione - Ministero dei
trasporti e della navigazione;
-
prof. Pietro Graziani - Vice Capo di Gabinetto vicario - Ministero per i beni e
le attività culturali.
Designati
dalla Giunta regionale:
-
dr. Francesco Paolo Busalacchi - Direttore regionale alla programmazione;
-
dr. Stefano Impastato - Direttore regionale dei lavori pubblici;
-
dr. Agostino Porretto - Direttore regionale del turismo
- ing.
Ignazio Sciortino - Direttore regionale del territorio
2.
Alle sedute del Comitato paritetico possono essere invitati a partecipare, ogni
qualvolta ciò sia necessario, rappresentanti delle amministrazioni centrali,
degli enti locali o di altri soggetti pubblici o privati coinvolti nella
programmazione, nel finanziamento, o nella realizzazione degli interventi,
nonchè nei procedimenti amministrativi preordinati all'attuazione degli
interventi medesimi.
3.
Il Comitato paritetico, sulla base delle risultanze dei periodici monitoraggi
effettuati in ordine allo stato di attuazione dei singoli interventi,
predispone rapporti semestrali sullo stato di attuazione dell'intesa per il
Comitato istituzionale di gestione corredandoli, ove necessario, delle proposte
in ordine alle iniziative e misure idonee per la celere e completa
realizzazione degli interventi compresi nel programma triennale, ovvero in
ordine alla revoca dei finanziamenti assegnati e alla riprogrammazione degli
interventi.
4.
Il Comitato paritetico è presieduto da un rappresentante del Governo, che
provvede alle convocazioni, anche su richiesta dei membri di parte regionale.
Art.
10
Verifica
e aggiornamento dell'intesa
1.
La verifica complessiva degli obiettivi dell'intesa e dei suoi strumenti attuativi
sarà effettuata con cadenza almeno annuale dal Comitato istituzionale di
gestione sulla base della relazione che sarà predisposta dal Comitato
paritetico di attuazione.
2.
Sulla base delle risultanze della verifica, nonchè delle eventuali nuove esigenze
di sostegno allo sviluppo economico regionale o territoriale, il Comitato
istituzionale di gestione può procedere all'aggiornamento degli obiettivi e dei
settori di intervento dell'intesa, di cui all'art. 4, e alla riprogrammazione
delle relative risorse.
3.
Sulla medesima base e tenuto altresì conto delle variazioni eventualmente
apportate agli obiettivi di cui sopra, il Comitato istituzionale di gestione
può decidere la modifica o la ridefinizione degli interventi di attuazione
dell'intesa e di riprogrammazione delle risorse.
4.
Le decisioni di cui ai precedenti commi 2 e 3 sono prese all'unanimità dei
componenti del Comitato.
Roma,
13 settembre 1999.
Il
v. Presidente del Consiglio dei Ministri: MATTARELLA
Il
Presidente della Regione Siciliana: CAPODICASA
Allegato
A
INTESA
ISTITUZIONALE DI PROGRAMMA
DELLA
REGIONE SICILIANA
Allegato
tecnico
Parte
Prima
QUADRO
ECONOMICO E PROGRAMMATICO GENERALE
Il
documento "Orientamenti per il Programma di sviluppo per il mezzogiorno
(PSM) 2000/2006", elaborato ed adottato con delibera CIPE del 14 maggio
1999, costituisce il punto d'arrivo del processo di concertazione fra
Amministrazioni centrali, Regioni, autonomie locali e parti economico sociali,
per quanto riguarda gli indirizzi programmatici, gli assi prioritari di
sviluppo, le ipotesi di allocazione delle risorse, l'elaborazione del programma
di sviluppo per le Regioni ob. 1 e le scelte metodologiche per la redazione dei
programmi operativi.
La
nuova programmazione dei fondi strutturali comunitari deve inserirsi
nell'ambito di un disegno unitario di programmazione. Lo strumento per la
realizzazione di tale disegno è l'intesa istituzionale di programma, che
costituisce il mezzo attraverso il quale sono stabiliti congiuntamente tra il
Governo nazionale e il Governo regionale gli obiettivi da conseguire.
Il
processo di verifica di coerenza degli obiettivi della programmazione
regionale, esplicitati nel DPEF 98/2000 e nel rapporto interinale assentito
dalla Giunta regionale con delibera n. 59 del 15 marzo 1999, con la
programmazione nazionale è finalizzato alla stipula dell'intesa istituzionale
di programma e degli accordi quadro che verranno stipulati nei settori di
intervento prioritari.
LE
PRINCIPALI CRITICITA' DELL'ECONOMIA REGIONALE
Le
principali criticità del sistema economico e sociale regionale possono essere
sinteticamente ricondotte ai seguenti punti:
-
alta incidenza della disoccupazione e del precariato;
-
marginalità e dipendenza dall'esterno;
-
bassi standard di vita civile e associata;
-
forte squilibrio tra entrate e spese del bilancio regionale e patologico
rapporto tra spese correnti e spese in conto capitale;
-
scarsa efficienza del sistema pubblico regionale.
Il mercato
del lavoro regionale continua a segnalare anche nel primo trimestre del 1999
una situazione strutturalmente grave. Dopo i modesti incrementi nel numero
degli occupati nella II parte del 1998, l'occupazione è rimasta stagnante. Il
tasso di disoccupazione ad aprile 1999 risultava del 25,2%, ancora in lieve
crescita rispetto a 12 mesi prima; con l'attuale scenario economico, è
prevedibile il permanere di tale livello di disoccupazione per tutto il 1999.
Dalla
lettura dei principali indicatori economico-sociali, pur in presenza di un
tasso di crescita simile a quello nazionale (1,6% del PIL), emerge la posizione
di marginalità dell'economia siciliana caratterizzata dal forte squilibrio
esistente tra il peso demografico della Regione e le performance economiche che
invece essa esprime.
Un
altro aspetto critico riguarda la composizione della produzione regionale.
Emerge con evidenza, con il peso preponderante del terziario e quello invece
scarso dell'industria in senso stretto, un tessuto produttivo debole,
scarsamente interconnesso al suo interno, e la presenza di tipologie produttive
rivolte principalmente al mercato locale ed a bassa produttività.
Collegato
a tali aspetti appare il problema della dipendenza dell'economia siciliana dal
resto del mondo. Un saldo permanentemente negativo, infatti, accompagna gli
interscambi effettuati con il resto d'Italia e con l'estero, segnalando così un
deficit di produzione interna.
E'
tuttavia da sottolineare che, pur in presenza di un quadro generale
complessivamente negativo, si registrano alcuni fenomeni fortemente innovativi
dal punto di vista qualitativo: insediamento di alcune multinazionali che
producono in settori avanzati, esistenza di alcune realtà imprenditoriali
innovative ed aperte all'esterno, rafforzamento di alcune aree a produzione
diffusa, dinamismo di alcune aree agricole.
Tra
i punti di disagio sociale e di disgregazione della convivenza – oltre alla
piaga della disoccupazione e di un mercato del lavoro asfittico – occorre
riconoscere che il degrado urbano e la carenza degli standard civili di vita in
generale su tutto il territorio regionale hanno giocato un ruolo frenante dei
processi più positivi appena richiamati. La carenza di verde pubblico, i guasti
dell'abusivismo, l'inquinamento ambientale, le difficoltà nell'assicurare
un'assistenza sanitaria efficiente e la crescente problematicità della raccolta
e del trattamento dei rifiuti costituiscono fattori negativi che ostacolano
l'instaurarsi di un processo di crescita socio-economica sostenibile.
Non
si possono comprendere i nodi dello sviluppo regionale siciliano senza il
corretto apprezzamento di una delle rilevanti anomalie della Sicilia nel
panorama nazionale: i flussi di spesa pubblica in rapporto alle grandezze
economiche regionali.
La
spesa per servizi collettivi pubblici rappresenta il 23% circa del valore
aggiunto prodotto in Sicilia (14% a livello nazionale).
GLI
OBIETTIVI MACROECONOMICI DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE
Il
meccanismo dello sviluppo regionale deve collegarsi strettamente agli obiettivi
macroeconomici perseguiti dai documenti di programmazione statale e
comunitaria.
In
particolare, si farà riferimento al PSM 2000/2006 e al patto di stabilità
interno previsto dall'art. 28 della legge n. 448/98 (Finanziaria '99).
L'obiettivo
generale del PSM prevede la riduzione significativa del divario economico
sociale tra le aree del Mezzogiorno e il resto d'Europa, attraverso
l'accrescimento della competitività di lungo periodo, e la creazione di
condizioni di accesso pieno e libero al lavoro e in particolare:
-
di conseguire entro il quarto anno del settennio 2000/2006 un tasso di crescita
del Mezzogiorno pari al doppio di quello medio dell'UE;
-
di ridurre drasticamente il disagio sociale.
