Fontane e Terme nelle case romane di Piazza della Vittoria

In età romana l'acqua costituì un elemento importante per i giardini, non solo in relazione alle necessità pratiche connesse all'irrigazione, ma anche per l'abbellimento degli spazi esterni, il cui effetto naturalistico era garantito, oltre che da una ricca e varia vegetazione, anche dalla presenza di giochi d'acqua e fontane di varia foggia e dimensione. Le case romane di Piazza della Vittoria, la cui indagine fu intrapresa nel 1868 da Francesco Saverio Cavallari, hanno restituito, soprattutto dopo le recenti ricerche archeologiche, molti elementi connessi all'uso dell'acqua: in particolare, lo scavo dell'ampio peristilio del cosiddetto Edificio B, noto per il famoso Mosaico della Caccia, ha permesso di riportare alla luce un articolato sistema di fontane che, certamente, serviva ad abbellire il viridarium della lussuosa dimora. Per quanto riguarda l'Edificio A, databile nella sua ultima configurazione agli inizi del III sec. d.C. Ð a prescindere dalla vasca circolare situata al centro del grande peristilio, con rivestimento di cocciopesto all'interno ed esterno intonacato a larghe fasce verticali rosse e blu Ð nella zona retrostante l'ala meridionale della casa alcuni ambienti sembrano connotarsi, sotto il profilo funzionale, come una piccola area termale, probabilmente connessa con la grande domus. Sono stati portati alla luce due ambienti maggiori con pavimenti a mosaico, con annesse due vasche: si tratta, probabilmente del frigidarium e dell'apodyterion (spogliatoio) del piccolo complesso termale.

Motivi marini nei mosaici romani di Palermo

Un'indagine archeologica condotta nel cortile interno del Monastero Montevergini ha portato alla scoperta di un lembo di mosaico pertinente ad un pavimento di cui, purtroppo, si è perduta un'ampia porzione: il frammento, realizzato con tessere lapidee di colore bianco, nero, grigio e marrone-rossastro, raffigura un delfino ottenuto con tessere nere, che si staglia su uno sfondo bianco. Il delfino è mutilo della parte posteriore; le due pinne, sul dorso, sono rese da un'alternanza di tessere grigie, marroni e bianche che crea un bell'effetto di chiaroscuro, mentre l'occhio, rotondo, è reso con l'iride nera entro un cerchio bianco. Alcune caratteristiche costruttive e l'esistenza di cabalette che intercettano i livelli pavimentali pertinenti alle varie epoche, permette di ipotizzare l'esistenza prolungata di un'area all'aperto soggetta a scorrimento dell'acqua. Carattere apotropaico potrebbero aver avuto, invece, i pesci raffigurati all'interno del motivo a mandorle nel Mosaico delle Stagioni rinvenuto in una delle sale principali dell'Edificio A di Piazza della Vittoria, forse una schola in cui si praticavano culti connessi con la sfera orfico-dionisiaca. L'immagine del pesce, tra l'altro, ha una lunga tradizione iconografica nelle civiltà preromane e orientali, con semplici raffigurazioni di genere o con simboliche rappresentazioni dal carattere religioso o cabalistico, fino alla sua utilizzazione nel mondo cristiano quale simbolo stesso di Cristo.

 

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