PARCO ARCHEOLOGICO DI SEGESTA
di Sebastiano Tusa

Considerazioni generali di carattere storico-archeologico
Segesta è la più importante delle città elime.  La sua posizione è estremamente suggestiva poiché essa si trova adagiata su un sistema collinare che assume variegate fogge, abbellite dall’inserimento dei suoi monumenti principali: il teatro ed il tempio.
La leggenda dice che fu fondata dagli scampati alla guerra di Troia guidati da Enea, il quale, prima di approdare a Roma, vi lasciò una cospicua colonia di suoi concittadini, tra i quali il vecchio padre. Leggenda a parte, fa ricerca archeologica ancora agli inizi non ha verificato con chiarezza l’esistenza di chiari legami culturali fra questa città ed il mondo elimo in generale, e alcune aree dell’Asia Minore. Anzi i dati desumibili dall’analisi della ceramica e dei bronzi indicano una filiazione della cultura elima di fase protostorica dal grande Ceppo italico che, sul finire del II millennio a.C., invade con le stirpi dei Siculi, Ausoni e Morgeti, la Sicilia e le isole Eolie.
Anche la lingua clima, scritta in caratteri greci, ma ancora parzialmente ignota, potrebbe trarre le sue origine in quella zona del Mediterraneo, ma anche nel mondo italico.
Per taluni autori sarebbe quasi certo che gli Elimi venissero dall’Asia Minore, ed in particolare dalle coste occidentali dell’Anatolia. Per altri si tratterebbe di un popolo di origine italica che, al pari dei Siculi, Ausoni e Morgeti, occupa la Sicilia sul finire del II millennio a.C. Ed, in effetti, le somiglianze ceramiche indicano una chiara parentela tra la ceramica elima e quella pertinente la cultura ausonia delle isole Eolie.
Gli Elimi furono, comunque, un popolo estremamente raffinato e per questo soggetto agli influssi dominanti della cultura greca siceliota, ma noti in posizione subalterna, come tutte le popolazioni cosiddette indigene della Sicilia.
Gli Elimi mantennero rapporti con le civiltà limitrofe, ma cercando di avere sempre un’autonomia che li portò a contrastare con i Greci in alleanza con i Punici e con questi ultimi in alleanza con Roma.
Segesta ben presto divenne una potente città che ebbe, pertanto, un rapporto quasi sempre conflittuale con Selinunte, forse anche per le rispettive posizioni geografiche contraddittorie. Fu per  questa sua posizione politico-militare che ebbe rapporti quasi sempre amichevoli con i Punici. Ma, molto seriamente, intuendo la nascente potenza romana, passò prestissimo dalla parte dei Romani  nel 260 a.C. Fu grazie a questa mossa politica ed in nome delle comuni origini troiane che i Romani  la esentarono dal pagamento di tributi e le diedero, inoltre, una certa autonomia politica e di controllo territoriale.
Sul  piano della cultura materiale poco sappiamo, ma quel poco ci induce a pensare che, seppure fortemente ellenizzata, Segesta seppe offrire delle soluzioni autonome sul piano architettonico (santuario di contrada Mango) e della produzione fittile, oltre che della lingua.
Gli elementi più significativi di Segesta sono il teatro, il tempio ed il santuario di contrada Mango. Essi rappresentano ovviamente le funzioni del culto, delle rappresentazioni e della politica.
Delle altre componenti della città si conoscono le mura con l’articolata Porta di Valle, alcuni quartieri residenziali e alcuni monumenti pertinenti Se gesta medievale (mura, castello, moschea e borgo sommatale).
Il teatro fu costruito o intorno alla metà del IV o nel II sec. a.C. (vi sono due teorie al proposito) in quel punto per le intrinseche qualità panoramiche dell’area cacuminale del monte Barbaro. Nel sito del teatro si trovava una grotta con materiale dell’età del bronzo, successivamente inglobata nella costruzione.  È curioso notare che io stesso fenomeno sia avvenuto in occasione della costruzione del teatro di Siracusa. È ovvio che le maestranze e gli ideatori del teatro di Segesta erano di ambiente ellenico data la canonicità del progetto. Si tratta di uno dei più riusciti esempi di architettura teatrale collocabile nel passaggio dal tipo greco a quello romano. La cavea era, in parte, scavata nella roccia, in parte ostruita con un poderoso muro di contenimento.
È logico supporre che, malgrado il teatro si trovasse in una città non greca, esso doveva avere quelle funzioni e quel ruolo nella città quasi identico a quello che un analogo monumento aveva nelle città greche. Fu sempre visibile nel paesaggio. Fu parzialmente scavato agli inizi del secolo e recentemente restaurato. È oggi parte della zona archeologica visitabile di Segesta e viene periodicamente utilizzato per rappresentazioni teatrali.
La costruzione del tempio risponde a motivi di ordine religioso che dovettero indurre i segestani a realizzare un’opera così grandiosa ed estranea alla loro cultura originaria. È certo che le maestranze e i progettisti di questo tempio fossero greci. Il tempio, di tipo dorico, sorgeva in una suggestiva posizione extra-urbana, su un poggio ben visibile anche da lontano. La sua struttura lievemente diversa dai templi greci canonici, l’assenza di ogni struttura interna (cella, adyton, etc.) e il suo essere in una città non greca, hanno generato un dibattito acceso tra gli studiosi.   Alcuni pensano che si tratti di un prodotto di tipo greco per un culto greco. In tal senso le anomalie riscontrate non avrebbero alcun peso e la cella, al suo interno, sarebbe siate indiziata al livello di fondazioni essendo, per questi studiosi, il tempio un’opera non finita. Altri, invece, dicono che si tratta di un semplice recinto sacro a cielo aperto per un culto non greco. La mancanza di cella e tetto sarebbero fattori conseguenti all’adozione di un modello greco soltanto nel suo aspetto esteriore e formale. Sarebbe logico pensare che la vicinanza delle città greche, prima fra tutti Selinunte, abbia generato l’idea di costruire un grande e vistoso edificio templare alla maniera greca, ma adattandolo alle proprie esigenze di culto ed alla propria cultura.
Qualunque sia stata l’organizzazione interna del tempio ed il tipo di culto praticato, è chiaro che preminente era quella religiosa. Purtuttavia, data la suggestione del luogo e l’ampio respiro dell’area nella quale sorge il tempio è ovvio pensare che tutta la zona fosse un punto nodale nella struttura urbana di Segesta e nei suoi percorsi. Fu costruito alla fine del V sec. a.C. Segui le vicissitudini della città subendo però, alcuna distruzione vistosa. È uno dei rari esempi di templi dorici che non sono mai crollati. Esso è rimasto attraverso i secoli un elemento insito nel paesaggio, al pari degli elementi naturali circostanti. Soltanto di recente sono stati effettuati restauri e consolidamenti della pietra che l’erosione aveva intaccato. È oggi una delle maggiori attrattive della zona archeologica di Segesta e dell’intera Sicilia.
Il santuario di contrada Mango fuori le mura doveva essere stato realizzato nel VI sec. a.C. Non sappiamo se la logica che guidò i segestani di costruire il santuario in questione fosse stata la stessa che spingeva i Greci a costruire estese aree sacre al di fuori delle mura. È, comunque probabile che si tratti della stessa fenomenologia. Anche per questo monumento è probabile che le maestranze e i progettisti siano stati Greci.
Il santuario è di proporzioni notevoli. Un muro di temenos racchiude una vasta area entro la quale dovevano esistere più edifici indiziati da numerosi elementi architettonici quali capitelli, colonne etc.
Purtroppo lo scavo che lo ha messo in luce non è che agli inizi sicché è prematura qualsiasi considerazione comparativa. Non sappiamo nulla sulla destinazione cultuale del santuario.
Sempre pertinenti la città ellenistico-romana sono l’agorà ed un edificio abitativo di grande pregio definito la “casa del navarca” per le decorazioni a prora di nave scolpite sui fianchi di un elegante peristilio.                                                
Pertinenti la fase medievale dell’occupazione dell’area sono, oltre ai rifacimenti delle mura di cinta, il castello medievale annesso al teatro, le due chiese di epoca normanna e post-medievale, il quartiere medievale e la moschea.