Parallelamente
l'obiettivo primario del patto di stabilità interno è quello di ridurre
progressivamente il disavanzo del bilancio regionale e di ridurre il rapporto
tra ammontare del debito e PIL.
In
questo quadro si collocano le finalità generali che il Governo regionale si
propone di conseguire per il prossimo periodo di programmazione:
a)
risanamento del bilancio regionale;
b)
massimizzazione dell'occupazione produttiva;
c)
crescita economica e sviluppo del sistema produttivo;
d)
miglioramento della qualità della vita.
Il complesso
di tali obiettivi rappresenta la strategia che l'Amministrazione regionale
intende mettere in atto per partecipare al processo di convergenza nazionale.
La
prima finalità andrà perseguita attraverso un più razionale utilizzo delle
risorse finanziarie disponibili, l'incremento della spesa in conto capitale
rispetto a quella corrente, il miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia
dei servizi, la riconversione dell'occupazione regionale indiretta (precariato,
LSU, forestali, ecc.), l'incremento degli investimenti in opere e servizi
pubblici da parte del capitale privato.
Per
quanto riguarda la seconda finalità, ci si propone di massimizzare
l'occupazione stabile nei settori produttivi dell'industria e dei servizi, non
trascurando l'apporto aggiuntivo dei lavoratori temporanei impiegati nel
settore delle costruzioni.
La
crescita economica e lo sviluppo del sistema produttivo regionale saranno
perseguiti attraverso l'incremento del grado di utilizzazione delle risorse
endogene e l'aumento degli investimenti, sia pubblici che privati, nei settori
ad alto tasso di internalizzazione (ad es. agro-alimentare, turismo, ecc.);
parallelamente occorrerà puntare all'aumento delle esportazioni regionali ed
all'attivazione di partnership di rete, con particolare riferimento all'ambito
euromediterraneo.
Considerato
che lo sviluppo regionale non è legato esclusivamente a fattori di tipo
economico e territoriale, e che la coesione sociale è messa in crisi
dall'insicurezza sociale, dal degrado civile e dall'alto tasso di criminalità
presenti in Sicilia, il miglioramento della qualità della vita associata
informerà le azioni programmatiche attraverso la valorizzazione del terzo
settore, la promozione di politiche inclusive per le fasce deboli, il
miglioramento delle infrastrutture sanitarie e la realizzazione di quelle
condizioni che consentano un pieno inserimento nel mercato del lavoro
soprattutto della componente femminile.
GLI
OBIETTIVI SPECIFICI
Si
individuano cinque grandi aree prioritarie di intervento.
I
settori prioritari individuati sono:
1)
infrastrutture;
2)
tutela e risanamento ambientale;
3)
beni culturali, ambientali e turismo;
4)
innovazione, ricerca e risorse umane;
5)
sviluppo locale ed aree urbane.
1.
Infrastrutture
Il completamento
ed il potenziamento del sistema infrastrutturale siciliano si rende necessario
per attenuare la persistente situazione di isolamento e di perifericità in cui
tuttora si trova la Sicilia. Con questo obiettivo si intende aumentare la
competitività del sistema produttivo regionale, operando, nel contempo, in
direzione di un riequilibrio territoriale tra aree forti e aree deboli, aree
costiere ed aree interne. Il potenziamento del sistema infrastrutturale,
inoltre, avrebbe un forte impatto occupazionale.
L'obiettivo
posto di un livello ottimale di infrastrutturazione richiede la messa a punto
di una strategia complessiva dai caratteri strutturali e quindi nuova rispetto
al passato.
Per
le opere non completate si potrà fare riferimento alla ricognizione già avviata
dall'Osservatorio regionale sulle opere pubbliche e contestualmente potrà
essere attivato un tavolo tecnico-operativo che fissi, tenuto conto della
normativa vigente, parametri di selezione e scelte che consentano di
valorizzare il parco progetti esistente. Per il settore idrico in particolare
dovrà essere completata la ricognizione delle opere esistenti con riferimento
agli individuandi ambiti territoriali ottimali.
Per
quanto riguarda le nuove infrastrutture il disegno strategico di attuazione
prende spunto dai sei ambiti prioritari già individuati in sede nazionale, e
per i quali sono stati individuati i seguenti obiettivi specifici:
TRASPORTI
-
miglioramento della connettività interna al territorio regionale a scala sia di
area vasta (collegamenti infra ed interprovinciali) che di sistemi urbani con
particolare riferimento agli ambiti metropolitani di Palermo, Catania e
Messina;
-
relazioni tra la Sicilia, il resto del paese ed il continente europeo, con
l'obiettivo di migliorare il grado di accessibilità da e per l'isola;
-
riqualificazione della posizione baricentrica della Sicilia nel bacino del
Mediterraneo, con l'ampia gamma di proiezioni economico-produttive da
rivalorizzare in senso longitudinale (est-ovest) e sud con i paesi transfrontalieri
del continente africano.
Ciascuno
dei tre livelli enumerati richiede una politica di investimenti mirati.
Il
miglioramento della connettività interna comporta le declinazione di interventi
nel campo della mobilità viaria, ferroviaria e dell'intermodalità.
Le
tradizionali relazioni lungo l'asse nord-sud comporteranno anch'esse interventi
migliorativi per la mobilità lungo la direttrice del corridoio plurimodale
tirrenico-ionico.
Particolare
attenzione viene, altresì, accordata ai sistemi di trasporto marittimo ed aereo
per le economie in termini di costo del trasporto e la rapidità dei
collegamenti che ne scaturisce.
Analoghe
prospettazioni vengono attribuite alla dimensione euromediterranea che una
migliore fruizione dei collegamenti marittimi ed aerei possono dare alla
Sicilia.
RISORSE
IDRICHE
-
individuazione e costituzione degli A.T.O. entro il 31 dicembre 1999;
-
creazione ed attuazione dei presupposti e delle condizioni che consentano agli
A.T.O. di assicurare la corretta gestione delle acque, nonchè di avviare in
modo completo il servizio idrico integrato (legge Galli n. 36/94, come recepita
con legge regionale n. 10/99);
-
miglioramento degli standard quantitativi e qualitativi di fornitura della
risorsa idrica e della qualità delle acque superficiali;
-
ottimizzazione della gestione del servizio idrico integrato e dell'uso
programmato delle risorse idriche destinate ad uso irriguo;
-
incremento della capacità di captazione e adduzione, secondo quanto previsto dal
nuovo piano regolatore generale degli acquedotti per la Regione Siciliana;
-
completamento dei sistemi irrigui attraverso la realizzazione di reti di
distribuzione e la riqualificazione del sistema distributivo.
Per
raggiungere gli obiettivi, si procederà, negli accordi di programma quadro, ad
indicare a) le iniziative mirate a garantire l'approvazione del programma degli
interventi e del piano economico finanziario per la gestione del servizio
idrico integrato, per ciascun ambito territoriale ottimale, ai sensi della
legge n. 36/94, come recepita con legge regionale n. 10/99, e b) i termini e le
condizioni per l'attivazione delle gestioni del servizio idrico integrato ai
sensi della legge n. 36/94, come recepita con legge regionale n. 10/99.
INFRASTRUTTURE
DEL SISTEMA PRODUTTIVO
-
miglioramento della capacità di rendere disponibile alle imprese la risorsa
"territorio";
-
aumento della competitività del sistema produttivo regionale e rafforzamento
dei sistemi produttivi locali, attraverso il potenziamento delle filiere
produttive e la razionalizzazione delle aree di scambio;
-
aumento della capacità di attrazione di grandi insediamenti produttivi
dall'esterno;
-
pianificazione settoriale delle aree attrezzate o da attrezzare in una logica
di attrazione e supporto ai comparti produttivi.
RETI
ENERGETICHE
-
realizzazione di infrastrutture energetiche in grado di garantire uno standard
europeo di continuità e di qualità del servizio elettrico nella Regione;
-
aumentare la capacità di esportazione dell'energia;
-
estensione anche agli usi agricoli del miglioramento degli standard
quantitativi di fornitura di risorse energetiche;
-
innalzamento della qualità della vita nei comuni dell'isola.
RETI
DELLA COMUNICAZIONE
-
miglioramento delle capacità endogene locali in termini di innovatività e
competitività delle PMI siciliane e della pubblica amministrazione attraverso
l'accesso ai servizi di livello superiore ed il miglioramento della capacità di
condivisione e scambio delle informazioni;
- realizzazione
di un sistema di monitoraggio permanente del sistema produttivo locale;
-
introduzione stabile delle politiche innovative della pubblica amministrazione
mirate alla garanzia della trasparenza dell'attività, allo snellimento
procedurale, all'accesso alle informazioni da parte di cittadini, enti,
istituzioni ed associazioni.
