La mostra "TA ATTIKA Veder greco
a Gela. Ceramiche attiche figurate dall'antica colonia", finanziata
dalla Comunità Europea (POR 2000-2006. Misura 2.02 - Azione D),
ha lo scopo di riunire, per la prima volta, in un'unica sede, tutte le
ceramiche attiche figurate provenienti da Gela e disperse in molti musei
italiani, europei e americani, a seguito dell'incontrollata attività
clandestina sviluppatasi tra l'800 e il '900 del secolo scorso nel territorio
dell'antica colonia rodio-cretese.
Il Palazzo Pignatelli Roviano di Gela è la prima delle tre sedi
espositive in cui la Mostra sarà accolta, alla quale seguiranno
il Museo Archeologico Regionale di Siracusa e il Museo del Castello di
Rodi (Palazzo dei Magistri). Quest'ultima tappa è stata scelta
in considerazione degli stretti legami tra le due città, in quanto
Rodi fu partecipe della fondazione di Gela nel 689-688 a.C.
A Gela l'allestimento occupa gran parte del piano inferiore del Palazzo
Pignatelli, dimora storica dell'800, restaurata dalla Soprintendenza BB.
CC. AA. di Caltanissetta, in occasione di questa manifestazione che renderà
fruibile la struttura dopo anni di abbandono.
IL PERCORSO ESPOSITIVO prevede la distribuzione
dei manufatti in nove sale, dove saranno accolti circa 200 vasi, cortesemente
concessi in prestito da diversi musei italiani e stranieri, in particolare,
i Musei Archeologici Regionali di Agrigento, Gela, Palermo, Siracusa e
il Museo Civico di Catania, il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo,
l'Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig di Basilea, lo Staatliche Museen
di Berlino, l'Harvard University Art Museums di Cambridge, lo Staatliche
Museen di Kassel, l'Institut für Klassische Archäologie und
Antikenmuseum der Universität di Lipsia, lo Staatliche Antikensammlungen
und Glyptothek di Monaco, il Metropolitan Museum di New York, l'Ashmolean
Museum di Oxford, il Museum of Art di Tampa, l'Institut für Klassische
Archäologie Antikensammlung der Universität di Vienna, Yale
University Art Gallery di New Haven.
Delle dieci sale espositive, nove prevedono la rassegna tematica delle
ceramiche.
La prima sala accoglie i visitatori ed in essa sono situati alcuni
pannelli che illustrano il percorso, alcune foto di Paolo Orsi durante
la sua attività di scavo a Gela, il tutto accompagnato da una voce
narrante che racconterà brevemente la vita dell'illustra Archeologo
e le sue prime esperienze di pioniere a Gela, nonché un frammento
di una statua fittile di divinità del VI sec. a.C., recentemente
restituita dagli scavi condotti sull'acropoli di Gela e ancora conservante
la vivace decorazione dipinta che ne ravviva la superficie.
La seconda sala offre un quadro generale della distribuzione delle
ceramiche attiche a Gela, attraverso l'esposizione di una selezione delle
più significative tra quelle ritrovate: ad esempio una Kylix del
Pittore di Copenhagen, del primo quarto del VI sec. a.C., conservata nel
Museo di Siracusa, uno dei più antichi vasi trovati nella colonia
siceliota, nonché le lekythoi del Pittore di Gela o quelle del
Pittore di Phanillys, che sono tra i prodotti maggiormente importati dal
mercato locale.
La terza sala accoglie l'esposizione dei prodotti dei più
prestigiosi ceramografi presenti a Gela, tra cui spicca il Pittore dei
Niobidi, il cui cratere, conservato nel Museo di Agrigento, con scena
di Amazzonomachia, è uno dei vasi più pregiati fra quelli
scoperti a Gela, mentre nella quarta sala sono raccolte le forme
più significative delle ceramiche, come la lekythos, tipica dei
corredi funerari i quali hanno restituito la maggior parte delle produzioni
ceramiche.
