la collezione il volume

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REGIONE SICILIANA
Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione
Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali ed Educazione Permanente

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L’Archivio Cartografico Mortillaro

Casualmente scoperto all’indomani del terremoto della Valle del Belice del 1968, entro una cassa riposta in un palazzo di Montevago, l’archivio di piante catastali borboniche dei territori e degli abitati di Sicilia era stato conservato dagli eredi del Marchese Vincenzo Mortillaro di Villarena, e da tempo dimenticato. Il fortuito ritrovamento ha fornito una vasta documentazione cartografica della Sicilia ottocentesca che si riteneva irrimediabilmente perduta.

L’acquisizione delle mappe da parte dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali nel dicembre 1997 ne ha consentito lo studio come strumento di comprensione delle dinamiche del paesaggio, ai fini della pianificazione paesistica.

La mostra allestita nel giugno 2001 presso il Palazzo Chiaramonte Steri di Palermo, la pubblicazione del volume Le mappe del catasto Borbonico di Sicilia e l’archiviazione delle carte presso il Centro Regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica fotografica, aerofotografica, fotogrammetrica e audiovisiva dei beni culturali e ambientali sono alcune delle iniziative poste in atto dal Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali ed Educazione Permanente per dare la possibilità a studiosi di varie discipline di trarre dalla collezione "l’utile stragrande" auspicato dal Marchese Mortillaro.

Le mappe catastali ritrovate hanno datazioni tra il 1837 ed il 1853, secondo quanto emerge nei documenti cartografici, e sono state redatte sulla base dei dettami del Real Decreto per la Rettifica del Catasto Fondiario dell’8 agosto 1833 e delle modifiche apportate con un nuovo decreto il 17 dicembre 1838. Con tali disposizioni Ferdinando II di Borbone intendeva realizzare una distribuzione equa delle contribuzioni da parte dei cittadini “in questa parte de’ nostri reali dominii”.
L’operazione catastale era stata in realtà iniziata a partire dal 1810, anno in cui si decise di abbandonare il metodo della tassazione per “donativi” ponendo le basi per la redazione di un vero catasto. Ma a distanza di quarant’anni da quella data i lavori non erano ancora terminati. Per tale motivo nel 1850 venne affidato l’incarico di concludere il lungo iter burocratico della complessa opera al Marchese Vincenzo Mortillaro di Villarena, nominato Delegato speciale per la compilazione dei catasti di Sicilia. Questi dichiarò chiusi i lavori nel 1853 consegnando il materiale descrittivo al Grande Archivio, trattenendo le mappe che costituiscono oggi la raccolta.

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L’archivio Mortillaro è composto di 427 carte, perlopiù catastali, relative ai territori e agli abitati dell’Isola e da alcuni documenti allegati. Le mappe sono redatte da agrimensori, architetti, ingegneri, geometri, periti urbani. L’eterogenea e variegata stesura delle carte risente della sensibilità, della cultura, dell’esperienza del singolo redattore. La qualità delle piante topografiche è estremamente diversificata così come la metodologia della rappresentazione, oscillante tra i sommari schizzi topografici, magari ingentiliti da tenui acquerellature, le vedute assonometriche o a volo d’uccello e le piante di tipo geometrico. Il formato è estremamente variabile. Frequentemente le carte recano il visto di una speciale Commissione appositamente nominata e presieduta da un Controloro delle Contribuzioni Dirette e, in alcuni casi, anche un timbro dell’organismo provinciale preposto alla rettifica.

Nel loro insieme le mappe dell’Archivio Mortillaro costituiscono un “monumento archivistico” di primaria importanza, sia in relazione al numero e alla omogeneità temporale e geografica, sia perché rappresentano gli effetti di una lettura organica del territorio estesa ad un contesto che solo da poco, grazie all’abolizione della feudalità del 1812, era amministrativamente emerso dal medioevo. Pur con tutti i limiti del caso i risultati dell’operazione, così come si rileva dalla lettura delle carte topografiche, mostrano che la Sicilia era in grado di dialogare con le analoghe iniziative condotte in Francia da Napoleone Buonaparte, in Lombardia dall’Impero austriaco e a Roma dal Governo italico prima e da Pio VII poi, e di esprimere una peculiare posizione nell’ambito del riformismo moderno.

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