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News del 19/11/2009

Dove son finiti i barbieri di una volta?


Un tempo, in Sicilia, i loro saloni erano il centro del paese, di più un’istituzione sacra. Il barbiere era considerato un’autorità, al pari del parroco, del farmacista, del maresciallo dei carabinieri: un confidente ideale e un prezioso informatore. Lì si discuteva della situazione politica, si raccontavano barzellette, si scambiavano pettegolezzi, si sfogliavano giornali, si recitavano poesie, si leggevano pagine dell’Orlando Furioso e della Divina Commedia e soprattutto si cantava e si suonava con strumenti a corda: chitarra, fisarmonica e clarinetto. Spesso il taglio e la rasatura erano solo un pretesto, i barbieri erano degli artisti ed esercitavano anche la bassa chirurgia. A Natale, poi, regalavano ai clienti dei calendarietti profumati da mettere nel taschino; quelle immagini femminili, un po’ spinte per l’epoca, oggi fanno sorridere.“Musica dai saloni. Suoni e memorie dei barbieri di Sicilia” è stato scritto sul filo dei ricordi, con i contributi di giornalisti, poeti, scrittori siciliani. Tra loro, nomi illustri nel panorama isolano come: Giuseppe Quatriglio, Matteo Collura, Gaetano Savatteri, Melo Freni, Giacomo Pilati, Melo Minnella. Il gustoso prologo è di Andrea Camilleri, la cui avversione per le sale da barba è dovuta probabilmente a un episodio della sua infanzia: la vista delle orrende sanguisughe nel salone di don Nonò, il barbiere di famiglia. Tutti i racconti hanno in comune la nostalgia per il tempo andato e il bisogno di non perdere la memoria delle radici. Nelle pagine sono state inserite anche delle interessanti fotografie, curate da Antonio Giordano, Giuseppe Leone e Melo Minnella. Accompagna il volume, un cd di musiche dei barbieri, raccolte e rielaborate da Giuseppe Calabrese e Domenico Pontillo. Si tratta di venti sonate che sembrano scendere dalle lunghe scale del paradiso, da tempo cadute nell’oblio e restituite alla luce a seguito di un accurato lavoro di ricerca negli archivi e nella memoria. La rielaborazione è stata magistralmente effettuata dalla Compagnia di canto e musica popolare di Favara composta da: Antonio Lentini al contrabbasso, Lorena Vetro e Giuseppe Calabrese alla chitarra, Pasquale Augello alle percussioni, Domenico Pontillo al mandolino e Giuseppe Maurizio Piscopo alla fisarmonica. Il volume è stato presentato di recente a Catania presso il Castello Leucatia, durante un incontro organizzato dall’Assessorato alla Cultura del comune etneo. Introdotti dalla giornalista Silvia Ventimiglia, hanno preso la parola il dott. Alessandro Russo (che ha dedicato il suo racconto al decano dei barbieri di Canalicchio, Paolo Coppola), il maestro Piscopo, il poeta Angelo Scandurra, l’editore Claudio Mazza, lo studioso di storia locale Santo Privitera e Salvo Ruffino, responsabile dell’ANAM Catania, l’Accademia Nazionale Acconciatori Misti. Ciascuno di loro ha raccontato aneddoti e curiosità sulle vecchie sale da barba, ha spiegato chi è il santo patrono protettore dei barbieri, come toccava a loro“ cavar sangue, medicar ferite e balsamar corpi umani”, come venivano eseguite le serenate al chiaro di luna … Ad allietate la serata, la Compagnia di canto e musica popolare di Favara, che ha regalato al pubblico presente le nenie tipiche della tradizione dei saloni e che rappresentano indiscutibilmente un patrimonio dell’umanità. Graziella Nicolosi