La quinta sala, divisa in due parti, è dedicata alla vita
quotidiana, con ceramiche, le cui scene figurate rimandano sia alle attività
peculiari degli uomini, quali la guerra, la vita pubblica, la musica,
il simposio e lo sport, sia quelle riferibili all'universo femminile,
come le scene ambientate nel gineceo ovvero quelle di ambito culturale,
nonché la musica e il gioco.
La sesta e la settima sala raccolgono ceramiche con rappresentazioni
iconografiche relative a divinità, eroi, miti e personaggi fantastici.
Tra i primi, Zeus, Poseidone, Apollo, Dionisio, Hermes, Efesto, Eros,
Atena, Artemide, Nike. Per gli eroi sono attestati Eracle e Teseo. I miti
riprodotti sulle ceramiche mostrate ripropongono, ad esempio, le vicende
di Polinice e Erigile, Enea e Anchise, Peleo e Teti, Achille e Aiace.
Infine nell'ottava e nella nona sala confluiscono alcuni dei corredi
provenienti dalle necropoli di Gela e conservati al Museo di Siracusa,
comprendenti diverse ceramiche figurate presentate con i loro contesti
di rinvenimento, come i manufatti bronzei (sicule) o le terrecotte figurate.
Una vetrina, all'interno della nona sala, raccoglie, invece, le ceramiche
recentemente scoperte nell'emporio di età arcaica, individuato
in località Bosco Littorio, in cui fortunate indagini archeologiche
hanno portato alla scoperta delle tre are fittili degli inizi del V secolo
a.C.
In tutte le sale, l'esposizione è accompagnata, oltre che da pannelli
didattico - didascalici, anche da tele i cui soggetti sono stati tratti
dalle scene dei vasi in mostra. Nelle sale sesta e settima, che raccolgono
le ceramiche con raffigurazioni di dei, eroi, miti e personaggi fantastici,
una voce narrante illustra le imprese degli eroi e dei personaggi mitologici
raffigurati sui vasi.
Una sala ha funzione di book-shop, le altre otto sale prevedono un'esposizione
tematica delle ceramiche, iniziando con la prima sala, destinata all'accoglienza
dei visitatori, in cui si trovano alcuni pannelli che illustreranno l'esposizione,
nonché un frammento di una statua fittile di divinità del
VI sec. a.C., recentemente restituita dagli scavi archeologici condotti
dalla Soprintendenza sull'acropoli di Gela e ancora conservante la vivace
decorazione dipinta che ravvivava la superficie.
La seconda sala offre un quadro generale della distribuzione delle ceramiche
attiche a Gela, attraverso l'esposizione di una selezione delle più
significative tra quelle ritrovate a Gela, tra cui, ad esempio, una kylix
del Pittore di Copenhagen del primo quarto del VI sec. a.C. conservata
nel Museo di Siracusa, per citare uno dei vasi attici figurati più
antichi trovati a Gela, e le lekythoi del Pittore di Gela o quelle del
Pittore di Phanillys, che sono tra i prodotti maggiormente importati dal
mercato geloo.
La terza sala accoglie l'esposizione dei prodotti dei più prestigiosi
ceramografi presenti a Gela, tra cui si ricorda il Pittore dei Niobidi,
il cui cratere, conservato nel Museo di Agrigento, con Amazzonomachia,
è uno dei vasi attici più pregiati tra quelli scoperti a
Gela, mentre nella terza sala sono raccolte le forme più significative
delle ceramiche attiche di Gela, come le lekythoi, forma tipica dei corredi
funerari che hanno restituito la maggior parte dei vasi attici.
La quinta sala è divisa in tre parti, così come la sesta,
dedicate, rispettivamente, l'una alla vita quotidiana e l'altra agli dei,
gli eroi, i personaggi fantastici e i miti, secondo le rappresentazioni
iconografiche delle ceramiche. Tra le attività degli uomini, nella
decorazione delle ceramiche, ricorrono spesso scene di partenza per la
guerra, scene relative al mondo dello sport, della musica o della vita
pubblica, mentre le donne sono protagoniste di scene di gineceo e delle
attività religiose.
