Il Castello a Mare di Palermo

Il Castello a Mare di Palermo è menzionato per la prima volta nel Liber de regno Siciliae attribuito ad Ugone Falcando (1154-1169). Nel 1186 è citato nei documenti come Castrum inferior in opposizione ad un castello superiore. Una sua prima simbolica rappresentazione compare in una miniatura realizzata a corredo del De rebus Siculis carmen di Pietro Ansolino da Eboli (1195). Nel 1272, insieme ad altri 18 castelli presenti Ultra Salsum, figura inserito, insieme al castello superiore di Palermo, nell'elenco dei castelli custoditi dalla Regia Curia (Statutum Castrorum) in cui risulta dotato di castellano scutifero e sei servientes. Con il passare degli anni e in occasione di tumulti il castello è divenuto sede del governo viceregio dell'isola (XV secolo) e successivamente dimora dello stesso Viceré (dal 1517 al 1553). Per poco più di quarant'anni, ed in maniera discontinua, fu sede del Tribunale della Santa Inquisizione introdotto a Palermo fin dal 1487 da Ferdinando d'Aragona, con le proprie carceri ed una cappella per i condannati a morte. L'evolversi dell'ars fortificatoria provocò la necessità di adeguamenti ed ampliamenti delle vecchie strutture che si sarebbero accresciute e modificate sino a quando, alla fine del Ô700, consolidato il potere dei Borboni, il castello rimase strumento di controllo nei confronti della città. Fin dai primi anni dell'800 fu teatro di moti insurrezionali e nel 1860, identificato dalla popolazione quale simbolo dell'abbattuto governo borbonico, fu preso d'assalto e demolito in alcune sue parti. Con l'Unità d'Italia il grande complesso fortificato fu adibito a caserma e svolse tale funzione sino a quando, nel 1922, se ne decretò la demolizione. Le polemiche sollevate dalle proteste degli esponenti della cultura locale valsero a sottrarre alla demolizione i pochi resti ancora oggi presenti: - il cosiddetto mastio arabo-normanno, inglobato in un edificio di epoca spagnola e tornato alla luce durante le demolizioni; - il grande e munito accesso principale attribuito a Ferdinando di Aragona per via della lapide che sormontava il fornice d'ingresso, oggi parzialmente scomparsa; - una torre circolare pertinente le strutture del XV secolo, inglobata nel volume del Bastione di S. Giorgio, insieme ai resti dello stesso bastione realizzato sotto il regno di Carlo V Imperatore (seconda metà del XVI secolo). I lavori realizzati in questi ultimi anni hanno rimesso in luce alcune strutture. Fra queste oltre al rivellino (porta avanzata oltre il fossato) e i due ponti di cui se ne conosceva l'esistenza, particolare attenzione meritano i due corpi avanzati di forma mistilinea rinvenuti ai lati della cosiddetta Porta Aragonese, aperti sul fossato con un fitto sistema di feritoie. Lo svuotamento del fossato ha consentito inoltre la messa a nudo, fino alla base, delle strutture del Bastione di S Giorgio che hanno conservato i particolari paramenti a bugne, al centro di questo emerge ancora oggi il torrione circolare facente parte del sistema fortificato del Ô400. Per ciò che attiene il mastio sono stati eseguiti alcuni saggi al suo interno volti ad indagarne e a chiarirne natura ed origine delle strutture.

 

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