INFRASTRUTTURE
SANITARIE
-
miglioramento della qualità dell'assistenza attraverso la riorganizzazione
della rete ospedaliera per pervenire all'ottimale utilizzo dei presidi,
fondandone la gestione su criteri di economicità ed efficienza;
-
creazione di strutture di assistenza dedicate per condizioni croniche, in modo
da ricondurre l'ospedale alla sua funzione di trattamento delle patologie in
fase acuta.
2. Tutela
e risanamento ambientale
La
"risorsa ambiente" riveste una particolare importanza per la
promozione di politiche di sviluppo della Regione Siciliana in quanto, in forza
della sua diffusione e diversificazione nell'ambito territoriale regionale, una
sua attenta valorizzazione può rappresentare un volano per la ripresa civile,
economica e d'immagine della Sicilia.
Sia
sul versante della protezione delle risorse che sul versante delle condizioni
della loro valorizzazione, le azioni programmatiche sulle quali è incardinata
prioritariamente la politica ambientale regionale riguardano i seguenti
obiettivi specifici:
DIFESA
DEL SUOLO E PROTEZIONE DELLA FASCIA COSTIERA
-
la messa in sicurezza delle strutture e degli insediamenti che risultano a
rischio idrogeologico, da conseguire attraverso l'attuazione delle disposizioni
del decreto legislativo n. 180/98 relativamente alla perimetrazione delle aree
a rischio idrogeologico;
-
la predisposizione degli strumenti di pianificazione a livello di bacino, anche
mediante le forme semplificate ed accelerative introdotte con il decreto
legislativo n. 180/98, previa individuazione del soggetto competente;
-
la compatibilità ambientale e la coerenza degli interventi con i programmi e
gli strumenti di pianificazione:
-
la protezione e la salvaguardia dei litorali sabbiosi, con interventi
prioritari nel litorale tirrenico messinese;
-
l'elaborazione di una legge organica sulla difesa dei litorali e la definizione
del piano regionale di difesa delle coste;
-
la protezione e la salvaguardia delle superfici boschive e delle aree
degradate.
AREE
NATURALISTICHE
-
chiudere il processo di primo impianto delle aree protette attraverso
interventi di perimetrazione, tabellazione, sentieristica e acquisizione dove
necessario;
- costruire
il tessuto di relazioni fondato sulla partecipazione di soggetti istituzionali
e, di fatto, per la promozione di iniziative di sviluppo locale finalizzate
alla valorizzazione delle risorse endogene.
AMBIENTE
ED ENERGIA
-
pervenire innanzitutto ad una revisione dello schema di piano energetico
regionale, predisposto dall'ESPI, anche alla luce della normativa statale in
materia (legge n. 10/91);
-
razionalizzare i consumi energetici nel settore dei trasporti, la cui incidenza
si rivela, in Sicilia, molto più elevata rispetto agli altri comparti
energivori (industria, terziario);
-
incentivare l'uso di materiali e di tecniche costruttive orientate al risparmio
energetico;
-
avviare campagne di informazione mirate alla sensibilizzazione ed all'orientamento
verso forme di risparmio energetico;
-
creare maggiore connessione con il comparto della gestione dei rifiuti, al fine
di promuovere attività di termovalorizzazione dei RSU.
GESTIONE
RIFIUTI
Obiettivo
prioritario è colmare lo scarto con le previsioni nazionali, attraverso misure
tendenti alla riduzione della quantità di rifiuti da smaltire, potenziando
progressivamente il ciclo della raccolta differenziata presso comuni e
provincie. Altro obiettivo di carattere prioritario riguarda il completamento della
revisione del piano regionale, estendendola alla fase di lungo periodo.
3. Beni
culturali, ambientali e turismo
La
consapevolezza del nesso organico che lega risorse ambientali e beni culturali,
delle opportunità per lo sviluppo che i relativi interventi di protezione e
valorizzazione offrono al sistema economico siciliano e della diversificazione
che può derivarne per l'offerta turistica regionale motiva la scelta di
connettere in un'unica politica di carattere territoriale gli interventi
relativi a beni culturali, ambientali e turismo. Le iniziative vanno sviluppate
in ambiti territoriali determinati, all'interno dei quali le azioni di recupero
e valorizzazione ambientale, di protezione e promozione del patrimonio
culturale siano finalizzate alla definizione e alla fruizione di itinerari
tematici o territoriali, di un prodotto turistico cioè in grado di raggiungere
i diversi segmenti della domanda turistica, contribuendo al contempo ad
ampliare gli stretti confini della stagionalità.
Gli
obiettivi specifici individuati sono:
BENI
CULTURALI
Salvaguardia
del patrimonio culturale:
a)
sistematizzazione delle conoscenze e miglioramento della loro diffusione
finalizzata alla tutela, fruizione culturale e valorizzazione turistica;
b) miglioramento
dell'accessibilità dei beni attraverso il sostegno ad applicazioni tecnologiche
e servizi avanzati di informazione e comunicazione;
c)
miglioramento dell'efficienza dei servizi e introduzione modelli gestionali
innovativi.
Recupero
e fruizione del patrimonio culturale ed ambientale con particolare riferimento
a:
a)
circuiti museali;
b)
sistema delle biblioteche;
c)
circuito delle aree archeologiche;
d)
circuito monumentale.
TURISMO
-
adeguamento dell'offerta alle esigenze del mercato della domanda;
-
miglioramento delle performances del sistema turistico siciliano;
-
incremento della produttività degli investimenti;
-
attivazione di procedure di auditing;
-
incremento dell'efficacia commerciale del sistema turistico;
-
incremento dei flussi turistici;
-
riposizionamento del prodotto turistico regionale;
-
confezionamento di un'immagine capace di intervenire sulle motivazioni dei
potenziali turisti;
-
sviluppo della "cultura dell'ospitalità" nelle popolazioni residenti;
- favorire
la crescita di un turismo compatibile ed equilibrato;
-
rafforzare la filiera dell'offerta turistica siciliana;
-
diversificazione dell'offerta;
-
destagionalizzazione;
-
promozione delle tradizioni culturali locali.
4. Risorse
umane, ricerca, innovazione
Condizione
necessaria per l'efficacia delle altre politiche è lo sviluppo delle risorse
umane e più in generale delle "politiche della conoscenza e
dell'innovazione". Le azioni prioritarie devono comprendere sia interventi
a sostegno della domanda di innovazione proveniente soprattutto da parte delle
imprese che interventi a sostegno dell'offerta, promuovendo il coordinamento e
la cooperazione tra i diversi centri di ricerca pubblici e privati.
La
valorizzazione delle risorse umane deve concorrere a produrre e diffondere
innovazione nel tessuto economico e sociale. Per far questo è necessaria una
seria riforma della formazione professionale per raccordarla maggiormente al
sistema scolastico da una parte e alle esigenze del mondo produttivo dall'altra.
I
principali obiettivi specifici sono i seguenti:
RISORSE
UMANE E FORMAZIONE PROFESSIONALE
-
un raccordo più stretto con il mondo della scuola, al fine di riportare
all'interno della scuola la "cultura del lavoro" e di rafforzare la
cultura organizzativa e d'impresa;
-
una maggiore integrazione con il mondo del lavoro, facendo riferimento ai
fabbisogni di formazione professionale delle aziende e ai nuovi profili
professionali emergenti, con un'attenzione particolare al settore della piccola
e media impresa, agricola, artigianale e industriale;
-
la promozione di una formazione continua permanente, soprattutto per gli adulti
a bassa scolarità, per le fasce deboli e per la riqualificazione delle donne;
-
una riqualificazione dei docenti con riguardo alle nuove funzioni del sistema;
-
una migliore qualificazione e specializzazione delle professionalità operanti
nella pubblica amministrazione regionale nel campo della programmazione e
attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali;
-
un sostegno formativo alle amministrazioni locali interessate all'avvio di
iniziative di sviluppo locale.
RICERCA
SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
-
creare le migliori condizioni per l'incontro tra domanda e offerta, al fine di potenziare
la competitività dell'intero sistema economico regionale;
-
stimolare e potenziare la domanda di ricerca direttamente nelle imprese
coinvolte in processi innovativi;
-
supportare le aziende in grado di gestire direttamente le proprie attività di
ricerca e sviluppo, anche grazie a strutture di ricerca interne od all'ausilio
di strutture di ricerca esterne delle quali si possa valutare l'efficacia;
-
rafforzare il coordinamento e la cooperazione fra università siciliane, centri
pubblici di ricerca e Amministrazione regionale;
-
stimolare indirettamente il mercato attraverso il supporto all'offerta di
ricerca scientifica e tecnologica;
-
favorire il rafforzamento dei poli di eccellenza o la cooperazione dei centri
di ricerca pubblici e privati;
-
favorire la diffusione ed il trasferimento tecnologico attraverso strutture
idonee, indipendenti e specializzate;
-
favorire lo spin off di nuove imprese innovative dalle strutture universitarie
e centri di ricerca e formazione tecnologico - scientifica;
- ridurre
il divario del sistema scientifico e tecnologico con le altre regioni;
-
potenziare il sistema ricerca attraverso la realizzazione delle necessarie
infrastrutture, di adeguate attrezzature nonchè l'accrescimento e la
valorizzazione delle risorse umane;
-
avviare azioni di ricerca applicata finalizzate alla soluzione di pressanti
problematiche inerenti i diversi comparti del settore agricolo e silvicolo.