Infine nella settima e nell'ottava sala confluiscono alcuni dei corredi
provenienti dalle necropoli di Gela e conservati al Museo di Siracusa,
attraverso i quali le ceramiche attiche sono illustrate all'interno dei
loro contesti di provenienza e in associazione con altri manufatti altrettanto
pregiati, quali, ad esempio, le situle bronzee o le terrecotte figurate.
Una vetrina, all'interno dell'ottava sala, raccoglie, invece, le ceramiche
attiche recentemente scoperte nell'emporio greco-arcaico di Gela, in località
Bosco Littorio, le cui fortunate indagini archeologiche degli ultimi anni
(1999-2003) sono note per la scoperta delle tre are fittili tardoarcaiche.
APPENDICE DELLA MOSTRA: IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI GELA
In concomitanza con l'esposizione di Palazzo Pignatelli, sarà allestita,
presso il Museo Archeologico di Gela, partecipe alla realizzazione della
iniziativa, un'appendice della mostra, che illustrerà, in una delle
sale centrali del piano terra, alcuni corredi provenienti dalle necropoli
di Sabucina, concessi in prestito dal Museo Archeologico di Caltanissetta,
attestanti la circolazione delle ceramiche attiche nei centri indigeni
dell'entroterra geloo; in un'altra sala dello stesso Museo sarà
esposta una parte della importante collezione Navarra, costituita dalla
omonima famiglia locale nell'800 e successivamente acquisita al demanio
regionale.
SIRACUSA, MUSEO ARCHEOLOGICO "PAOLO ORSI"
MAGGIO - GIUGNO 2004
La seconda tappa della Mostra sarà Siracusa, dove è prevista
l'esposizione di una selezione delle ceramiche attiche da Gela e, in particolare,
quelle relative agli anni della tirannide (primo venticinquennio del V
secolo), che coincidono con il periodo della massima floridezza della
città, quando Gelone succedette a Cleandro e Ippocrate nel governo
di Gela. Unitamente alle ceramiche attiche da Gela, saranno esposti alcuni
corredi delle necropoli di Sabucina comprendenti ceramiche attiche, sempre
relativi al primo venticinquennio del V secolo a.C., attraverso cui si
attesta la circolazione di tali prodotti di pregio nel retroterra geloo.
RODI, PALAZZO DEI MAGISTRI
LUGLIO - AGOSTO 2004
Nella sede di Rodi, l'esposizione dal titolo "Rodi e Gela tra il
VII e il V sec. a.C." raccoglierà una selezione di ceramiche
attiche concesse dai Musei di Gela e di Caltanissetta, volte ad illustrare
i rapporti intercorsi tra Gela e l'isola del Dodecaneso da cui proveniva
i colonizzatori nei secoli tra la fondazione siceliota e il V secolo a.C.
Da sinistra:
- Lekythos a figure rosse: figura femminile. Institut für Klassische
Archäologie Antikenmuseum der Universität Leipzig, inv. T429.
Maniera del Pittore di Icaro.
- Kylix a figure
rosse: giovane. "Staatliche Museen Kassel, Antikensammlung",
inv. T504. Gruppo di Adria B300. 525 - 500 a.C.
- Cratere a volute a figure rosse. Museo Archeologico Regionale di Agrigento,
inv. 2688. Alt. m. 0,78. Sul collo: (A) Centauromachia; (B) Eracle e Pholos
- Lekythos a figure rosse: Eros. Institut für Klassische Archäologie
Antikensammlung-Universität Wien, inv. 526A. Douris. 500 - 475 a.C.
TOPOGRAFIA E STORIA
DELL'ANTICA GELA
Gela si trova al centro di un ampio golfo che si affaccia sul mare Mediterraneo
e che si estende fra Capo Scaramia ad Est e Licata ad Ovest.