Valutazione sulla fattibilità del parco
Segesta costituisce già oggi una delle zone più visitate della Sicilia come dimostrato dalle presenze e dai relativi introiti derivanti dal pagamento dei biglietti. La fattibilità del parco risulta, pertanto, legittimata sia da quanto riferito, ma anche per l’unitarietà del complesso archeologico di grande pregio oltre che di vasta estensione. Inoltre, grazie alla completa demanializzazione dell’area e di una vasta area di rispetto circostante, oltre che dall’apposizione di vincolo più vasto, si può affermare senza alcun dubbio che l’area é perfettamente integra nei suoi valori ambientali. Pertanto la godibilità del forte messaggio storico-archeologico risulta perfetta e non alterata o disturbata da alcunché. Infine risulta perfettamente ed agevolmente raggiungibile grazie al vicino svincolo autostradale, nonché tramite ferrovia anche se la raggiungibilità mediante questo sistema di trasporto necessiterebbe ingenti ammodernamenti.
Un ulteriore elemento o favore della creazione del parco archeologico è dato dalla peculiarità di Segesta nel quadro della ricca offerta turistico-archeologica della Sicilia. Si tratta, infatti, di un posto unico per apprezzare una delle più evidenti peculiarità storiche della Sicilia: il palinsesto di più elementi culturali, quello elimo e quello greco.
Risulta, pertanto, importante, che questa area archeologica, anche in virtù della sua intensa utilizzazione (nei mesi estivi) come area di spettacoli che si svolgono nel teatro, nei pressi del tempio e della Porta di Valle, sia gestita autonomamente onde, permettere un più razionale ed assiduo dosaggio delle risorse disponibili, nonché una più attenta e vigile tutela e valorizzazione dei numerosi monumenti che la compongono.
Altro aspetto fondamentale da non trascurare è la ricerca scientifica sia attraverso lo scavo archeologico che mediante un moderno trattamento dei dati desunti dalle ricerche presenti e passate.
Segesta ha costituito un polo di attrazione per numerose prestigiose istituzioni scientifiche, ma molto spesso carente è stato il coordinamento e, soprattutto, la ricaduta di tali ricerche nella fruizione. L’istituzione del parco agevolerebbe la ricerca soprattutto coordinandola ed indirizzandola con la necessaria integrazione che questa deve avere con il fondamentale aspetto di una corretta fruizione dei suoi risultati nell’ambito di percorsi di visita sempre aggiornati e dinamicamente interrelati.

Considerazioni sulla perimetrazione
La perimetrazione proposta, prevede una Zona A coincidente con l’area demaniale di Segesta ed una Zona B costituita da quella vincolata ai sensi della L. 431/85.