La Fontana Rocaille di Palazzo Mirto

La fontana di Palazzo Mirto può farsi risalire allo scorcio del XVIII secolo, situata in un cortile pensile del piano nobile, circondata da delicate pitture a tempera che vengono a simulare un hortus conclusus di tradizione medioevale. Scenografica e affiancata da voliere, la macchina scenica, è posta al di sopra di una zoccolatura con paraste presenta il motivo della grotta-fontana con putto, inquadrata da colonne tortili ricoperte da grappoli d'uva e tralci vitigni; motivo quest'ultimo desunto dai moduli artistici dell'architetto barocco Paolo Amato, Entro nicchie sovrastate da aquile, simbolo dell'apoteosi, della regalità e dell'autorità del principe, le figure allegoriche di Venere e Pomona. Nell'ordine superiore, al centro, al di sopra di una finta balconata inghirlandata, lo stemma della famiglia Filangeri. Lo affiancano quattro Telamoni, memori della cultura manieristica, reggenti un architrave su cui svetta a concludere l'opera, il busto di Bernardo Filangeri incorniciato da una ricca decorazione costituita da putti e ghirlande di gusto barocco e vasotti di ispirazione tra neo-classica e neo-rinascimentale. Arricchisce ancor più il già sontuoso apparato della fonte, l'uso di autentiche conchiglie marine che si inframmezzano agli altri elementi decorativi. Nella complessa iconografia della fontana, il punto focale è costituito dalla piccola grotta che racchiude in sé un empirica raffigurazione della montagna, temi questi che nella coniunctio ermetica possono configurarsi come la congiunzione del simbolo maschile con il simbolo femminile.

 

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