INNOVAZIONE
DEL SISTEMA PRODUTTIVO
-
creazione di una rete di servizi reali alle PMI industriali e artigianali;
-
creazione di un sistema integrato delle iniziative di sviluppo locale;
-
sostegno alle attività innovative delle PMI industriali e artigianali;
-
innovazione nei modelli organizzativi e gestionali dei Consorzi ASI e delle
aree attrezzate industriali e artigianali.
SISTEMA
AGRO-ALIMENTARE
-
ammodernare il sistema produttivo agro-zootecnico siciliano in maniera da
renderne competitive le relative produzioni assicurando al contempo agli imprenditori
retribuzioni tali da contenere e razionalizzare l'attuale fenomeno migratorio a
favore di altri settori produttivi;
-
assicurare agli operatori della filiera un'adeguata formazione professionale di
base;
-
collegare in maniera efficace i diversi anelli della filiera tramite il
supporto informativo necessario per favorire l'affermazione delle migliori
tecniche produttive ed organizzative;
-
incrementare le quote di prodotto vendute nel mercato del fresco e trasformato
con contemporanea riduzione del ricorso agli interventi di sostegno;
-
incrementare il numero degli imprenditori agricoli riuniti in associazioni con
conseguente concentrazione dell'offerta e, indirettamente, stabilizzazione dei
relativi redditi.
Nel
settore della pesca il primo fattore strategico è quello di attivare lo
strumento del piano regionale triennale.
Inoltre,
nella definizione di una politica di decentramento per il settore, assume una
funzione strategica l'istituzione e l'attuazione dei "Distretti
marini" quali forme di autogoverno (attivazione del piano di distretto) e
gestione delle aree di pesca e dei territori costieri.
5. Sviluppo
locale ed aree urbane
Accanto
alle politiche finalizzate allo sviluppo di settori si sono individuate
politiche rivolte ad aree territoriali specifiche, con l'intento di favorire
sinergie, valorizzare le risorse endogene, individuare percorsi autonomi di
sviluppo. Tali politiche-riguardano trasversalmente tutti i quattro assi
prioritari individuati, all'interno dei quali sono individuati specifici
programmi di intervento.
Gli
obiettivi di questo percorso si possono così sintetizzare:
-
creare un quadro di riferimento programmatico e legislativo capace di orientare
le iniziative di sviluppo locale;
-
favorire un collegamento stabile - una rete - fra tutte le iniziative di
sviluppo locale, aiutando la crescita dei soggetti intermedi;
-
creare un supporto tecnico a livello centrale - agenzia - per l'assistenza,
l'orientamento e l'accompagnamento delle attività di progettazione e
attuazione.
L'altro
versante delle politiche più strettamente territoriali riguarda le aree urbane.
In tale ambito sono già state avviate alcune iniziative di carattere
innovativo, alcune delle quali finanziate dall'Unione europea. Occorre dare
organicità a queste iniziative individuando una politica di sviluppo delle aree
urbane basata su alcuni principi chiave che possono così riassumersi:
-
controllo dell'espansione delle città;
-
integrazione delle funzioni e dei gruppi sociali nel tessuto urbano;
- corretta
gestione dell'ecosistema urbano (acqua, energia, rifiuti);
-
miglioramento dell'accessibilità nel rispetto dell'ambiente;
-
recupero, conservazione e sviluppo del patrimonio culturale.
Parte
Seconda
AREE
PRIORITARIE DI INTERVENTO
1.
SETTORE TRASPORTI (AREE PRIORITARIE: VIABILITA' STRADALE, RETE FERROVIARIA,
AEROPORTI, PORTI)
1.1
Premessa
L'obiettivo
di fondo della strategia di intervento regionale consiste nell'attenuazione
progressiva di un duplice ordine di gap infrastrutturali che limitano e
vincolano la traiettoria di crescita del sistema socio-economico e produttivo
della Sicilia. Il primo è riferito ai circuiti di interscambio nazionali ed
internazionali. Il secondo alla connettività interna del sistema dei trasporti
regionale.
Rispetto
al primo punto, è noto come la Sicilia, per la sua posizione geografica, può
rivestire un ruolo primario nei collegamenti con i paesi che si affacciano nel
bacino mediterraneo e, per questo, ha necessità di interventi per il
potenziamento delle infrastrutture di trasporto esistenti e per la creazione di
nuove infrastrutture per potere assolvere a questo suo ruolo specialmente in un
momento, quale quello presente, in cui i rapporti economici e commerciali con i
paesi mediterranei e dell'Europa dell'est sembrano destinati ad intensificarsi.
Di
converso, l'instaurazione e lo sviluppo di nuovi rapporti economici, passano e
si ricollegano all'accessibilità di tutto il territorio regionale, che può
essere assicurata dal potenziamento dei trasporti, la cui attuale articolazione
mostra caratteristiche di forte insufficienza.
Tale
potenziamento costituisce elemento indispensabile per aumentare la
competitività del sistema produttivo regionale, per contribuire al riequilibrio
territoriale e per esplicare una forte azione sul piano occupazionale.
Gli
sforzi che si stanno compiendo per migliorare il livello di competitività della
Sicilia nel più ampio contesto europeo e mediterraneo saranno vani se non
accompagnati da significativi interventi volti ad elevare, quantitativamente e
qualitativamente, la dotazione infrastrutturale del sistema dei trasporti visto
nel suo complesso e nelle sue interazioni.
L'attenzione
riposta, sotto quest'ultimo punto di vista, sul settore dei trasporti trova
motivazione nell'esigenza di una nuova strategia complessiva, che accanto al
ruolo primario e basilare che possono svolgere le opere infrastrutturali, si
rivolge ad un'organizzazione di nuovi processi che, spaziando in tutte le
componenti sociali (sicurezza, ambiente, protezione civile, informatica),
creano necessità di nuove professionalità.
In
particolare, la necessità del monitoraggio continuo, da parte delle
Amministrazioni competenti, dei livelli di sicurezza e di inquinamento nel
campo dei trasporti, lo sviluppo di sistemi telematici per l'informazione ai
guidatori, in generale agli operatori del settore (passeggeri e merci), ma
anche agli utenti, la continua verifica degli standard infrastrutturali e di
esercizio del sistema al fine di effettuare interventi rapidi ed efficaci in
caso di calamità naturali, e, infine, l'esigenza dell'organizzazione di
"osservatori" per la creazione di complesse banche dati necessarie
per l'attività di pianificazione a tutti i livelli territoriali, pongono in
primo piano la stretta correlazione fra evoluzione e controllo del sistema dei
trasporti e formazione di nuove competenze e professionalità specialistiche.
A
scala di maggior dettaglio analitico, le carenze nel settore delle
infrastrutture viarie, che sono evidenziabili attraverso pochi indici
significativi (1) (dotazioni infrastrutturali del territorio: km/1.000 kmq.,
860 per la Sicilia e 1.015 per l'Italia e km/100.000 abitanti, 435 contro 534),
emergono principalmente dai valori scadenti dei livelli di servizio
maggiormente diffusi sulla rete delle strade statali, dai livelli di
incidentalità, e dagli indici (per esempio, i tempi) di accessibilità tra le
varie zone dell'isola con particolare riguardo alle aree metropolitane, dove si
evidenziano elevati livelli di congestione veicolare in ogni zona dell'area
urbana, bassi valori delle velocità commerciali per gli spostamenti
interzonali, limitate capacità degli itinerari di attraversamento per i
collegamenti di lunga distanza.
Le
stesse considerazioni possono farsi per la rete ferroviaria, le cui carenze
emergono sia nelle linee commerciali (le due dorsali tirrenica e ionica) sia, e
maggiormente, nelle altre linee.
La
Sicilia ha una rete ferroviaria in esercizio estesa 1.445 chilometri, di cui
solo 25 a doppio binario, di fronte ai 6.400 della rete nazionale (lo 0,3%), e
664 elettrificati, circa il 43% della rete regionale contro il 63% della rete
nazionale.
