La Mostra, organizzata dalla Galleria Regionale della Sicilia si giova esclusivamente delle prestigiose collezioni ceramiche in sua dotazione, poco note al gran pubblico e soltanto in parte indagate dagli studi. La ricca esibizione di preziosi reperti custoditi nei suoi depositi propone alla cerchia dei fruitori una visione allargata della materia che si sofferma sul contesto della bottega d’aromateria in cui le maioliche rivestirono insiema la funzione pratica di contenitori di farmaci e l’ufficio emblematico di simbolo del prestigio dell’arte antica e misteriosa dello speziale, approdata in occidente attraverso i contatti intercorsi tra la Sicilia e l’oriente, in particolare con il mondo arabo.Tale punto di osservazione incardina l’elemento caratterizzante dell’iniziativa. La scelta espositiva si articola nella presentazione di un congruo numero di reperti siciliani e d’importazione, selezionati per luogo e periodo di fabbricazione, organizzati in una prospettiva d’indagine che, partendo dall’esegesi delle singole opere, approdi alla funzione da esse esplicata nel loro insieme, laddove forme e colori si potenziano reciprocamente all’interno dell’apoteca, presidio sanitario e nel contempo centro d’irradiazione di un sapere, corredato di immagini e segni evocativi, a beneficio di un pubblico di clienti di varia estrazione sociale, per lo più analfabeta.Oltre all’organizzazione fisica di una bottega di speziale, filologicamente ricostruita sulla scorta delle testimonianze archivistiche e con l’impiego di mobili originali reperiti nei depositi del Museo, l’iniziativa si avvale scientificamente della ricognizione di due aromaterie rinascimentali attraverso la pubblicazione di mappe e documenti d’archivio relativi ad inventari inediti e, in particolare, alle carte di due insigni operatori palermitani, Giovanni Alojsio Garillo, attivo alla fine del ‘500 alla Vucciria nell’odierna via dei Coltellieri, e Nicolò Gervasi, figura poco nota di sperimentatore, con bottega nella piazza di Ballarò, scomparso nell’ultimo decennio del ‘600.
Arricchiscono il corredo della Mostra alcuni esemplari delle pubblicazioni a stampa presenti nell’inventario della sua ricca biblioteca, un apporto testimoniale di non trascurabile portata negli studi connessi alla scienza ermetica e spagirica alla quale le realizzazioni ceramiche apotecarie si legano per le forme che le caratterizzano e, più profondamente, per le figurazioni che espongono.