Forme associative, palesi e occulte.
Si può uscire dalla logica settaria?

L’espressione “forme associative” comprende realtà assai diverse tra loro. Lo Scoutismo, il Rotary Club, una Confraternita, il F.A.I., Medici senza Frontiere, la Massoneria, il Touring Club Italiano, la Società di Storia Patria e svariati altri sodalizi, sono queste forme associative fondate tutte, in diversa misura, sull’accordo che tiene insieme chi ne fa parte al fine di perseguire gli scopi più svariati. E’ abbastanza scontato registrare come aggregazioni di ogni tipo abbiano fatto parte, da che mondo è mondo, delle articolazioni sottese alla vita di qualunque società.

Esistono però associazioni sorte tra “eguali” che si ripromettono di condividere solidalmente una qualche finalità sociale percepita come bene comune e volta ad incrementare la libertà, la salute, la democrazia, la qualità della vita di tutti; e viceversa associazioni che, sempre in nome di un quadro di valori condiviso al proprio interno, si strutturano gerarchicamente, cercando di porre uno scarto tra la propria “casa comune” e il resto del mondo, e prefiggendosi dunque di determinare l’avanzamento nella scala sociale, e in qualche caso l’arricchimento e l’incremento del potere su uomini e cose solo per i propri membri. La mafia, ad esempio, appartiene a tale seconda tipologia.

C’è pur sempre una certa qual differenza tra sodalizi quali la Caritas e Medici senza Frontiere, e sodalizi quali l’Opus Dei, i Legionari di Cristo e la Massoneria. E all’interno di quest’ultima, quale ruolo giocano ancora i valori illuministici e risorgimentali, e in che rapporto essi stanno con gli orpelli ed i paraphernalia esoterici? Non c’è una palese contraddizione tra gli ideali degli antichi “liberi muratori” e le oscure trame che periodicamente coinvolgono schegge impazzite di tali realtà?

Il Cortile dei Gentili di questo mese si interrogherà, e cercherà di stimolare riflessioni, sui motivi che inducono alcuni uomini ad abbracciare una “logica settaria”. Una logica, a ben vedere, che giudica normale considerare gli affiliati al medesimo gruppo in un certo senso “speciali”, staccati e diversi dal resto del mondo, in tal modo applicando nella prassi del vivere quotidiano una sorta di familismo amorale allargato in base al quale viene percepito come giusto e doveroso l’aiuto reciproco tra “affiliati” anche laddove ciò comporti il contravvenire alle leggi dello Stato o alle più elementari norme etiche.

Il problema è meno astratto e peregrino di quanto si potrebbe credere, in quanto le nostre giornate storiche hanno visto il sorgere e l’affermarsi (sempre più pervasivo ed arrogante) di una tra le forme associative più arroccate nella difesa ad oltranza delle proprie peculiarità interne e della propria sostanziale “ingiudicabilità”, del proprio vivere “al di là del bene e del male”. Stiamo parlando della casta politica, a sua volta sintesi delle numerose caste che popolano i paesaggi della nostra modernità. Con essa si sono in qualche modo ribaltati i termini della nota distinzione operata da Don Lorenzo Milani (nella Lettera a una Professoressa), secondo la quale “sortirne da soli, è l’avarizia; sortirne insieme, è la politica”. La casta infatti è il più sconcertante e scandaloso capovolgimento, la più drammatica scimmiottatura della politica, come quest’ultima dovrebbe essere per tener fede al proprio télos e alla propria etimologia, un’attività cioè tesa a promuovere la vocazione umana all’alterità.

I relatori chiamati ad introdurre il tema, su cui poi si cercherà di dibattere nella migliore tradizione di un’agorà consapevole di sé, sono il Prof. Santi Fedele, storico e docente universitario, ma anche Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia, e la Professoressa Giovanna La Maestra, educatrice, animatrice culturale, socia fondatrice dell’Associazione “La Ragnatela”.

Sergio Todesco

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