La
valutazione quali-quantitativa della rete ferroviaria regionale siciliana in
termini di "potenzialità di circolazione" e di funzione di
collegamento tra i diversi punti del territorio ha portato alla determinazione
di indici di qualità e quantità che per la Sicilia si attestano al di sotto di
1,00 (2). Quanto detto a conferma della carenza delle ferrovie siciliane sia
dal punto di vista della disponibilità di una vasta rete di collegamenti
diffusi sul territorio sia da quello della qualità del servizio ferroviario
potenzialmente ottenibile dalla già limitata rete esistente.
L'apporto
che può dare il cabotaggio al perseguimento di alcuni obiettivi di carattere
generale della politica nazionale (riequilibrio della ripartizione modale del
traffico merci, decongestionamento della rete viaria, riduzione dei consumi
energetici e dell'impatto ambientale, utilizzazione delle tecniche intermodali)
pone con forza il rilancio della portualità siciliana.
L'inadeguatezza
dei fondali, dei moli foranei, delle banchine, delle attrezzature e delle
comunicazioni stradali deve essere superata in un'ottica di sistema, che,
superando la logica degli interventi a pioggia, ponga come prioritari gli
interventi sui porti di Palermo - Termini Imerese e Catania come poli delle due
aree principali della regione (lunghe percorrenze per i trasporti stradali).
Il
sistema aeroportuale sconta l'inadeguatezza degli interventi sui due aeroporti
di Punta Raisi e Fontanarossa, in continua crescita in termini di traffico
movimentato.
Il
quasi raggiungimento della soglia di saturazione nei due impianti pone con
urgenza la necessità di interventi di potenziamento e di ammodernamento, come
pure interventi sugli altri scali per un miglioramento complessivo del sistema.
Data,
inoltre, la particolare connotazione urbanistica in cui l'aeroporto di
Fontanarossa è inserito, si reputa necessaria la creazione di un terzo polo a
supporto dello scalo catanese. A tal riguardo è stato proposto uno studio di
fattibilità per Comiso, anche in relazione al livello infrastrutturale
esistente in atto ed alla valenza territoriale e produttiva dell'area
interessata.
Per
ultimo, ma non per ordine di importanza, va ricordato il ruolo che nell'isola
può esercitare il ricorso all'intermodalità, attraverso la realizzazione di
alcuni centri di interscambio modale di diverso livello, soprattutto per il
riequilibrio della ripartizione modale nel settore del trasporto merci.
In
particolare l'attivazione dei centri intermodali di Termini Imerese e di
Bicocca vuole essere uno stimolo, per l'intera economia regionale, al fine di
minimizzare il costo generalizzato del trasporto da e per l'isola. L'ottica di
sistema perseguita, infatti, privilegia lo sviluppo di anelli di congiunzione
efficienti per ottimizzare, da un lato, le prestazioni delle singole reti di
trasporto e ottenere un sinergismo capace di esaltare le caratteristiche peculiari
di ciascun modo di trasporto; e dall'altro, per candidare l'isola al ruolo di
nodo di interscambio nevralgico nell'ambito delle reti intercontinentali,
grazie anche alla posizione geografica favorevole soprattutto in ambito
marittimo.
Alla
luce delle considerazioni esposte, emerge l'importanza di un processo di
infrastrutturazione della Sicilia, che deve articolarsi su tutte le modalità di
trasporto e nell'ottica del raggiungimento di una rete diffusa nel territorio e
con alto grado di connettività.
A
questo scopo gli interventi individuati rispondono ai seguenti obiettivi:
-
riassetto e potenziamento della rete viaria ai vari livelli al fine di creare
una intelaiatura infrastrutturale di supporto ai collegamenti di breve, media e
lunga percorrenza con caratteristiche tali da migliorare i livelli di servizio
e conseguentemente ridurre i livelli di inquinamento e di sicurezza;
-
riequilibrio della ripartizione modale sia nel campo del trasporto passeggeri
che in quello merci per recuperare quote di traffico alle modalità ferroviaria
e marittima;
-
potenziamento del sistema portuale regionale, articolato su due livelli: due
poli destinati ad un ruolo primario per il trasporto di cabotaggio e di
federaggio, gli altri con funzioni specifiche legate alle attività produttive e
vocazionali del territorio circostante;
-
definizione di un sistema articolato a servizio del trasporto merci fortemente
basato sulla logistica e sull'intermodalità;
-
potenziamento del sistema aeroportuale siciliano, basato principalmente sullo
sviluppo degli aeroporti di Palermo e Catania, anche attraverso il
miglioramento della loro accessibilità, e sulla creazione di un polo
aeroportuale secondario in funzione delle potenzialità produttive e
socio-economiche del territorio regionale;
-
miglioramento delle qualità socio-economiche ed ambientali nelle aree urbane e
metropolitane, attraverso il riordino e la ristrutturazione dei servizi di
trasporto pubblico locale, nell'ottica di quanto previsto nel decreto
legislativo n. 422/97;
-
recupero di efficienza nel sistema ferroviario, attraverso interventi di
ammodernamento e di potenziamento infrastrutturale, anche ai fini di quanto
esposto nel punto precedente, ed in vista della "regionalizzazione"
del trasporto ferroviario locale.
1.2
Programmi europei e politiche regionali in materia di trasporti
Dal
documento di programmazione economico-finanziario 1998 - 2000 della Regione
Siciliana emerge un chiaro intento volto all'infrastrutturazione del territorio
isolano. In particolare, si sottolinea la necessità di:
-
completare le grandi arterie autostradali in modo da dare concretezza al
corridoio plurimodale tirrenico e quindi consentire la piena integrazione
dell'isola nel sistema trasportistico nazionale ed europeo;
-
ammodernare e potenziare gli aeroporti di Falcone - Borsellino (Punta Raisi) e
Fontanarossa;
-
completare il raddoppio delle dorsali ferroviarie Palermo - Messina e Messina -
Catania - Siracusa;
-
completare - realizzare importanti itinerari trasversali che consentano di
migliorare l'accessibilità di vaste zone interne dell'isola al contesto
infrastrutturale ed economico più evoluto.
Gli
interventi proposti nel settore ferroviario trovano inoltre riscontro nel
contratto di programma 1994 - 2000 (25 marzo 1996) e successivo Addendum (10
settembre 1996) delle Ferrovie dello Stato S.p.A., nonchè in una risoluzione
del Parlamento europeo (emendamento n. 80 del 18 maggio 1998 in sede di esame
dello schema della rete ferroviaria transeuropea) che inserisce il tracciato
Siracusa - Gela nello schema della rete ferroviaria transeuropea.
Gli
interventi proposti nel settore stradale sono supportati dal piano triennale
ANAS 1997/99, dalla sua proposta d'integrazione per gli anni 1997/2000 e dalla
proposta di piano triennale 2000/2003.
Ulteriore
riscontro delle proposte avanzate in questa sede si hanno infine:
-
nella programmazione dei fondi strutturali 2000/2006 - Rapporto interinale
Regione Siciliana;
-
nella programmazione per i fondi Q.C.S. 2000/2006;
-
nel piano regionale dei trasporti (in via di definizione e di approvazione).
-
nello studio propedeutico alla redazione del piano provinciale dei trasporti
della provincia di Palermo.
1.3.
Programmi di intervento specifici individuati per la definizione degli
accordi di programma quadro nel settore dei trasporti
Allo
stato attuale il quadro di insieme può essere specificato nelle tematiche di
seguito indicate:
-
completamento della rete autostradale e di grande comunicazione;
-
completamento linee ferroviarie Messina - Palermo e Messina - Siracusa
(raddoppi ed elettrificazione);
-
potenziamento porti Palermo - Termini Imerese e Catania come porti principali
del sistema regionale;
-
potenziamento e ammodernamento degli aeroporti di Falcone - Borsellino (Punta
Raisi) e Fontanarossa;
- miglioramento
dell'accessibilità e della connettività della rete viaria, nei suoi diversi
livelli, nelle aree interne della regione, con particolare riferimento al
collegamento delle aree medesime con la rete viaria costiera;
-
accessibilità ferro-stradale ai principali poli portuali ed agli aeroporti di
Palermo e Catania;
-
centri logistici per l'interscambio modale;
-
integrazione nel campo del trasporto pubblico locale, con particolare riguardo
alla valorizzazione del rapporto ferrovia-strada e del miglioramento delle
condizioni del traffico nelle aree metropolitane;
-
sistemi di trasporto in sede propria nelle aree urbane e metropolitane;
-
riassetto a livello regionale del sistema aeroportuale;
-
riassetto a livello regionale del sistema portuale (commerciale, turistico,
industriale), con particolare riguardo ai collegamenti con le isole minori.
Nell'ambito
della procedura di negoziazione dell'accordo di programma quadro in materia di
trasporti saranno attivate opportune metodologie per l'elaborazione di proposte
destinate a migliorare il sistema di collegamento da e per l'isola.
2.
