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News del 17/04/2010

I musei etnografici sono in crisi


Difficoltà finanziarie per la Casa museo di Palazzolo e il Museo della civiltà contadina di Buscemi
«Così non si va avanti». Lo sfogo è di Rosario Acquaviva, coordinatore del museo della civiltà contadina di Buscemi. Ma anche di Gaetano Pennino, direttore della Casa museo di Palazzolo intitolata ad Antonino Uccello. Le spese superano i finanziamenti, quest’anno scarni: circa settemila euro in tutto. Pennino teme che la politica degli accorpamenti sposti il baricentro verso i capoluoghi, «che non avrebbero interesse a migliorare il circuito etnografico». Tuttavia è ancora presto per dirlo: «Posso solo affermare che non sappiamo nulla del domani, e di cosa la politica abbia deciso su questo settore - conclude. - La situazione è ancora troppo confusa per tutti». «Bisogna ripensare la realtà museale - gli fa eco Acquaviva - soprattutto nell’ottica degli accorpamenti museali. Frattanto la situazione qui è gravissima». E attanaglia tutta l’area iblea, estendendosi a quella orientale dell’Isola. «Abbiamo ormai quasi toccato il fondo - sostiene. - Il problema è di sopravvivenza quotidiana: se la Casa museo sarà accorpata al Bellomo bisognerà anche stare attenti a non smarrire la propria identità. E questo vale per tutti. Intanto abbiamo ricevuto delle risorse limitate, e con un anno e mezzo di ritardo». Da troppo tempo far fronte alle spese correnti diventa un’impresa: si debbono accogliere le scolaresche, si devono pagare luce e affitto: «Un disastro su tutti i fronti - osserva ancora - . Vogliamo davvero fare turismo, sviluppo e cultura? Non lo potremo certo fare in questo modo e su queste basi». Manca l’ottica dello sviluppo e della valorizzazione del territorio: «Cose che non possono realizzarsi - aggiunge -. Si discute adesso del parco degli Iblei: questo potrebbe costituire una risorsa in più, un volano economico. Ma quando partirà concretamente? ». A questo punto il problema è: «La Regione vuole la nostra continuità? Lo dimostri. D’altronde essa, se deve spendere, lo fa. Lo stesso accade alla Provincia. È inutile dire che di risorse non ce ne stanno: semmai occorre comprendere come esse vengano impiegate. È questo il vero problema della crisi; mentre si usano ingenti somme anche per piccole cose, quelle stesse opportunità ci ridarebbero fiato per andare avanti: per diverso tempo si potrebbe completare i programmi ». Ma questa «elemosina» non ha senso: «Sarebbe preferibile dirci direttamente che non si vuole la nostra sopravvivenza. Il turismo non si fa a parole. E i fatti qua non ci sono. Dalla Bit milanese non s’è ricavato nulla in termini di organizzazione del territorio e di presenze nei nostri musei. Non abbiamo assistito ad incrementi, la stagnazione prosegue ». R. R.