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News del 22/03/2015

I “5 paladini” della rete museale etnografica iblea


ll più noto è quello di Palazzolo Acreide ma, quanto ad importanza, Canicattini, Buscemi, Sortino e Floridia non sono da meno. Sono quattro i musei della provincia di Siracusa che fanno parte della “Rete museale etnografica iblea” (cui aderiscono anche Modica e Chiaramonte Gulfi), che si è costituita a Siracusa il 28 giugno del 2005. Cooperazione e reciprocità di azioni e di attività alla base di una collaborazione stretta tra i vari enti, che ha prodotto risultati di valenza nel corso degli anni. La casa museo “Antonino Uccello” ospiterà oggi un convegno dedicato ai riti e alle tradizioni di San Giuseppe. “Sarà l’occasione – dice il direttore Calogero Rizzuto, ex soprintendente di Siracusa – per presentare un documentario, realizzato da Rosario Acquaviva, che racconta i riti e le cerimonie legate al cul- to del Santo, come le feste popolari, le tradizioni gastronomiche e quelle artigianali. Daremo la possibilità di visitare i locali ma anche di tornare indietro nel tempo grazie alla messa in onda di un filmato suggestivo”. Ai lavori parteciperà anche il nuovo direttore generale dei beni culturali della Regione, Gaetano Pennino. La casa museo “Antonino Uccello” è concepita come memoria ritrovata. “Gli ambienti riportano la vita dei contadini e – prosegue Rizzuto – il loro modo di vivere e di lavorare in passato. Raccontano il popolo in tutte le sue sfaccettature e ciò che più si avvicina all’identità della gente, e questo differenzia il nostro museo, così come quelli che fanno parte della Rete, dagli altri musei siciliani che hanno scopi e prerogative diverse”. Tra i fondatori del museo del “Tempo” (Tessuto emigrazione e medicina popolare) di Canicattini Bagni ci sono Tanino Gulino e la guida naturalistica Paolino Uccello. La sua particolarità è che è diviso in tre grandi settori: quello dedicato all’emigrazione verso l’America dei primi del Novecento; quello legato ai tessuti, quindi all’uso che le donne facevano dei ricami e il terzo riguardate la medicina popolare, dunque, tutto ciò che ha attinenza con erbe e piante. E poi c’è il museo di Buscemi, diretto da Rosario Acquaviva. La sua peculiarità è quella di essere interattivo: un documentario, all’interno di una delle sale, cioè, ripercorre senza soluzione di continuità tradizioni legate all’alimentazione, al ciclo del grano e alla vendemmia mentre vengono ricostruite anche le voci dei pastori ed il loro modo di lavorare.