AREA PRIORITARIA RISORSE IDRICHE
L'area
richiede interventi articolati in tre linee operative:
-
approvvigionamento idropotabile;
-
approvvigionamento idrico irriguo;
-
risanamento delle acque.
2.1.
Approvvigionamento idropotabile
L'approvvigionamento
idrico dei grandi e piccoli centri urbani continua a presentare gravi
deficienze sia qualitative che quantitative; la vetustà e le inadeguate
gestioni degli impianti per i turni di distribuzione provocano gravi perdite
specialmente nelle reti capillari di distribuzione con dispendio delle risorse
idriche particolarmente deficitarie in alcune zone dell'isola e soprattutto
nelle isole minori.
L'azione
che sarà volta alla realizzazione di altre reti idriche interne, di acquedotti
esterni o extracomunali è quindi finalizzata ad incrementare la disponibilità e
la fruibilità di acqua per usi civili: essa, oltre che determinare un indubbio
miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni residenti, è anche una
condizione indispensabile per ipotesi di sviluppo turistico.
Le
linee di intervento riguardano:
a)
miglioramento degli standard quantitativi e qualitativi di fornitura della
risorsa idrica;
b)
ottimizzazione della gestione del servizio idrico integrato in attuazione della
legge Galli n. 36/94, come recepita con legge regionale n. 10/99;
c)
incremento della capacità di captazione ed adduzione, secondo quanto previsto
dal nuovo piano regolatore degli acquedotti per la Regione Siciliana.
2.2.
Approvvigionamento idrico irriguo
In
Sicilia sono oggi in esercizio 16 grandi sistemi irrigui collettivi. Il
complesso delle opere realizzate ed in fase di completamento a cura dei
Consorzi di bonifica include:
-
11 grandi serbatoi in esercizio, 5 in fase di costruzione, per una capacità
utile di oltre 550 milioni di metri cubi destinati all'uso irriguo;
-
circa 7.000 km. di condotte e canali di adduzione e distribuzione per una
superficie irrigabile di 140 mila ha.
Un
notevole limite alla normalizzazione dell'approvvigionamento irriguo è ancora
oggi rappresentato dal mancato completamento di alcuni sistemi idrici. In
alcuni casi i ritardi nella realizzazione delle reti a valle delle opere di
regolazione ed accumulo dei deflussi superficiali ha comportato danni rilevanti
alle aziende.
La
strategia che si prevede di attuare riguarda quindi la razionalizzazione delle
reti irrigue primarie e secondarie al fine di ottimizzare la funzionalità dei
relativi impianti e la realizzazione degli interventi volti a salvaguardare la
capacità d'invaso dei serbatoi irrigui (sfangamento, messa in sicurezza, etc.)
e delle opere di captazione e di adduzione.
2.3.
Risanamento delle acque
Il
settore fognario e depurativo va inquadrato nella logica del servizio idrico
integrato volto a migliorare le condizioni di fruizione e di vivibilità, alla
tutela della qualità della risorsa idrica per i vari usi, nonchè alla sua
salvaguardia e conservazione.
Il
gap infrastrutturale e la carenza organizzativa e gestionale sono dà ritenersi
i principali nodi critici per garantire l'erogazione di un servizio rispondente
ai requisiti minimi ormai definiti dal DPCM 4 marzo 1996.
Il
fabbisogno conseguenziale risiede pertanto nella realizzazione di interventi
infrastrutturali atti a consentire una dotazione di infrastrutture sufficienti
per l'erogazione delle prestazioni minime, ma anche nella definizione e
implementazione di modelli gestionali soddisfacenti in termini di efficacia,
efficienza ed economicità.
L'obiettivo
di fondo è il miglioramento del servizio di fognatura e depurazione attraverso
l'incremento di dotazione di capitale infrastrutturale che consenta il
successivo avvio del servizio idrico integrato. Per raggiungere tale obiettivo,
si ritiene dover agire seguendo alcuni criteri generali quali:
-
concentrazione degli interventi sulla base di orientamenti ed indirizzi di
indiscutibile valore;
-
miglioramento della qualità della programmazione, assicurando per gli interventi
scelti la progettazione, il finanziamento ed un iter celere;
-
definire una strategia di intervento unitaria che coinvolga i soggetti
istituzionali competenti e si basi su fonti di finanziamento diverse
(regionali, statali, comunitarie) ma coordinate;
-
fornire gli strumenti idonei per la formulazione di un quadro conoscitivo e per
la realizzazione di un sistema di monitoraggio dei corpi idrici e dei presidi
depurativi necessari per orientare ad una corretta ed efficace azione di
risanamento delle acque;
-
favorire il riuso delle acque reflue depurate.
3.
AREA PRIORITARIA ENERGIA
L'area
prioritaria richiede interventi articolati in due linee operative:
-
reti energetiche;
-
risparmio energetico ed energie alternative.
1. Reti
energetiche:
L'asse
del sistema elettrico in Sicilia, relativamente alle grandi linee di trasporto
a 380/220/150 KV non consente di garantire uno standard "europeo" di
continuità e di qualità del servizio elettrico, intesa come mantenimento di
valori ottimali di frequenza e di tensione dell'energia elettrica distribuita.
La
rete elettrica siciliana non è sicuramente una "rete matura" nei
confronti del resto del paese: è, infatti, incapace di soddisfare pienamente
gli utenti siciliani per le sue peculiarità che comportano gravi ripercussioni
sull'economia della Regione: in alcune aree della Sicilia - in particolare
l'area occidentale - è attualmente impossibile garantire eventuali nuovi
insediamenti produttivi.
Per
quanto riguarda le reti di metanizzazione in atto i comuni serviti sono 106 con
una popolazione di circa 3,5 milioni di abitanti; restano ancora da metanizzare
283 comuni per una popolazione pari a circa 1,8 milioni di abitanti. Pertanto
si reputa necessario il completamento di tali reti.
Altra
emergenza degna di interesse è quella attinente la metanizzazione a servizio
delle imprese agricole dell'isola e l'uso della cogenerazione delle celle a
combustibile per le strutture ospedaliere pubbliche e private.
Gli
obiettivi da conseguire:
-
potenziamento - quantitativo, ma soprattutto qualitativo - dell'offerta di
energia elettrica;
-
riequilibrio del sistema della produzione e del sistema della distribuzione su
tutto il territorio siciliano;
-
miglioramento degli standard quantitativi di fornitura di risorse energetiche
destinati agli usi agricoli;
-
potenziamento della rete di metanizzazione dei comuni siciliani;
-
creazione della rete di metanizzazione a fini produttivi.
2. Risparmio
energetico ed energie alternative
Lo sviluppo
di politiche energetiche mirate a ridurre l'impatto della produzione
dell'energia, attraverso il contenimento e la razionalizzazione dei consumi
pubblici e privati, la differenziazione delle fonti ed, in particolare, il
ricorso a quelle rinnovabili, la razionalizzazione dei cicli produttivi, è
incentrato sull'innovazione tecnologica nei campi:
-
della produzione energetica;
-
della produzione industriale;
-
della realizzazione di prodotti ad uso civile.
In
forza di queste interconnessioni, le politiche energetiche vanno disposte in
modo integrato e sorrette da una mirata politica di ricerca scientifica.
Pertanto,
vanno prioritariamente promosse, anche alla luce del quadro normativo più
recente ed agli accordi internazionali sui gas clima-alteranti, forme di
concorso con le politiche ambientali, urbane e dei trasporti.
Gli
obiettivi da conseguire possono riassumersi in:
-
pervenire innanzitutto ad una revisione dello schema di piano energetico
regionale, predisposto dall'ESPI, anche alla luce della normativa statale in
materia (legge n. 10/91);
-
razionalizzare i consumi energetici nel settore dei trasporti, la cui incidenza
si rivela, in Sicilia, molto più elevata rispetto agli altri comparti
energivori (industria, terziario);
-
incentivare l'uso di materiali e di tecniche costruttive orientate al risparmio
energetico;
-
avviare campagne di informazione mirate alla sensibilizzazione ed
all'orientamento verso forme di risparmio energetico;
-
creare maggiore connessione con il comparto della gestione dei rifiuti, al fine
di promuovere attività di termovalorizzazione dei RSU.
4.
e 5. AREA PRIORITARIA RICERCA E FORMAZIONE
L'area
prioritaria richiede interventi articolati in due linee operative:
-
ricerca scientifica e tecnologica;
- risorse
umane e formazione.
1. Ricerca
scientifica e tecnologica
L'analisi
del settore ricerca scientifica e tecnologica, degli enti impegnati nelle
relative attività e della realtà imprenditoriale regionale rileva una scarsa
presenza di centri di ricerca applicata e una ridotta cooperazione tra centri
di ricerca e sistema produttivo locale.