La città antica occupava la sommità di una collina di forma
allungata che corre parallela alla costa per 4 chilometri, con una larghezza
massima di 600 metri e che si eleva per 54 metri sul livello del mare.
Nella parte orientale della collina emerge la propaggine di Molino a Vento,
mentre le due punte avanzante di Capo Soprano e di Piano Notaro, con ripide
e profonde scarpate, ne segnano il profilo occidentale.
Attorno a Gela si estende una vasta e fertile pianura attraversata da
corsi d'acqua, uno dei quali è il Gela con l'affluente Maroglio,
che limita ad Est la regione da sempre destinata a coltivazione di cereali
e di legumi; ad Ovest la pianura è chiusa dal fiume Salso, l'antico
Imera, un tempo navigabile come il Gela e, come questo, oggi, di portata
ridotta.
Sia la collina che la regione circostante risultano abitate già
dall'età del rame (facies di S. Cono-Piano Notaro, III millennio
a.C.) e soprattutto durante il periodo del bronzo antico (facies di Castelluccio,
2200-1450 a. C.) quando vi si stabiliscono gruppi di agricoltori abitanti
in piccoli villaggi di capanne.
Secondo Tucidide (VI, 4, 3), Gela fu fondata dai Rodio-Cretesi guidati
rispettivamente da Antifemo ed Entimo, i quali vi giunsero nel 689-688
a.C., quarantacinque anni dopo la fondazione di Siracusa; lo stesso storico
narra che la città prese il nome del vicino fiume, adottò
una legislazione dorica e che "
il luogo dove ora è la
città e che per primo fu fortificato si chiamò Lindioi
"
Le poche notizie tramandate dalle fonti storiche e l'intensa attività
di ricerca archeologica avviata nel territorio urbano e nel retroterra
gelese hanno consentito agli archeologi di ricostruire la storia di Gela
nei decenni successivi alla sua fondazione, quando i Rodio-Cretesi, al
fine di assicurarsi il possesso di un vasto territorio dal quale trarre
le risorse economiche e di ampliare i propri possedimenti, realizzarono
un preciso disegno espansionistico; questo, svoltosi lungo le due direttive
fluviali del Gela e dell'Imera, contemplò l'occupazione e l'ellenizzazione
dei centri indigeni, abitati da popolazioni sicane e sicule e posti sulle
alture a controllo delle vie di comunicazione e anche della pianura attorno
alla città, dove si estendevano i "campi geloi" ben noti
agli antichi. Gli indigeni, infatti, opponevano una forte resistenza all'avanzata
dei Geloi, i quali comunque riuscirono ad estendere il loro dominio fino
al centro della Sicilia.
L'espansione dei Rodio-Cretesi ad Ovest si concluse con la fondazione
di Akragas (Agrigento) nel 580 a.C., che garantì loro il controllo
della via fluviale dell'Halykos (Platani), oltre che dell'Himeras (Salso),
attraverso le quali furono distribuiti i pregiati prodotti delle officine
greche e geloe e fu possibile irradiare il patrimonio culturale ed artistico
della madrepatria.
Il VI e il V secolo a.C. videro Gela protagonista di molti eventi storici
verificatisi nella Sicilia, soprattutto quando la città, prima
sotto il governo dei tiranni Cleandro e Ippocrate e poi di Gelone, della
stirpe dei Dinomenidi, raggiunse un livello economico notevole e la supremazia
sulle poleis siceliote della costa orientale e sullo Stretto.
La storia dell'evoluzione architettonica ed urbanistica della città
fino alla sua prima distruzione ad opera dei Cartaginesi nel 405 a.C.
è stata resa nota grazie alle numerose scoperte fatte nel territorio
urbano soprattutto sull'acropoli posta nel settore orientale della collina
(Molino a Vento), prospiciente il mare, nei santuari e nelle estese necropoli
occupanti le aree periferiche all'esterno del perimetro urbano della città.
