Glassway
Il vetro: fragilità attraverso il tempo
Castello di Donnafugata,
Ragusa
26 giugno – 31 luglio 2004
Nel solco delle
ultime grandi mostre (Glassway: le età del vetro, Aosta 2002 e Vitrum.
Il vetro fra arte e scienza nel mondo romano, Firenze 2004) che hanno segnato
il riaccendersi dell’attenzione sul vetro antico, è stata progettata,
all’interno del progetto Interreg III B Médocc “Glassway”,
la mostra “Glassway – Il vetro: fragilità attraverso il tempo”
dedicata al patrimonio vetrario della Sicilia dal VII sec. a.C. all’età
tardo-antica.
Frutto di una ricognizione sistematica di quanto esposto ed anche di quanto
conservato nei depositi delle varie Soprintendenze e musei dell’Isola,
la mostra offre una panoramica ampiamente rappresentativa di una particolare
categoria di materiali su cui, ad oggi, mancano ancora studi sistematici per
quanto attiene alla Sicilia.
Sono stati riuniti insieme, per la prima volta, i reperti più significativi;
non solo quelli confluiti nelle collezioni dei Musei per acquisti, donazioni
o sequestri, ma soprattutto quelli (molto più importanti) provenienti
da scavi, raramente in area urbana, per la maggior parte in necropoli.
L’esposizione segue la storia del vetro dalla prima comparsa alla sua
affermazione nei vari settori della vita quotidiana del mondo antico.
Il periodo preromano è rappresentato dalla produzione in faïence
e, per i secoli compresi fra il VI e il IV-III a.C., dalla ricchissima serie
di piccoli contenitori in pasta vitrea per unguenti e olii profumati (balsamari,
alabastra, oinochoai, aryballoi) e monili (collane, pendenti) fabbricati nell’area
orientale e a Rodi con la tecnica della modellazione su nucleo, testimonianza
di una produzione di lusso diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. L’invenzione
della tecnica della soffiatura, avvenuta in area siro-palestinese intorno alla
metà del I sec. a.C., e rapidamente diffusa nel mondo romano-italico,
rivoluzionò il ruolo del vetro nella società antica, facendone
uno dei materiali più comuni nell’uso quotidiano, dal costo fortemente
competitivo rispetto ai materiali più nobili.
Per l’età romano-imperiale, la quasi totalità dei reperti
esposti proviene da contesti funerari; tra i pochi pezzi provenienti dall’unico
contesto urbano rappresentato, Solunto, si segnala la coppa di Ennion, uno dei
maestri vetrai di Sidone che nel I sec. d..C. diffusero la loro raffinata produzione
di lusso, quasi sempre firmata, in larga parte del bacino del Mediterraneo.
Il periodo tardo antico è preminente sotto il profilo quantitativo, per
l’uso di deporre vasi potori, legati al rito del refrigerium, all’interno
delle tombe; si tratta , ovviamente, dei soli pezzi pervenuti intatti.
Sono esposti in questo settore alcuni dei più ricchi complessi di materiali,
riferibili al periodo compreso fra III e V sec. d.C.; dai vetri della necropoli
di Sofiana a quelli delle necropoli del territorio siracusano (c.da Lardia di
Sortino e Scalo Mandre di Portopalo di Capo Passero, per la prima volta esposti
al pubblico) e del territorio ragusano, per finire con i vetri della necropoli
di S. Agata (Piana degli Albanesi).
In tutte le sezioni, sono presenti alcuni pezzi di particolare rilievo provenienti
dalle collezioni del Museu d’Arquelogia de Catalunya di Barcellona, partner
della Sicilia nella produzione della Mostra.
Il Castello di Donnafugata, che ospita l’esposizione, è un suggestivo
esempio di villa residenziale in campagna, edificata, a partire da un nucleo
quattrocentesco, nel corso dell’Ottocento e con successive aggiunte nella
prima metà del Novecento. Circondata da un ampio parco articolato in
percorsi ispirati alle tendenze filosofiche esoteriche della seconda metà
dell’Ottocento, è stato recentemente riaperto al pubblico dopo
un lungo restauro eseguito dalla Soprintendenza di Ragusa.