Il
tessuto imprenditoriale presenta una dimensione ridotta delle imprese ed una
loro frammentazione con aggregazioni di tipo "distrettuale" ancora
scarsamente sviluppate.
Considerata
la esigua presenza sul territorio di imprese di medie dimensioni, la ricerca
applicata rischia di non avere una base economica sufficientemente ampia in
grado di sostenerla.
Si
registra, inoltre, una bassa propensione del sistema imprenditoriale ad
investire in attività di ricerca scientifica e tecnologica ed innovazione
legata al basso livello di export.
Inoltre,
fra i nodi del sistema scientifico e tecnologico sul territorio siciliano, si
individua una insufficiente dotazione del sistema infrastrutturale; permane un
forte squilibrio strutturale rispetto agli standard del centro nord e si
rileva, in particolare, una carenza di infrastrutture di comunicazione
telematica per il trasferimento di tecnologie e di capacità di innovazione
delle PMI isolane.
Le
principali linee di intervento:
-
sostenere il trasferimento tecnologico mediante la sensibilizzazione del
sistema delle imprese alle tematiche dell'innovazione, e, in particolare,
attraverso l'introduzione di nuove figure professionali, che operano su scala
regionale, specializzate nei vari settori produttivi;
-
sostenere le strutture di interfaccia tra ricerca e impresa, attraverso il
potenziamento dei consorzi misti (pubblico privati), attualmente esistenti;
-
sostenere i poli, i parchi scientifici e i centri di innovazione (parchi
scientifici e tecnologici, BIC, incubatori e centri servizi) secondo una
strategia unitaria;
-
favorire la creazione di una struttura stabile di coordinamento delle azioni di
ricerca;
-
perseguire il rafforzamento e la riqualificazione dei poli di ricerca in poli
di eccellenza, mediante il concentramento, la specializzazione e la
cooperazione dei vari centri ed organizzazioni di ricerca;
-
sensibilizzare il sistema della ricerca alle esigenze di innovazione delle imprese,
attraverso la creazione di uffici di liason e di marketing della ricerca,
all'interno delle università e degli enti pubblici di ricerca;
-
sostenere la creazione di una rete di centri di ricerca;
-
verificare la fattibilità di un'agenzia regionale per l'innovazione;
-
promuovere azioni di ricerca e sperimentazioni settoriali, in particolare
nell'ambito della filiera agro-alimentare (nelle componenti della produzione
agricola, agroindustriale ed attività complementari) e della silvicoltura.
2. Risorse
umane e formazione
Il
patrimonio di risorse umane della Sicilia è caratterizzato da un lato da un
alto grado di scolarizzazione non sufficientemente valorizzato, dall'altro da
una qualificazione generica e poco orientata ai bisogni del mondo produttivo e
del settore pubblico allargato.
Il
sistema della formazione professionale appare appesantito da un gran numero di
interventi, ma ancora scarsamente collegato con il sistema scolastico da un
lato e con il mondo della produzione dall'altro.
Un
altro aspetto da sottolineare riguarda il livello di professionalità delle
risorse umane operanti nella pubblica amministrazione pubblica, regionale e
locale. Rispetto ai nuovi compiti dell'operatore pubblico si ravvisa una
situazione di deficit qualitativo e quantitativo, soprattutto a livello locale.
Un
ultimo nodo problematico fa riferimento ad un settore in espansione, ma ancora
poco sviluppato in Sicilia: il terzo settore (cooperative, associazioni,
imprese sociali).
Si
può operare puntando sulle seguenti azioni:
-
costituire, a livello sperimentale, alcune agenzie polifunzionali che
dovrebbero prefigurare il nuovo sistema ed i nuovi rapporti tra Regione e
centri di formazione oggi in convenzione;
-
continuare l'opera di riqualificazione dei docenti della formazione
professionale in maniera più mirata;
-
sperimentare percorsi di integrazione con la scuola, sul versante
dell'orientamento e della promozione della cultura organizzativa e d'impresa,
attraverso la stipula di accordi e protocolli d'intesa con Ministero della
pubblica istruzione, enti locali, associazioni imprenditoriali e sindacali e
strutture formative;
-
incentivare e diffondere quelle iniziative di alta formazione già avviate con
il POP 1994-99 e con alcuni programmi operativi multiregionali in raccordo con
la ricerca scientifica e miranti alla qualificazione di risorse umane, in
settori di punta, quali turismo, beni culturali, ambiente e servizi alle
imprese (si fa riferimento in particolare al finanziamento del diploma di
laurea in "Tecnologia e gestione delle piccole e medie organizzazioni nel
turismo" e al programma "Parco progetti");
-
sperimentare attività informative e di orientamento in raccordo con
provveditorati, organismi bilaterali, associazioni datoriali ed autonomie
funzionali;
-
incentivare l'apprendistato e la qualificazione giovanile presso le PMI;
-
incentivare la formazione per agenti di sviluppo locale;
-
costituire istituti di formazione di livello universitario rivolti ad utenze
internazionali, nelle materie della P.A. e nei diversi campi della didattica
tecnico-scientifica (Politecnico del Mediterraneo).
6.
AREA PRIORITARIA SVILUPPO LOCALE
La
necessità di rimettere in moto il processo di sviluppo siciliano - partendo
dalla consapevolezza che la produzione di valore aggiunto, e dunque di
benessere, non ha più come protagonista esclusivo nè lo Stato nè il singolo
imprenditore - implica una maggiore attenzione da una parte alle diverse realtà
territoriali ed ai relativi fenomeni di concentrazione (demografici,
infrastrutturali, produttivi, di servizio) e dall'altra alle iniziative delle
autonomie locali e al ruolo propulsivo del sistema urbano regionale. Obiettivo
principale è pertanto quello di una valorizzazione della progettualità locale,
sia essa espressione di singoli soggetti economici, sia delle aggregazioni di
rappresentanza e cura degli interessi sia, infine, delle amministrazioni
locali.
a)
Negli ultimi anni sono state avviate in Sicilia diverse iniziative di sviluppo
locale. Associazioni imprenditoriali, forze sindacali ed amministratori locali
hanno iniziato a definire progetti di sviluppo per il proprio territorio,
partendo da problemi e potenzialità specifiche delle aree direttamente
coinvolte; ciò è stato favorito anche dalle importanti riforme che hanno
coinvolto gli enti locali e che hanno reso più stabili le amministrazioni di
comuni e province.
Si
sono diffuse esperienze quali i patti territoriali, i piani di azione locale
(programma Leader), i contratti d'area, i programmi di riqualificazione urbana (PRUSST),
in stretto raccordo con l'impostazione della programmazione regionale
comunitaria e nazionale, che vanno adesso ancora di più supportate e sostenute.
Il
nuovo approccio allo sviluppo locale, già sperimentato in alcune realtà
territoriali come evidenziato nell'analisi svolta nel rapporto interinale
regionale, presuppone un processo di animazione propedeutico alle azioni e la
costruzione di metodologie e strumenti utili a realizzare un efficace processo
decisionale di attuazione e monitoraggio delle politiche di sviluppo.
In
applicazione del principio di sussidiarietà, ciò può consentire la promozione
di nuove configurazioni territoriali e la costruzione delle premesse di uno
sviluppo più maturo: un processo di sensibilizzazione capillare e di connessione
dei gruppi partecipanti agli investimenti integrati, capace di fare emergere
filiere con atti vincolanti, necessari all'efficacia delle iniziative.
Questo
processo è il presupposto essenziale per la corretta utilizzazione dei nuovi
strumenti di programmazione negoziata e per attuare con maggiore efficacia le
politiche strutturali dirette al raggiungimento degli obiettivi di occupazione
e di coesione politica economica e culturale dell'Europa.
Si
indicano di seguito gli obiettivi articolati in azioni:
-
creare un quadro di riferimento programmatico e legislativo capace di orientare
le iniziative di sviluppo locale.
Questo
primo obiettivo, propedeutico agli altri, prevede una serie di attività
centrate sulla conoscenza dei processi in atto, sul loro monitoraggio e sulla
individuazione degli strumenti normativi più idonei per favorire lo sviluppo
delle iniziative;
-
favorire un collegamento stabile - una rete - fra tutte le iniziative di
sviluppo locale, aiutando la crescita di soggetti intermedi.
La
promozione di un processo reale di animazione e concertazione presuppone il
supporto di strutture di assistenza tecnica locali. L'obiettivo di creare
consensi sulle linee individuate per lo sviluppo delle potenzialità endogene
potrebbe essere agevolata dalla creazione di agenzie con compiti di promozione
e concertazione tra attori locali ed istituzioni, prima di procedere alla
progettazione dei singoli patti o altri strumenti di attuazione. Le agenzie
assumeranno poi il compito di supporto funzionale ed operativo per le azioni di
elaborazione, coordinamento, integrazione, attuazione e monitoraggio delle
politiche di sviluppo e gestione dei servizi;
-
creare un supporto tecnico a livello centrale per l'assistenza, l'orientamento
e l'accompagnamento delle attività di progettazione ed attuazione.