Sono ben conosciute attraverso le notizie degli autori antichi e i dati
desunti dagli scavi archeologici, anche le vicende storiche ed i complessi
monumentali della città realizzati nella seconda metà del
IV secolo a.C., quando, per opera del condottiero corinzio Timoleonte,
Gela venne ripopolata con nuovi coloni, ricostruita ed ampliata nel settore
occidentale della collina (Capo Soprano). E' questa l'area che risulta
più intensamente popolata, anche nei decenni in cui Gela fu interessata
dalla conquista di Agatocle (311-309 a.C.) e fino al 282 a.C., quando
il tiranno agrigentino Phintias rase al suolo le case, demolì le
mura di fortificazione e deportò i Geloi a Finziade, nel sito dell'odierna
Licata.
Dopo quell'infausto avvenimento, la città rimase disabitata per
lungo tempo e tornò ad essere occupata nel 1233, quando Federico
II, sul sito dell'antica colonia greca, fondò Eraclea, chiamata
poi Terranova, denominazione che fu mantenuta fino al 1927, anno in cui
fu restituito il nome Gela.
Queste alterne vicende e le continue spoliazioni dei monumenti sacri e
civili della collina greca resero difficile la sua identificazione fino
al secolo scorso ed addirittura il sito di Gela veniva posto da alcuni
studiosi a Licata; alla querelle pose fine prima uno studio dello Schubring,
apparso nel 1873, e poi l'inizio della ricerca archeologica, affidata
nel 1898 a Paolo Orsi, il quale avviò l'esplorazione sistematica
delle necropoli greche, dei templi dell'acropoli e di altre aree occupate
da santuari e nuclei abitativi.
Le ricerche a Gela si sono susseguite intensamente solo dopo gli anni
Quaranta del Novecento, grazie all'attività di tre illustri archeologi,
Piero Griffo, Dinu Adamesteanu e Piero Orlandini, e sono state successivamente
puntualizzate da Graziella Fiorentini; tutt'oggi esse proseguono per poter
completare il quadro delle acquisizioni dei dati topografici e monumentali
dei complessi antichi della grande colonia rodio-cretese.
Principali avvenimenti storici
689-688 a.C.: Fondazione di Gela ad opera
dei coloni Rodio-Cretesi guidati da Antifemo ed Entimo.
VII-VI sec. a.C.: I Geloi intraprendono la marcia espansionistica nel
territorio della Sicilia centro-meridionale ellenizzando i centri indigeni
e occupando altri siti a controllo delle vie di comunicazione.
580 a.C.: Gela fonda la sottocolonia Akragas (Agrigento)
505-491 a.C.: I tiranni Cleandro e Ippocrate assumono il governo della
città; Ippocrate conquista Leontini, Callipoli e Naxos, sottomette
alcune popolazioni barbare, estende i propri domini fino allo Stretto,
emette le prime monete (didrammi con i tipi del cavaliere all'assalto
del Toro antroprosopo), tenta di occupare Siracusa.
492 a.C.: Gela occupa Camarina.
491 a.C.: Ippocrate muore presso Ibla; Gelone della stirpe dei Dinomenidi
assume il governo della città e trasferisce la sua residenza a
Siracusa; Gela è affidata a Ierone; emissione dei tetradrammi con
figura di cavaliere sul dritto e toro androprosopo in corsa sul rovescio.
480 a.C.: Battaglia di Himera e vittoria dei Greci sui Cartaginesi.
476 a.C.: Ierone fonda Aitna.
470-460 a.C.: Gela è occupata dalle milizie mercenarie; Gela affronta
la città indigena di Krastòs.
456 a.C.: A Gela muore Eschilo.
427 a.C.: Gela si allea con Himera, Selinunte e Siracusa nel conflitto
contro Leontini, Camarina, Catania e Naxos.
424 a.C.: Gela ospita il Congresso della Pace durante il quale il siracusano
Ermocrate pronuncia il discorso sull'autonomia delle città siceliote.
422-413 a.C.: Gela partecipa al conflitto fra le città siceliote
e Atene.
405 a.C.: Gela è distrutta dai Cartaginesi.
397 a.C.: Gela partecipa alla spedizione dionigiana contro Mozia.
357 a.C.: I Geloi partecipano alla spedizione di Dione contro Dionigi
II.
345 a.C.: Gela corre in aiuto di Entella assediata dai Cartaginesi.
339-317 a.C.: Gela viene ricostruita grazie all'opera del condottiero
corinzio Timoleonte, il quale la ripopola anche con coloni provenienti
da Kos guidati da Gorgo.
317-309 a.C.: Agatocle assedia e conquista Gela stabilendovi il suo accampamento
militare.
307 a.C.: Agatocle rioccupa Gela e la annette al dominio siracusano.
282 a.C.: Distruzione di Gela da parte di Phintias, tiranno agrigentino;
deportazione dei Geloi a Finziade, presso l'odierna Licata.
1233: Federico II fonda Heraclea sui resti dell'antica colonia greca.
Gela, area dell'acropoli,
le mura di Capo Soprano, l'emporio greco-arcaico, Ara fittile dell'emporio
con raffigurazione di triade divina (490a.C.)
NOTIZIE E STAFF
Gela, Siracusa, Rodi 2004
con:
l'alto patronato della Presidenza della Repubblica
Il Patrocinio del ministero per i Beni e le Attività Culturali
Il Patrocinio della Presidenza della Regione Siciliana
con la partecipazione di:
Museo Archeologico Regionale di Gela
Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa
Istituto Archeologico e storico di Rodi
Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica
Archivio Ceramografico-Università di Catania
in collaborazione con:
Comando Regionale Carabinieri Sicilia
Comando Provinciale Carabinieri di Caltanisetta
con il contributo di:
Provincia Regionale di Caltanissetta
Comune di Gela
Dipartimento SAFIS-Università degli Studi di Catania
L'esposizione è stata realizzata
grazie al finanziamento POR Sicilia 2000-2006 Misura 2.02-Azione DStaff
Comitato promotore:
Fabio Granata, Assessore dei Beni Culturali e Ambientalie P.I. della Regione
Siciliana
Giuseppe Grado, Dirigente Generaledel Dipartimento Regionale dei Beni
Culturali e Ambientali ed E. P.
Rosalba Panvini, Soprintendente per i Beni Culturali di Caltanissetta
e curatrice scientifica della mostra
Coordinamento Generale: Giuseppe Gini,
già Soprintendente per i Beni Culturale e Ambientali di Caltanissetta
Rosalba Panvini, Soprintendente per i Beni Culturali di Caltanissetta
e curatrice scientifica della mostra
Coordinamento tecnico-scientifico: Rosalba
Panvini
Consulenza scientifica: Filippo Giudice, Cattedra di Archeologia e Storia
dell'arte greca e romana - Università degli Studi di Catania
Organizzazione: Sevizio per i Beni Archeologici Soprintendenza
per i Beni Culturali ed Ambientali di Caltanissetta (Carla Guzzone, Salvatore
Barbera, Roberto Giordano, Vicenzo La Mattina, Giuseppe Sardo, Maurizio
Scarlata, Salvatore Scarlata)
Segreteria scientifica e organizzativa: Marina Congiu, Lavinia Sole con
la collaborazione di Antonio Catalano, Erminia Di Benedetto, Giuseppina
Ruscello.
Progetto e realizzazione allestimento: Salvatore Rizzo, Dirigente U.O.
VI Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta;
Angelo Buccheri, Filippo Ciancimino, Michele Angelo Nicosia
U.O. VI Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta
Salvatore Scarlata, Servizio per i Beni Archeologici Soprintendenza
Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta
Progetto Grafico: Ettore Dimauro, Rosalba Panvini, Lavinia Sole
Coordinamento Amministrativo: Rosalba Panvini, Salvatore Scarlata, Salvatore
Barbera
|