Occorrerà
coordinare le azioni di sostegno allo sviluppo locale, accompagnando tutto il
processo al fine di massimizzare l'impatto positivo delle iniziative. Tali
azioni hanno come obiettivo l'innesco di un processo di sperimentazione-attuazione
che potrà condurre in futuro alla costruzione di un'agenzia regionale per lo
sviluppo locale. Lo scopo è di supportare gli attori locali nella progettazione
e nella individuazione di metodologie e strumenti appropriati, al fine di facilitare
anche il collegamento tra le azioni integrate di sviluppo dei vari comprensori,
integrandoli così nel processo di programmazione regionale.
b)
parallelamente alla vitalità dimostrata dai soggetti dello sviluppo locale si è
assistito negli ultimi anni ad un nuovo protagonismo delle autonomie locali ed
al rafforzamento del ruolo propulsivo del sistema urbano regionale. D'altra
parte la Regione è consapevole della gravità dei problemi (sociali, economici
ed ecologici) che caratterizzano le città e della inadeguatezza di risposte di
tipo settoriale; la strada da intraprendere riguarda, pertanto, la definizione
di progetti territoriali integrati.
Occorrerà
individuare una politica di sviluppo delle aree urbane basate su alcuni
principi chiave che possono così riassumersi:
-
orientamento dell'espansione delle città con l'incentivazione delle politiche
di manutenzione e recupero urbano;
-
l'integrazione delle funzioni e dei gruppi sociali nel tessuto urbano;
-
una corretta gestione dell'ecosistema urbano (con particolare riferimento
all'acqua, all'energia ed ai rifiuti);
-
miglioramento dell'accessibilità nel rispetto dell'ambiente;
-
il recupero, la conservazione e lo sviluppo del patrimonio culturale.
7.
AREA PRIORITARIA LEGALITA', PARI OPPORTUNITA' E RECUPERO MARGINALITA' SOCIALE
L'analisi
dei principali indicatori sociali e i risultati delle ricerche più recenti
evidenziano il persistere di problematiche sociali che influenzano
negativamente la qualità della vita dei cittadini siciliani e che richiedono
quindi strategie di azione integrate tra pubblico e privato. Infatti, pur in
presenza di forti segnali positivi da parte della società civile in termini di
nuova progettualità diretta a contrastare queste tendenze e dell'emergere di
una crescente consapevolezza dell'urgenza di intervento, permane una vasta area
di sfiducia sociale sulla possibilità di riscatto e una forte "crisi di
legalità". Permangono, infatti, alcuni punti di debolezza del contesto
sociale, in particolare identificabili nei fenomeni di:
- insufficiente
sicurezza. Nonostante i progressi in campo investigativo e giudiziario, la
situazione si presenta ancora grave (gli indicatori statistici relativi a
omicidi, rapine denunciate, diffusione del racket ed attentati mostrano per la
Sicilia valori significativamente più alti rispetto alla media del Mezzogiorno,
che la portano al primo posto nella graduatoria nazionale insieme alla
Campania);
- degrado
urbano. Soprattutto nelle grandi aree urbane e nei centri più urbanizzati
si assiste ad un progressivo degrado fisico, urbanistico, igienico-sanitario
che conduce a gravi forme di disgregazione socio-economica, minacciando la
normale vivibilità;
- criminalità
minorile. Nonostante la tendenza ormai consolidata di allontanare dal
sistema penale gli interventi di trasgressione minorile, è ancora insufficiente
la presa in carico del fenomeno da parte delle istituzioni pubbliche;
-
carenza di servizi di cura ed assistenza alla persona.
Sui
segnali di novità è tuttavia possibile costruire una strategia. E' da
sottolineare che negli ultimi anni sono emersi segnali innovativi che
potrebbero portare ad un mutamento del quadro appena descritto.
In
particolare emerge:
-
la vitalità di una nuova soggettualità sociale capace anche di progettare e
gestire interventi contro il degrado e l'esclusione sociale;
-
la crescita della scolarizzazione delle donne;
-
la diffusione di esperienze significative di educazione alla legalità nelle
scuole;
-
un nuovo protagonismo delle istituzioni locali nel campo delle politiche
sociali.
La
forte caduta del tasso di legalità può essere combattuta soltanto con un
progetto coordinato di politiche sociali, economiche, d'ordine pubblico e
giudiziario affinchè il bene legalità possa risultare appetibile alla maggior
parte dei cittadini.
In
considerazione di quanto sopra evidenziato gli obiettivi degli "Accordi di
programma quadro" riguardano l'avvio di azioni volte alla prevenzione e
recupero dalla devianza e dalla marginalità sociale, alla diffusione di una
nuova cultura della responsabilità, della partecipazione e della legalità, alla
promozione di politiche di inclusione dei soggetti a rischio. Si tratta di
avviare un percorso che, a partire da un primo momento di conoscenza territoriale
finalizzato alla individuazione delle aree più compromesse e di quelle "in
bilico", si articoli successivamente in un ventaglio di interventi con il
coinvolgimento del settore pubblico, dell'associazionismo tra imprese e del
privato sociale, volti alla realizzazione di:
a)
offerta di sicurezza e controllo del territorio;
b)
politiche di inclusione in e di autopromozione dei soggetti a rischio; azioni
di contrasto del disagio sociale anche attraverso il rafforzamento dell'azione
contro la dispersione scolastica e il recupero della devianza; iniziative,
anche attraverso capillari campagne informative, di sensibilizzazione alla
cultura della legalità e dei suoi vantaggi sociali ed economici, da realizzarsi
prioritariamente nei contesti che presentano maggiori elementi di rischio e
indirizzati sia ai giovani, sia agli adulti;
c)
azioni di recupero anche fisico dei territori caratterizzati da forte degrado;
d)
politiche di promozione delle pari opportunità attraverso un sistema di servizi
finalizzato a rimuovere le cause che ostacolano un'adeguata partecipazione
delle donne alle misure di politiche attive del lavoro.
8.
AREA PRIORITARIA SANITA'
Nel
settore della sanità, le priorità sono il miglioramento della qualità dell'assistenza
e l'assicurazione della continuità dell'erogazione dei servizi sanitari in una
situazione di risorse scarse. L'azione prioritaria consiste quindi in una
riorganizzazione della rete ospedaliera in modo da pervenire all'ottimale
utilizzo dei presidi, fondandone la gestione su criteri di economicità ed
efficienza.
Per
ottenere questi obiettivi, bisogna:
-
puntare al riequilibrio territoriale delle strutture;
-
riattare, adeguare alle norme di sicurezza e ammodernare i presidi ospedalieri
per acuti;
-
riordinare la rete dei presidi, con un incremento della disponibilità di posti
letto residenziali, al fine di ottimizzare il circuito assistenziale del
paziente in modo da garantire allo stesso l'intervento specifico per gli eventi
acuti e la disponibilità di aree adeguate per le terapie di lunga durata,
riducendo i cosiddetti "ricoveri impropri".
Le
priorità per gli interventi nel settore includono:
-
completamenti di strutture ospedaliere;
-
adeguamenti a norma;
-
creazione di strutture territoriali, particolarmente nelle aree di disagio
sociale;
-
ristrutturazione di poliambulatori e distretti socio-sanitari;
-
adeguamento dei laboratori di igiene e profilassi;
-
riorganizzazione degli uffici amministrativi;
-
verifica dei fabbisogni di strutture per la riabilitazione e altre strutture
territoriali;
-
definizione di un programma in tema di malattie infettive;
-
attivazione di un sistema informativo regionale;
-
proposta relativa agli interventi programmati dai policlinici universitari,
dall'Istituto zooprofilattico sperimentale per la Sicilia, dall'Istituto di
ricovero e cura a carattere scientifico
_____________________
(1)
In sede di predisposizione degli APQ saranno effettuate analisi di domanda, sulla
base delle più importanti variabili esplicative della medesima, sia con
riferimento alla situazione attuale che allo sviluppo previsto.
(2)
L'indice di qualità funzionale è definito in base a quattro tipologie di linea
ferroviaria, ovvero, la linea a binario semplice non elettrificato, la linea a
binario doppio non elettrificato, la linea a binario semplice elettrificato e
la linea a binario doppio elettrificato, assumendo come base di riferimento il
livello qualitativo funzionale della rete nazionale.
L'indice
quantitativo di rete ferroviaria è definito considerando il rapporto tra
l'estesa chilometrica della rete ferroviaria e la superficie utile dell'unità
territoriale considerata (superficie del territorio posto ad un'altitudine non
superiore a 1.000 m. s.l.m.).
.